Si è aperta venerdì 11 ottobre la Stagione Sinfonica dell’Orchestra Nazionale della Rai 2019-2020 dell’ Ludwig Van Beethoven, ospitata nella bellissima struttura dell’Auditorium “Arturo Toscanini” di via Rossini, a Torino.
Davanti a una platea gremita, il maestro James Conlon, Direttore Generale, puntualissimo alle 20.00, ha aperto ufficialmente un ricco calendario di date – 22 concerti, fino a fine maggio – che ripercorrerà la storia della musica classica tenendo come punto di riferimento, quest’anno, Ludwig Van Beethoven, del quale si celebra il duecentocinquantesimo anniversario dalla nascita.
I 250 anni di Beethoven celebrati dall’OSN della Rai.
Il compositore austriaco infatti, oltre a essere il protagonista dei primi tre appuntamenti del calendario, riceve subito l’omaggio con l’esecuzione dell’Overture in fa minore op. 84 “Egmont”, composte nel 1810 per musicare l’omonima tragedia di Goethe. È una delle cosiddette opere eroiche, un brano corale, magnifico esempio del culto della libertà tanto caro a Beethoven.
Come contraltare, all’Egmont segue un concerto per pianoforte (Mariangela Vacatello) e violino (il decano violino di spalla RAI Roberto Ranfaldi) di misurata eleganza, lieve e molto orecchiabile, l’opera giovanile in re minore MWV O4 di Felix Mendelssohn-Bartholdy, composto a soli quindici anni per intrattenere in casa sua gli ospiti dei genitori e solo successivamente presentato al pubblico.
Dopo l’intervallo il gran finale, con la Sinfonia n.5 in re minore op.47 di Dmitrij Ŝostakovič: meno nota della più importante n.4 (che fu ritirata prudentemente e pubblicata successivamente), fu scritta nel 1937 per rispondere alle aleatorie accuse di formalismo della censura sovietica riguardo l’opera Lady Macbeth del Distretto di Mcensk: un linguaggio impostato e pulito, solo in apparenza semplificato, con l’unica “licenza” dell’inversione dell’allegretto e del largo in seconda e terza posizione, gli permise di riprendere la fiducia del regime e oggi è uno dei più squisiti esempi di interpretazione delle grandi esperienze dei secoli passati, da Beethoven a Mahler.
Luca Marconetti