La giostra principale, quella cui tutt’intorno gira nella settimana congestionata d’arte, rimane Artissima e la sua casa costruita per le olimpiadi da HOK Sport Ltd, Studio Zoppini Associati, dove su una superficie di circa 20.000 metri quadrati 181 gallerie italiane e internazionali vivono per quattro giorni sotto una affascinante copertura interamente sospesa.
La celebrazione dei suo trentennio di attività la pone tra le più influenti e autorevoli fiere internazionali dedicate al contemporaneo che per voce del suo Direttore Luigi Fassi pare abbia dato un ottimo risultato.
Queste le sue dichiarazioni “Chiudiamo questa trentesima edizione con la certezza di un risultato molto positivo che dall’Oval si è riverberato sull’intera città. Siamo felici di avere contribuito a portare nuova energia, risorse, relazioni, idee e proposte al mondo dell’arte contemporanea e di avere intessuto con tutte le istituzioni del contemporaneo della città relazioni positive e fattive, con progettualità dedicate che di fatto hanno disegnato una vera e propria rete, dentro e fuori fiera”.
Se il taglio internazionale è un punto di indubbio prestigio le gallerie cittadine hanno contribuito allo showing off in modo decisivo. Undici gallerie che con vanto e credibilità contribuiscono alla fama della città che seppur con fatica resta una tappa obbligata per i connoisseur e i collezionisti.
Mazzoleni, Spazio Bar, Umberto Benappi, Biasutti & Biasutti, Luce Gallery, Norma Mangione, Franco Noero, Peola Simondi, Giorgio Persano, Société Interludio e Tucci Russo queste le gallerie cittadine che erano presenti durante la fiera.
Tra gli artisti invitati abbiamo incontrato Andrea Francolino la cui opera 46.067281, 11.121342 – 15-2-2023 9.30.14, 2023, copriva un’intera parete della galleria Mazzoleni che lo rappresenta. E’ stata l’occasione per rivolgergli qualche domanda.
Come ti sembra il rapporto tra arte contemporanea e società. Vi è correlazione, l’artista ha un suo status è inserito nelle “crepe” del proprio tempo storico ?
La domanda che mi hai posto merita una risposta davvero ampia. Per questo mi limiterò solo ad esternare quella che è la relazione del mio operare in rapporto alla società…e in questo, Il rapporto è così ampio e senza esagerare, al limite dell’infinito che vorrebbe includerla tutta. Che ci riesca oppure no, questo è ancora tutto da vedere. Il mio lavoro in quanto predisposto a interpretazioni nuove e ancora possibili da quando l’opera dopo la mia azione inizia il suo percorso sociale e mi porta a credere che pian piano possa succedere.
La fatica di esercitare un mestiere, di dare espressione ad un manufatto come muta nel tempo e nell’utilizzo dell’esperienza ?
Muta naturalmente. La correlazione tra l’evoluzione delle cose e il decorso di ognuno, compreso me, che realizzo l’opera, è lo stesso. Con questo succede che crescendo, maturando e invecchiando, la forza richiesta e la forza esercitata sarà coerente con un corpo che seguirà per sua natura un percorso e dunque un decorso. In questo e per non limitare tutto a un corpo e una fisicità, l’intuizione che pian piano si è arricchita con l’esperienza, si spera approdi anche verso la saggezza.
Nel tuo lavoro pare di ritrovare un segno di quello che ha generato la deriva dei continenti e il loro muoversi, rinsaldarsi temporaneamente per millenni e riconfigurarsi ancora. Stai forse cercando di tracciare una mappa stellare dell’infinito ??
Questa tua domanda è la prova delle infinite associazioni interpretazioni, letture e riflessioni che possono essere generate dal mio lavoro. Ritornando alla prima domanda che elegantemente ho scansato, può coinvolgere gli altri e inserirsi nella società ed è l’universalità che emerge dall’elemento da cui partono e si dipanano le mie riflessioni. Tracciare una mappa stellare dell’infinito è come cercare di voler raccogliere tutte le crepe esistenti e mi fa pensare a una persona che spolverando la propria casa, si illudi che la polvere non ritorni, ma è un ciclo perpetuo.