Sala
Studenti, ricercatori, docenti, direttori di dipartimento, impiegati che lavorano insieme per migliorare l’Università: questi i “miracoli” del BarCamp, la “non conferenza collaborativa” su temi accademici e relazione con il territorio, che si è tenuta giovedì 26 febbraio al Campus Luigi Einaudi, di Lungo Dora Siena 100.
Una location all’avanguardia, inserita dalla Cnn tra i world’s 10 most spectacular university buildings, adatta ad accogliere i progetti che rispondono alla sfida innovativa e seguono gli imperativi di competitività, partecipazione e collaborazione.
Più di 200 persone, da medici a filosofi, da giuristi al Suism, da ingegneri a economisti, hanno partecipato ai lavori di gruppo della seconda edizione del BarCamp (la prima risale al mese di dicembre) per elaborare idee da portare all’hackathon previsto nel maggio 2014.
Evento molto in voga in ambito aziendale, è un incontro di esperti di diversi settori per realizzare soluzioni, prodotti, servizi, nuovi software, applicazioni e piattaforme in aree di interesse per i partecipanti: in questo caso l’Università. In vista della cosiddetta “maratona degli hacker”, quindi, gli “abitanti” degli atenei torinesi si sono mobilitati, dividendosi in quattro aree di lavoro: creativity, requisito centrale per essere competitivi sul mercato valorizzando in modo innovativo energie, idee e talenti; curiosity, alla base di quella ricerca che porta a nuova conoscenza e sviluppo; openness, ovvero libera circolazione e condivisione di informazioni di ogni tipo; social innovation centrale per una comunicazione efficace e per creare nuove relazioni tra gruppi e individui.
imgres «L’idea – spiegano alcuni ragazzi – è quella di trovare soluzioni ai problemi dell’Università a partire da chi la vive in prima persona. A dicembre – chiariscono – si era discusso soprattutto in linea teorica sui quattro temi, ora bisogna far diventare le riflessioni progetti concreti». «In un periodo di crisi come quello che stiamo vivendo – dichiara il rettore GianMaria Ajani -, bisogna partire dalle proprie risorse così da poterle sfruttare al meglio per arrivare ad essere realmente innovativi e competitivi». Le realtà universitarie devono conoscersi, comunicare e collaborare tra loro così da unire e sviluppare le potenzialità e le competenze di ciascuna. Lavoro di squadra, quindi, all’interno dell’iniziativa guida lanciata dall’Università di Torino, #hackUniTO, dove studenti e docenti elaborano soluzioni innovative concrete per la vita degli studenti e dei docenti stessi.

Irene Famà

 

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