Fulvio Paganini è una persona apparentemente riservata, ma con un mondo dentro fatti di sogni, e di tante aspettative.
Anno 1976, all’interno del suo percorso ha fondato Distretto Cinema realizzando svariate rassegne cinematografiche nel territorio della Regione Piemonte, collaborando con le più importanti Istituzioni del territorio come nel 2012 con l’dea “Cinema a Palazzo” l’arena della città di Torino che si tiene all’interno della Corte d’Onore di Palazzo Reale, definita una delle più affascinanti d’Italia.
Lo fa, inoltre, collaborando con il Castello di Rivoli-Museo d’Arte Contemporanea per il quale realizza rassegne legate alla tematica del mondo dell’arte. Non si occupa solo di rassegne, ma anche di didattica e formazione legata al mondo del cinema. Da sempre, una passione intrinseca nelle sue vene, che di certo in un periodo complesso come questo non è facile portare avanti.
Cosa ti ha spinto a creare Distretto Cinema ?
Era il 2006 e insieme a un paio di altre persone si era pensato di fare un percorso di approfondimento per attori che a Torino non esisteva, concentrandoci in particolare sui Metodi Stanislavskij e Strasberg che in Italia non erano ancora così comuni. E l’abbiamo fatto portando a Torino docenti che si erano formati alla Scuola di Mosca o all’Actors Studio di New York. Poi da quel momento, com’è nella naturale evoluzione delle cose, abbiamo allargato il campo non facendo solo formazione ma incominciando a realizzare piccole rassegne, eventi, proiezioni. E con il passare del tempo quella iniziativa è poi diventata l’attività principale di Distretto Cinema.
Essendo una persona riservata e allo stesso tempo rivoluzionaria, com’eri da bambino?
Mah ero tendenzialmente timido. Già mi interessava il mondo del cinema, mi ricordo che guardavo tanti film, di tutti i generi. Con mia nonna ho visto tutti i melodrammi con Amedeo Nazzari. da giovane, come la maggior parte delle ragazze italiane dell’epoca, era stata innamorata di Nazzari, infatuazione che le è sempre rimasta, quindi ogni volta che in tv c’era un suo film, era impossibile non guardarlo.
Oggi come oggi come stai?
Sto bene. In attesa di vedere cosa resterà delle nostre abitudini quando finita la pandemia. Credo che il Covid abbia accelerato un processo di cambiamento già in atto e sono curioso di vedere come saranno le cose alla fine di tutto ciò che stiamo vivendo.
In un momento storico come questo, fatto di solitudine e voglia di creare, cosa ti aspetti dal futuro?
Mi aspetto una presa di coscienza maggiore di tutti noi, un cambio di rotta. E’ come se il Covid avesse messo un punto, un momento nel quale fermarci e ripartire. E in qualche modo questo sta già accadendo. Abbiamo un Governo che per la prima volta ha creato un Ministero per la transizione ecologica, questo mi pare un segnale di ciò che dicevo: prendere atto che un cambiamento è dovuto ed è il momento di incominciare a farlo.
Hai in programma nuovi progetti?
Ho sempre in programma qualche progetto nuovo, ma non tutti vanno in porto…tempo al tempo dicevano. Comunque, ritornando al discorso di prima, del cambiamento, ecco anche io sento che è un momento per cambiare delle cose, abbandonarne alcune per crearne di nuove. Un progetto sul quale stiamo tornando a lavorare è la formazione, un ritorno alle origini.
In questo periodo, dove la cultura è messa in secondo, terzo e quarto piano, pensi di essere cambiato o di voler cambiare qualche aspetto di te?
La Cultura è messa in quarto piano perché c’è una sorta di confusione tra cultura e intrattenimento. E in effetti alcune volte le due cose coincidono. L’intrattenimento è importate ma forse per un po’ se ne può anche fare a meno, della cultura no. E io temo che iniziamo a disabituarci della cultura. Per quanto riguarda me, se ci fosse una correlazione tra la voglia di cambiamento personale e la cultura bistrattata com’è oggi, dovrei rispondere che questo periodo fa venir voglia di fare più cose che facciano parte del mondo culturale, poi però mi accorgo che non potrei.
Pensi di esser di stimolo per chi ti circonda?
No, sarebbe presuntuoso pensarlo e non credo che basti qualche rassegna per poterlo essere.
Alessandra Nunziante