Giacomo Balla – Periferia, 1904

La mostra Divisionismo tra Torino e Milano. Da Segantini a Balla, inaugurata martedì 15 settembre al Museo di Arti Decorative Accorsi-Ometto di Torino e aperta fino al 17 gennaio 2016, si concentra sui percorsi del divisionismo italiano di area piemontese e lombarda,  considerando gli autori più significativi attivi in tale bacino geografico, quali Giovanni Segantini, Giuseppe Pellizza da Volpedo, Angelo Morbelli, Gaetano Previati, Vittore Grubicy de Dragon, Emilio Longoni, Matteo Olivero, Carlo Fornara, Giovanni Sottocornola, Cesare Maggi, Achille Tominetti, Andrea Tavernier, Giovanni Battista Ciolina, Giuseppe Cominetti, Angelo Barabino.
Mai costituitosi in scuola o movimento programmatico, il divisionismo si afferma, in Italia, tra la fine dell’Ottocento (con la Prima Triennale di Milano del 1891) e gli anni Venti del Novecento, come nuova tendenza pittorica che, attraverso lo studio della luce e la scomposizione del colore steso sulla tela in puntini e filamenti puri, reagisce al realismo in direzione simbolista e socio-umanitaria.
La funzione avanguardista dell’epoca, assunta da Torino e Milano, è connessa al processo di industrializzazione e alla conseguente rivoluzione sociale, aspetti che, soprattutto in arte, stimolano la ricerca di nuovi linguaggi e contenuti.
Il progetto espositivo, realizzato in collaborazione con lo Studio Berman di Giuliana Godio e curato da Nicoletta Colombo, intende percorrere, attraverso le quarantasei opere in mostra, un excursus cronologico e scientifico che dal primo divisionismo approda al pre-futurismo di Boccioni, Balla, Carrà e Dudreville.
Da sottolineare l’inconsueta provenienza delle opere da collezioni private che da un lato consente di apprezzare capolavori pressoché inediti al grande pubblico e dall’altro evidenzia una brillante fortuna critica goduta dagli artisti già presso i loro stessi contemporanei.
Il percorso della mostra si apre con Vittore Grubicy de Dragon, noto come il “padre del divisionismo” per avere per primo individuato, durante i numerosi viaggi in Belgio, Olanda e Francia, i tratti innovativi della tecnica a colori divisi, adatta a trasmettere valori ideali e universali.
Giovanni Segantini è rappresentato da opere interessanti, per tecnica (gesso e matite colorate ben interpretano la sua tipica tessitura del colore secondo l’andamento strutturale delle forme) e per soggetto, intimista, come Ave Maria sui monti (1890) e Il Bacio alla fontana (1892-1894).
Di Giuseppe Pellizza da Volpedo si scelgono due opere dai temi eterni e universali, che fanno parte del pentittico degli “Idilli”: L’amore nella vita (1901-1902), d’ispirazione pre-raffaellita e
La vecchia nella stalla (1904-1905), senza prescindere da una piccola opera autonoma, di rara bellezza, ipnotica, come Il sole (1903-1904).
A seguire Angelo Morbelli che, con Vecchine curiose (1891) e Le parche (1904), esempi fondamentali del ciclo pittorico del Pio Albergo Trivulzio, interpreta la vis tecnica più rigorosa del gruppo.
I temi religiosi e allegorici di Gaetano Previati caratterizzano l’ispirazione dei suoi paesaggi ideali, pronti a congedare i vincoli con la realtà per approdare a visioni simboliche, come ben si può notare in Gregge all’alba (1910).
Di Emilio Longoni compaiono due opere mai transitate nei circuiti espositivi, Il ritorno dal bosco (1883-1884) e Ghiacciaio di Cambrena (1908-1909), recuperi che affiancano il ritrovamento di Autoritratto (1916) di Carlo Fornara, mai più presentato dopo il passaggio, avvenuto nel lontano 1928, nelle sale della storica Galleria Pesaro di Milano.
Totalmente inedito Paesaggio (1910-1915) del vigezzino Giovanni Battista Ciolina, mentre di Matteo Olivero si espone il noto e grandioso Solitudine (1907), opera più volte premiata tra il 1909 e il 1910.
La presenza di autori come Giovanni Sottocornola (di grande impatto formale è La Piccola ricamatrice del 1900), Achille Tominetti, Cesare Maggi, Andrea Tavernier, Angelo Barabino, ognuno interprete autonomo dell’indirizzo divisionista, introduce il percorso ai linguaggi moderni del XX secolo.
Accanto ai maestri ormai storicizzati si affiancano pittori di più giovane generazione, affascinati dalla pittura di Segantini e di Previati, e che crearono le basi per la futura poetica incentrata sulla luce e sul movimento: Carlo Carrà, Umberto Boccioni, Giacomo Balla, Leonardo Dudreville, promettenti autori legati per nascita o per formazione alla storia artistica piemontese e lombarda del tempo, giovani leve che avrebbero animato, a partire dal 1910, il gruppo dei “futuri Futuristi”.

Umberto Boccioni, Campagna padovana, 1908

Di Umberto Boccioni, Campagna padovana (1908), uno degli esiti conclusivi dell’attenzione boccioniana per la natura, è composta con una tessitura del colore fortemente analitica. La poetica di Giacomo Balla viene segnalata in un notevole paesaggio romano Periferia (1904), di inattesa modernità rispetto alle varianti paesaggistiche dell’amata Villa Borghese, tutte contraddistinte dalla tecnica aerea, filante e trasparente del pastello. Carlo Carrà, autore notoriamente più orientato al realismo, si conferma artista di impianto robusto nello scenografico Autunno (Ritratto di Emilio Colombo) del 1909, rivisitazione del genere del ritratto in chiave moderna e di sorprendente impatto cromatico, che rileva anche il successo dell’artista come ritrattista presso i suoi contemporanei. Leonardo Dudreville, attratto dalla tecnica segantiniana e affiliato alla “scuderia” divisionista della Galleria Grubicy, dipingeva tra il 1907 e il 1908 secondo una personale tecnica divisa, rappresentata dal cristallino e abbagliante Meriggio a Borgotaro (1908) e da un pressoché inedito ma raffinatissimo Studio per Le voci del silenzio (1907).

Si segnala inoltre a corredo dell’esposizione il ricco programma di approfondimento culturale sui temi della mostra, in particolare il ciclo di conferenze sulla storia della “pittura divisa” a cura della curatrice della mostra ed esperti del settore, Nicoletta Colombo, Aurora Scotti e Ada Masoero, previste tra settembre e novembre 2015, i Giovedì sera a Palazzo, a cura di Alberto Tosa e Anna Maria Cavazza, Le conversazioni d’arte e le visite guidate agli abbonati Torino Musei (numero verde 800329329)
Per i dettagli, le prenotazioni e i costi delle attività, consultare il sito www.fondazioneaccorsi-ometto.it
Elena Inchingolo – Paola Stroppiana

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