Suicidi da record tra i detenuti e gli agenti di polizia penitenziaria, sovraffollamento fuori controllo, rivolte all’ordine del giorno in molte strutture d’Italia (solo negli ultimi giorni a Torino, al Beccaria di Milano, a Cuneo), hanno aperto una finestra di attenzione da patte dei media in questa calda estate 2024.
Un’attenzione effimera che, come sempre, si spegnerà con l’autunno, mentre prosegue, giorno dopo giorno, la patente violazione dei diritti dei detenuti e degli agenti di polizia penitenziaria. Con questa consapevolezza abbiamo deciso, in pieno agosto, di lanciare una iniziativa rivolta alla RAI, al nostro servizio pubblico radiotelevisivo, per chiedere di programmare uno SPECIALE CARCERI in prima serata in una delle tre reti principali.
Per dare corpo e sostanza all’appello, sottoscritto già oggi da numerosi Parlamentari, Consiglieri regionali, Sindaci, Consiglieri comunali, garanti dei detenuti, avvocati, giornalisti, abbiamo organizzato a Torino, di fronte al “Lorusso e Cutugno” un presidio di 15 ore, notte compresa, esponendo i nomi dei detenuti e degli agenti che si sono tolti la vita e a Milano, di fronte a “San Viittore” una maratona oratoria di ore dove sono intervenuti esponenti politici, avvocati, cittadini che hanno compreso cosa sta accadendo e accade dietro e dentro le mura.
Oggi la percezione di molti su quanto accade all’interno delle carceri è totalmente distorta da decenni di propaganda e disinformazione. Se vi fosse uno spazio nel massimo momento di ascolto, che raggiungesse milioni di telespettatori, potremmo iniziare a invertire un racconto totalmente falsato.
Potremmo finalmente comunicare dati reali: 62.000 detenuti per un numero di posti ufficiali pari a 51.234 (in realtà sono molti meno data l’indisponibilità di intere ali di alcune strutture in ristrutturazione), tasso di sovraffollamento medio del 135% con le grandi case circondariali metropolitane dove si trova un sovraffollamento di molto superiore (Brescia supera il 210%, Regina Coeli a Roma il 180% – dati di Antigone), istituti minorili che in pochi mesi hanno visto quasi raddoppiare i giovani reclusi.
Poco meno di un terzo dei detenuti è in attesa di giudizio definitivo, quindi innocente per la nostra Costituzione; circa un terzo sono in galera per violazione della legge criminogena sulla droga, un tasso di malati psichiatrici gravi elevatissimo, quasi metà sono cittadini immigrati e circa metà dei detenuti dei minorili sono minori non accompagnati. A questa situazione si aggiunge un degrado dei luoghi, fatiscenza delle strutture, la carenza cronica di personale della polizia penitenziaria, spesso l’assenza di direttori e dirigenti, il lavoro quasi inesistente fuori dal carcere, attività in molti casi ridotte al lumicino e una sanità penitenziaria a dir poco insufficiente. Altro che rieducazione e reinserimento sociale! Il carcere oggi è una scuola di criminalità, il contrario della sicurezza che si vorrebbe ottenere, dato che chi non ha percorsi lavorativi (la stragrande parte) ha un tasso di recidiva che raggiunge il 70%.
Ecco la necessità impellente di dire agli elettori, che sono sollecitati da demagogie carcerocentriche in ogni momento, la verità. “Conoscere per deliberare” non è uno slogan ma la premessa per giungere a scelte ragionevoli, a riforme utili a riconquistare al nostro Paese la legalità. Sì, perché fuorilegge c’è innanzitutto l’talia, le nostre istituzioni, che violano diritti e non paiono intenzionate a porre rimedio alla situazione.
Un confronto pubblico, aperto, con le voci dei detenuti, degli agenti di polizia penitenziaria, degli educatori, del personale sanitario, di coloro che in carcere vivono o sopravvivono, tra chi ha opinioni diverse sul sistema carcerario, è quanto mai necessario per consentire agli Italiani di poter toccare con mano una realtà che, nella maggior parte dei casi, è completamente sconosciuta.
Cosa intende fare la politica per affrontare le violazioni di diritti umani che ogni giorno si verificano nelle nostre strutture detentive? Quali provvedimenti occorre mettere in campo per porre un argine alla macabra conta dei morti in carcere? Le opinioni sono diverse ma, da Radicali, crediamo che il confronto sia necessario. Sarebbe l’occasione per rilanciare la proposta di legge Giachetti/Bernardini sulla liberazione anticipata speciale e per ribadire che parlare di indulto e amnistia in queste condizioni non è una bestemmia. Uno SPECIALE CARCERI in prima serata aprirebbe un dibattito serio, dati alla mano, su cosa accade dietro le sbarre. Sbarre che devono aprirsi allo sguardo e che non possono essere tappeti sotto i quali nascondere la polvere della nostra società e delle nostre coscienze.
Per leggere e aderire all’appello questo è il link: Appello alla RAI per Speciale Carceri in prima serata – europa radicale
Igor Boni