Il mondo del calcio si è trovato a Torino per parlare di felicità (e business) dentro gli stadi.
Quattrocentocinquanta persone, rappresentanti di club, associazioni, aziende e ricerca, si sono trovati allo Juventus Stadium per confrontarsi sul calcio italiano e su possibili o necessari nuovi sviluppi.
Il forum si chiama non per nulla FootballAvenue, dove avenue sta sia per strada – la nuova strada del calcio – sia per venue, ovvero il sito, il luogo dell’intrattenimento: lo stadio.
Alla sua seconda edizione questo vero e proprio summit nasce da un’idea di Ludovica Mantovani, che spiega: “Vogliamo creare un confronto internazionale”.
Il ritardo da colmare è effettivamente notevole, ma proprio questo forum si propone di far incontrare gli esperti per uno scambio su più livelli. E non si tratta di competenze solo straniere. La forza del Made in Italy sta anche in molte aziende innovative, sul fronte tecnologico, che possono sostenere questa trasformazione. La Juventus, prima in Italia con il suo stadio, ha sicuramente inaugurato questa nuova strada. Cosa significa nuove strade e nuovi stadi?
Il calcio è intrattenimento. Oggi l’industria dell’intrattenimento è sempre più orientata a capire le esigenze del cliente-spettatore e fornire un servizio che risponda non solo alle aspettative, ma anche ai bisogni. Uno dei quali, forse il più importante, è quello del lasciarsi emozionare.
Lo sport è passione di per sé. E questa passione deve poter essere espressa senza ostacoli. E deve poter essere una passione sana, serena, gratificante e costruttiva. Ma per potersi emozionare serenamente ci vogliono un sacco di cose. Prima di tutto serve un cambiamento culturale che veda nel calcio l’opportunità di offrire occasioni uniche per il tempo libero. E che veda, dunque, nello spettatore non un tifoso di cui avere paura, ma un potenziale cliente cui offrire servizi altamente specializzati. E per questo ci vogliono uno stadio accogliente, parcheggi comodi, cibo e bibite facilmente reperibili e di buona qualità, ma non solo. Oggi ci vogliono anche la tecnologia, le connessioni, la possibilità di interagire. Lo spettatore segue la partita e partecipa sentendosi parte attiva del grande spettacolo. E poi, ci vuole anche il contenuto prima e dopo il match.
Oggi all’estero si può trascorrere un’intera giornata allo stadio: dal museo al negozio, ai ristoranti, uno diverso dall’altro, ognuno organizzato per un target ben definito, dal panino al caviale. O ancora, l’attesa fuori lo stadio è scandita con intrattenimento, musica, giochi. E lo stadio può divenire addirittura un luogo in cui passarci del tempo quando non ci sono partite: feste private, convegni, addirittura matrimoni.
Questa non è fantascienza, ma è realtà che accade in altri paesi, e FootballAvenue, unico forum in Italia di questo genere, offre un importante luogo in cui ci si possano trovare tendenze, mercati, tecnologie. Il tema sicurezza, tanto attuale nel nostro paese, ad esempio è centrale perché non riguarda solo la messa in sicurezza di stadi a rischio violenza, al contrario: sicurezza vuol dire cerare uno stadio accogliente e ospitarvi all’interno spettatori più felici.
E alla fine tutto questo ha anche un rivolto economico: “Gli stadi felici fanno guadagnare”, dice Andy Simpsons di KSS Group, studio di architettura specializzato in infrastrutture sportive. Per essere felici devono però avere molto pubblico. E questa è ancora una nota dolente in Italia. Alberto Colombo, direttore marketing della European Professional Football League, ha illustrato statistiche che parlano chiaro. La Germania e poi l’Inghilterra sono leader indiscusse nella vendita dei biglietti allo stadio, e molto al di sotto le seguono la Spagna e l’Italia, quest’ultima solo quarta in classifica. L’Italia, per intenderci, il paese del calcio.
Come ha spiegato bene John Benson Smith a proposito del Manchester United, lo spettatore decide di andare allo stadio e lì si emoziona, lì incontra gente, lì vive esperienze anche gastronomiche, lì esprime la sua passione sportiva, la sua identità, lì si sente accolto e coccolato, lì si arricchisce con momenti intensi e unici, e alla fine, stanco ma felice, decide di tornare.
Ecco, forse è questa la grande sfida del calcio nel nostro paese: riuscire a costruire eventi dentro cui ogni singolo spettatore viva un pezzo di vita, un’esperienza completa, perfetta, gratificante. E che lo renda felice, a prescindere dal risultato, ma semplicemente felice per averne fatto parte.
Stefania Demetz