Eclettico, intenso, talvolta eccentrico, affascinato dal fascino delle donne.
Carlo Mollino merita senza alcun dubbio di essere annoverato tra i più grandi fotografi piemontesi del 900.
La mostra “L’occhio magico di Carlo Mollino. Fotografie 1934-1973”, curata da Francesco Zanot e aperta al pubblico dal 18 gennaio al 13 maggio 2018, allestita nella sede di Camera, Centro Italiano per la Fotografia, intende omaggiare il noto artista torinese – che fu anche architetto, designer e aviatore – con una accurata selezione di oltre 500 fotografie da lui scattate dagli anni Trenta ai primi anni Settanta, da quelle più celebri a quelle inedite, ponendone in risalto l’originalità e la potenza comunicativa.
L’esposizione, della quale è d’obbligo sottolineare l’eleganza e il raffinato minimalismo, raccoglie con notevole scrupolosità le più grandi passioni di Mollino – la velocità, il dinamismo, le donne, l’architettura – e si articola in quattro sezioni tematiche, ognuna intitolata con una citazione tratta dagli scritti dell’artista.
Si comincia con “Mille Case”, che restituisce uno spaccato notevolmente dettagliato del vivo interesse di Mollino per l’architettura e l’armonia delle forme; non solo edifici da lui progettati ed elementi d’arredo, ma anche donne adagiate con voluttà su un divano o un letto, o intente a rimirarsi allo specchio: sono queste le immagini più intense ed espressive, che riescono a catturare con ammirevole precisione la sensibilità e la raffinatezza dell’artista.
D’impronta decisamente più surrealista e sperimentale è invece la seconda sezione, “Fantasie di un Quotidiano Impossibile”, che raccoglie ogni genere di fotografie, dai fotomontaggi di progetti architettonici alle immagini di vetrine: scatti apparentemente slegati l’uno dell’altro, ma accomunati dalla presenza costante di sprazzi di geniale ispirazione, di un’acuta e illuminata manipolazione del reale volta allo studio della più ricercata innovazione.
La passione per il dinamismo e la velocità è invece il tema della terza sezione, “mistica dell’acrobazia”, dove le auto, i velivoli e lo sci fanno da padroni. Si tratta forse della sezione meno emozionante e più “tecnica” di Mollino, caratteristica che la fa passare nettamente in secondo piano rispetto alle altre, benché la raffinatezza del design e la sinuosità delle linee testimonino ancora una volta il talento e la meticolosità dell’architetto torinese.
Ne “L’amante del Duca”, quarta e ultima sezione, sono le donne e i loro corpi voluttuosi al centro dell’attenzione. Lo splendore quasi palpabile della loro pelle e i volti dall’espressione talora ingenua, talora ammiccante, ma sempre (meravigliosamente) privi di qualsivoglia scintilla di lussuria o volgare attitudine sono senza dubbio il fiore all’occhiello di tutta la collezione.
Una selezione di documenti, lettere e cartoline completa un’esposizione ricca quanto ispirante e permette al visitatore di conoscere l’artista in modo più intimo, rivelandone l’animo appassionato e intraprendente.
Ilaria Losapio