La professoressa Costanza Roggero Bardelli, che ha coordinato i restauri, realizzati con la direzione scientifica della Soprintendenza spiega i dettagli più significativi della scoperta di una Cappella attribuibile a Amedeo di Castellamonte da poco riportata alla vista.
La cappella, è stata costruita nel 1644-45, formata da un ambiente con sacrestia, è decorata finemente con stucchi di fine ‘600 e una parete affrescata, in cui si può individuare una figura femminile. L’ingresso era stato coperto da un finto muro eretto nel 1904, quando vennero fatti i lavori per ospitare i docenti di quello che sarebbe diventato il primo nucleo del Politecnico, già Regia Scuola di Applicazione per gli Ingegneri.
La storia della cappella non è tanto una scoperta, quanto una riscoperta, il disvelamento di uno spazio, al piano terreno del padiglione nord-ovest, rivolto verso la città, che era stato per molti versi dimenticato.
Impiegato per le esigenze di segreteria, modificato da contropareti, tanto che solo gli stucchi della volta apparivano a tratti riconoscibili, con i volumi di cappella e sacrestia snaturati, il luogo votivo aveva perso gran parte della propria identità.
“Ringrazio tutti coloro che hanno lavorato con impegno ai restauri, che hanno permesso di restituire il Castello del Valentino alla città. La condivisione della conoscenza è per il Politecnico non solo un obiettivo strategico definito sui temi della ricerca e del trasferimento tecnologico ma, intesa in senso ampio, è la modalità con cui fare sistema con il Territorio per contribuire a rendere sempre di più Torino Città della cultura, oltre che Città universitaria”, ha commentato il Rettore Marco Gilli nel corso della sua visita in occasione del completamento dei lavori di restauro e valorizzazione della cappella del Valentino, finalmente restituita al suo antico splendore negli stucchi bianchi e nei sapienti volumi.
Il nuovo intervento di restauro ne restituisce ora tutta la ricchezza e individua la committenza della cappella per quanto riguarda gli apparati decorativi non tanto in Cristina di Francia, la prima signora del castello, quanto nella nuora Maria Giovanna Battista, in una continuità di legame tra le Reggenti e la residenza fluviale.
Ricompone inoltre quell’immagine unitaria, complessiva, che il lungo e delicato intervento sugli appartamenti d’onore del primo piano nobile, sulle facciate, sulla cancellata e sui porticati ottocenteschi aveva proceduto a ridelineare, ma di cui ancora mancano non pochi elementi.
Il Castello del Valentino è un sito UNESCO con le Residenze Sabaude dal 1997, è non solo sede storica del Politecnico di Torino e tutt’ora luogo di formazione e ricerca, ma ormai da un ventennio è al centro dell’attenzione come polo di primo interesse in un programma di valorizzazione che lo riconsegni alla comunità accademica, ma anche all’intera città anche come patrimonio storico e architettonico.