Alfa Romeo 1750, L’ALFA CHE SI ISPIRA AL PASSATO
Debutta nel gennaio 1968, con una linea mozzafiato e un’eredità pesante: affiancare e in parte sostituire la mitica Giulia nel segmento delle berline sportive di chiara fama italiana. L’Alfa Romeo 1750 non tradisce le attese, diventa anzi un modello cult nella storia del Biscione, prodotta in due serie e in 101.883 unità fino al ‘72 anche con un sistema di iniezione indiretta Spica per l’esportazione negli Stati Uniti.
Della Giulia riprende l’impostazione meccanica e replica la proverbiale tenuta di strada, ma l’architettura stilistica è molto diversa: maggiori dimensioni (4,39 metri di lunghezza per 1,57 di larghezza e 1,42 di altezza), generosa abitabilità, un bagagliaio capiente per esibire il suo status da ammiraglia arricchito da un elevato livello di comfort e una spiccata cura nelle finiture.
La sigla 1750 che indicava la cilindrata (in realtà di 1.779 cm³) viene decisa in omaggio alla gloriosa antenata degli anni trenta. Sotto il profilo tecnico, la grande berlina del Biscione propone un propulsore bialbero 4 cilindri, che all’esordio vanta una potenza di 132 CV SAE (118 CV DIN), e una coppia massima di 17,4 Kgm mentre, l’alimentazione è assicurata da due carburatori a doppio corpo orizzontali e filtro aria a secco.
Prestazioni entusiasmanti, per l’epoca: oltre 180 km l’ora di velocità massima e accelerazione da 0 a 100 in appena 10,2 secondi, con un consumo medio di 13,2 litri per 100 km. Ha, naturalmente, trazione posteriore, quattro freni a disco con servofreno e un moderno cambio a 5 velocità sincronizzate. In alternativa compare successivamente l’automatico ZF a tre rapporti. Il DNA sportivo è così spiccato che la 1750 si mette subito alla prova anche nelle competizioni, piazzando ben quattro esemplari ai primi posti di categoria della 24 Ore di Spa-Francorchamps del 1968. Il segreto del suo successo, oltre che dallo stile sobrio ed elegante e dalle prestazioni, deriva anche dal prezzo molto competitivo di 1.960.000 lire, l’equivalente di una berlina media dell’epoca. In pratica non ha concorrenti.
Al Salone di Torino del 1969 la seconda serie della 1750 Berlina viene presentata con le modifiche che ne caratterizzarono la produzione a partire dal ‘70. Tra le principali innovazioni il circuito frenante sdoppiato, proiettori allo iodio e fanalini anteriori spostati dal paraurti agli angoli della carrozzeria, nuova targhetta di identificazione posteriore, ripetitori di direzione laterali, pedali del freno e della frizione incernierati in alto e volante dotato di corona in legno. A “fine carriera” sono 1760 gli esemplari realizzati con il motore a iniezione.
Matteo Comoglio