L’istituto Italiano di Cultura a Parigi ha sede nello splendido l’Hôtel de Galliffet in rue de Grenelle 73, già dimora di Monsieur de Talleyrand. Acquistato dallo stato Italiano nel 1909, l’edificio, superbo esempio di dimora privata in stile neoclassico, fu dapprima sede dell’Ambasciata, poi del Consolato Generale d’Italia e, infine, dal 1962, dell’Istituto Italiano di Cultura. Obbiettivo dell’Istituto, dotato di una biblioteca-mediateca informatizzata di oltre 50.000 volumi, è quello di promuovere, sostenere e sviluppare i rapporti tra Francia e Italia in ambito culturale e linguistico.
In occasione della visita alla bella mostra su Casa Mollino, aperta sino al 29 giugno e realizzata in collaborazione con Fulvio e Napoleone Ferrari, abbiamo incontrato la direttrice, Marina Valensise, vera anima dell’Istituto, il cui programma di mostre, incontri, serata a tema gastronomico e musicale rivela un grande dinamismo, al cui il pubblico risponde sempre più numeroso tanto che rue de Grenelle sta diventando un indirizzo di riferimento sia per gli italiani in visita a Parigi che tra i nostri connazionali, e non solo, che risiedono nella capitale francese.
D : Gentile Valensise, cosa vuol dire oggi essere Direttore di un Istituto Italiano in una realtà complessa come Parigi? Chi sono i vostri referenti principali: gli italiani all’estero o i francesi che “guardano”all’Italia? Come reagiscono al vostro ricco carnet di eventi che include anche arte contemporanea, musica di ricerca e cucina d’autore?
R: Dirigere l’Istituto italiano a Parigi è un invito a nozze. Parigi è fra le capitali del mondo una delle più attente e sensibili alla cultura, e l’Italia è una grande potenza culturale, sebbene spesso inconsapevole.
L’Istituto di cultura è una ribalta straordinaria per promuovere e far conoscere artisti, autori, scrittori italiani che col loro talento e le loro opere non fanno che rinnovare una lunga tradizione, peraltro amatissima dai francesi. Il nostro pubblico è per lo più composto da francesi desiderosi di conoscere l’Italia, di imparare l’Italiano, di ascoltare l’italiano. Naturalmente ci sono anche molti italiani che vivono in Francia da anni ma restano legati al loro paese d’origine. Entrambi forniscono una risposta molto soddisfacente alla programmazione dell’Istituto, che da due tre anni offre ormai quasi uno o due incontri al giorno, spaziando in ambiti diversi, dall’arte alla gastronomia, dalla musica al design, dalla lirica all’architettura, senza dimenticare la storia, la letteratura, e naturalmente il cinema e l’attualità. Tant’è vero che la frequentazione dei nostri iscritti ai corsi di lingua ha registrato un incremento di oltre il 30 per cento, e i saloni dell’Hôtel de Galliffet ( la prestigiosa sede monumentale dell’Istituto di cultura, alla quale abbiamo dedicato una biografia del luogo che uscirà dopo l’estate da Skira in edizione illustrata e bilingue) sono sempre gremiti.
D: L’Istituto possiede un’eccezionale biblioteca di più di 50.000 volumi: in un’epoca di comunicazioni mediatiche “altre” quanto è importante ancora il concetto “libro” e come si può attualizzare?
R: La Biblioteca Italo Calvino, coi suoi 50 mila volumi, è una delle più importanti biblioteche italiane all’estero. Negli ultimi anni il suo catalogo si è arricchito dei lasciti di illustre famiglie italiane, dal fondo librario di casa Croce, offerti da Benedetta Craveri, al fondo di Luigi Albertini, ai libri di Ezio Gribaudo, proposto in questi giorni dalla figlia dell’artista amico di De Chirico e grande editore d’arte, Paola Gribaudo. Inoltre il catalogo si rinnova ogni giorno, grazie ai molti libri inviati in omaggio dalle nostre principali case editrici che seguono con attenzione l’attività dell’Istituto di cultura. Il libro dunque continua a avere, malgrado tutto, una sua centralità, anche se viene affiancato da altre forme di diffusione mediatica, come quella digitale, che ha registrato un incremento grazie all’accresciuta presenza delle nostre attività sulle reti sociali e su un blog aperto appositamente per gli amici dell’Hôtel de Galliffet, che seguono assiduamente le nostre iniziative.
D: Le mostre su Nucleo, studio di design all’avanguardia con sede a Torino e Casa Mollino – con la proiezione in esclusiva per la Francia del video di Yuri Ancarani – non possono che inorgoglire il pubblico torinese che con Parigi mantiene da sempre un canale privilegiato, ma non si può non sottolineare anche un’attenzione precisa all’arte e al design contemporanei. Traghettare un’idea “classica” di Italia con le istanze del nuovo: una sfida possibile? Come è accolta dal pubblico?
R: Non solo il pubblico torinese, ma il pubblico italiano in senso lato. Pensiamo all’innovazione, alle idee di avanguardia, allo spirito antesignano sui tempi di tanti geni del design italiano,da Giò Ponti a Carlo Mollino, che negli anni Venti e e Trenta proponevano soluzioni futuristiche e quanto mai contemporanee alla cultura del XXI secolo. Siamo felici e onorati di poter collaborare con tante imprese, centri di ricerche, musei e fondazioni italiane per presentare a un pubblico informato e esigente come quello francese i tesori veri dell’arte italiana, che affonda le sue radici in un sapere millenario, spesso puramente artigianale, e in una tradizione antichissima e però capace di rinnovarsi per ogni generazione e di ritrovare la sua linfa vitale, nonostante tutto. Il design, l’architettura e l’architettura applicata all’industria, in questo senso, offrono un campo di prova straordinario del talento innato al genio italiano. Ogni anno a un classico del design e dell’architettura affianchiamo la presentazione di un giovane talento nella stessa disciplina, selezionato nel quadro del programma di residenze di artista, Le Promesse dell’altro.
Così, dopo la mostra sul Vivere alla Ponti, abbiamo esposto i lavori di Vittorio Venezia, dopo la mostra sullo studio del genio, alias Vico Magistretti, abbiamo presentato le opere di Nucleo, e quest’anno, dopo la mostra sulla Casa di Mollino, prorogata sino a fine giugno per l’eccezionale affluenza di pubblico, esporremo una mostra di Formafantasma, due giovani design apprezzatissimi internazionalmente. E’ giusto infatti che un’istituzione pubblica valorizzi questo patrimonio nazionale, e colgo l’occasione di questa intervista per esprimere la mia gratitudine ai tanti esperti, ai curatori, alle tante imprese e agi imprenditori eroici e lungimiranti che, federando le forze, hanno voluto affiancare il nostro impegno.
La direttrice, congedandoci sulle note di un concerto di Roberto Cominati, ci ha mostrato anche lo splendido giardino frequentato da lettori e visitatori e ci ha preannunciato alcuni appuntamenti del prossimo autunno: fra gli artisti in residenza, oltre ai citati designer Formafantasma, gli artisti torinesi Alis Filliol, ora in mostra alla Biennale di Venezia, un omaggio a Hugo Pratt, una retrospettiva su Pier Paolo Pasolini e un raffinato programma di concerti di musica contemporanea.
Paola Stroppiana