Ogni anno almeno 3 milioni di persone nel mondo partono per viaggi a scopo sessuale e più di 1 milione di persone, in maggioranza donne e bambine, diventano schiave, maltrattate, comprate e vendute dai mercanti del sesso.
Il turismo sessuale viene definito dall’Organizzazione Mondiale del Turismo come l’insieme di “viaggi organizzati dagli operatori del settore turistico, o da esterni che usano le proprie strutture e reti, con l’intento primario di far intraprendere al turista una relazione sessuale a sfondo commerciale con i residenti del luogo di destinazione”.
Nonostante sia pressoché impossibile conoscere la reale estensione del fenomeno a causa della natura illegale di questo commercio, lo stesso ente calcola che il business che ruota intorno al turismo sessuale solo minorile fatturi tra gli 80 e i 100 miliardi di dollari all’anno.
Secondo ECPAT (End Child Prostitution, Child Pornography and Trafficking of Children for Sexual Purposes) sono circa 80.000 I turisti italiani, di questi, il 60% sono occasionali, il 35% abituali e il 5% pedofili.
Le vittime di questo fenomeno sono in costante aumento e sono spesso obbligate, a causa della povertà, ad entrare in questo traffico illecito, che cresce e si arricchisce in ragione dello sfruttamento delle disuguaglianze di genere, di età, di condizione economica e sociale nei paesi di origine e di destinazione. Queste discriminazioni costituiscono vessazioni che hanno effetti devastanti sulle vittime, soprattutto quando queste sono bambine o bambini, ma anche donne, uomini e transessuali. La schiavitù sessuale ha su di esse conseguenze fisiche insanabili come la contrazione di malattie sessualmente trasmissibili, gravidanze indesiderate e i danni delle violenze spesso subite. A queste si aggiungono le conseguenti ripercussioni psicologiche quali la perdita di autostima, lo sviluppo del senso di colpa, l’umiliazione e la depressione, che portano di solito all’esclusione sociale permanente.
Una volta intrappolate nel commercio sessuale, le vittime incontrano grandi difficoltà per uscirne: non hanno possibilità di chiedere aiuto legale, e anche quando riescono a fuggire, non dispongono di risorse economiche. Inoltre devono sopportare gli ulteriori traumi della stigmatizzazione sociale e spesso anche il rifiuto delle proprie famiglie. Inutile dire quindi che le prospettive lavorative per il loro futuro sono estremamente limitate. Allo stesso tempo, mentre in alcuni paesi le famiglie rifiutano di riaccogliere in casa le vittime a causa dell’onore macchiato, in altri paesi sono proprio i mariti, i padri e spesso anche le madri a consegnare alla schiavitù sessuale i propri figli o la propria moglie, a svendere i propri cari per un minimo guadagno che rende la tratta una possibile via d’accesso a un benessere fittizio.
Il turismo sessuale non è invisibile, è agevolato dal turismo di massa ed è nascosto dall’illegalità. La tratta di esseri umani costituisce un gravissimo reato: la mercificazione della persona umana e la sopraffazione della sua dignità e dei suoi diritti fondamentali. In molti paesi poveri, mete principali del turismo sessuale, questi diritti non sono riconosciuti né conosciuti, mentre nei paesi ricchi essi sono ignorati e violati. È quindi prioritario agire affinchè vengano rispettati.
MAIS (Movimento per l’Autosviluppo, l’Interscambio e la Solidarietà), è una ong che dal 1990 promuove la tutela dei diritti umani e civili in tutto il mondo e combatte contro ogni tipo di discriminazione al fine di contrastare fenomeni come quelli della tratta e del turismo sessuale.
Proprio quest’anno si è concluso ETTS (lotta alla tratta e al turismo sessuale), un progetto finalizzato alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica internazionale sulle violazioni dei diritti umani causate dalla tratta e dal turismo sessuale. MAIS, insieme a molti altri enti italiani e degli altri paesi partner (Brasile, Spagna e Romania), ha realizzato per tre anni numerose campagne per il riconoscimento e la promozione dei diritti umani delle vittime dello sfruttamento sessuale e per incoraggiare la partecipazione di tutti i soggetti in un continuum di apprendimento che includa cittadini, studenti, dipendenti degli enti locali, assistenti sociali, vittime e media. Il progetto ha previsto anche la Formazione di molti funzionari/e e operatori/trici del settore sull’analisi e le metodologie di lotta al traffico e al turismo sessuale e di rafforzamento dei servizi municipali.
Il raggiungimento di questi risultati necessita di informazione e formazione che MAIS fornisce da sempre attraverso numerose attività in Italia e molti progetti all’estero, che promuovono il diritto alla libertà ed alla sicurezza della persona, come previsto nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.
Gioachino Panzieri
Chiara Genova
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