Duecento opere alla Reggia Di Venaria. Un esposizione monstrum.
E’ il pittore John Ruskin a scrivere che “la natura dipinge per noi immagini di infinita bellezza”, e sicuramente è la fonte da cui prende il titolo la mostra: Una infinita bellezza, Il paesaggio in Italia, dalla pittura romantica all’arte contemporanea.
Esposizione grandiosa con più di duecento opere inserite in quella meraviglia fatta di pareti bianche come il latte e luce che è la Citroneria Juvarriana della Venaria Reale. Tutt’intorno il paesaggio è un elemento preminente; è presente nella forma più controllata, regolata ad arte per la fascinazione, così geometricamente prospettica da spingere il pensiero a considerare quanto ogni paesaggio sia frutto di costruzione, invenzione e plagio sulla natura da parte dell’uomo.
Scegliere il paesaggio come tema, invero prima della pandemia, è cosa buona, oltremodo giusta e incoraggiante dopo il lungo tempo di domestica cattività. Benvenuto quindi il paesaggio, l’en plein air, il mondo fuori.
Una lunga ballata che parte dal primo ottocento e confluisce nella contemporaneità. Nel le intenzioni dei curatori emerge una particolare attenzione al nord Italia e al Piemonte scegliendo ad esempio preziose opere di Giuseppe Pietro Bagetti dedicate a scorci e visioni del Piemonte. L’entusiasmo deve aver preso un po’ la mano se l’immagine guida della mostra e del catalogo presenta una scorcio marino, Plenilunio sul mare, di cui il Piemonte è tristemente sprovvisto. Tralasciando un’opera, sempre del Bagetti, di rara pulizia formale, che rappresenta La Sacra di San Michele, simbolo della regione.
Per la pittura contemporanea sono stati scelti diversi artisti torinesi, tra questi Pieluigi Pusole, classe 1963, con il dipinto intitolato “Io sono Dio”, serie L, un dittico ad acrilico di grande formato. Caratterizzato da un forte tratto antinaturalistico, Pusole ci racconta come spesso i suoi dipinti si creino sulla base di un disegno a matita su cui poi struttura un orizzonte ipotetico, mantenendo elementi formali riconoscibili ma capaci di condurre ad una sorpresa, ad un viaggio in un luogo inedito, una possibilità irrealizzabile.
Parlando cita, tra i suoi preferiti, i paesaggi delicati di Morandi, quelli simbolici di Caspar David Friedrich, l’espressionismo audace di Munch fino a quelli di Kiefer.
I paesaggi caratterizzano fortemente la sua produzione, costruiti in atelier, risentono di immagini che la memoria rielabora, ricostruisce e porta ad un canovaccio inedito, fatto di elementi formali che inducono ad un pathos geologico, vegetativo rappresi in un flusso continuo di millenario rinnovamento.
Sono in gran parte dipinti, sculture e installazioni, le opere che documentano l’attenzione e l’amore che tanti artisti hanno avuto per l’ambiente naturale e specificatamente per il paesaggio in Italia, dal primo romanticismo fino all’arte contemporanea. La rassegna nasce grazie a un accordo tra il Consorzio delle Residenze Reali Sabaude e la Fondazione Torino Musei, in base al quale oltre 90 opere della GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino – diventano il nucleo centrale di una rassegna che riunisce altresì capolavori provenienti dai più importanti musei italiani e da prestigiose collezioni private, in un giro d’Italia di prestiti che spazia dai Musei Reali e la Pinacoteca dell’Accademia Albertina di Torino, il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea al Museo del Paesaggio di Verbania, dalla Galleria d’Arte Moderna di Milano, i Musei Civici di Brescia, la Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo al MART – Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto e la Fondazione Musei Civici di Venezia, dalla Collezione Intesa Sanpaolo, la Galleria d’Arte Moderna di Genova, le Gallerie degli Uffizi, la Fondazione CONSORZIO DELLE RESIDENZE REALI SABAUDE, Roma, il Museo di Capodimonte di Napoli e la Galleria d’Arte Moderna di Palermo.
Divisa in dodici sezioni la mostra presenta un’eccezionale carrellata di opere, molte di grandi dimensioni, le diverse forme che la rappresentazione del Paesaggio in Italia ha assunto nell’arco di oltre due secoli di pittura: dalle poetiche romantiche del pittoresco e del sublime, all’affermazione positivista del vero, passando attraverso le nuove ricerche divisioniste e simboliste e le provocazioni delle Avanguardie, fino ad arrivare alle semplificazioni della Pop Art e alle concettualizzazioni dell’arte contemporanea.
La mostra, posta sotto l’egida della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Torino, è curata da Virginia Bertone (Conservatore Capo della GAM), Guido Curto (Direttore della Reggia di Venaria e del Consorzio delle Residenze Reali Sabaude) e Riccardo Passoni (Direttore della GAM), affiancati da un comitato scientifico composto da Barbara Cinelli (Università Roma Tre), Piergiorgio Dragone (Università degli Studi di Torino), Flavio Fergonzi (Scuola Normale Superiore di Pisa) e Laura Iamurri (Università Roma Tre).
L’Italia, questo paese che diviene paesaggio tramite la mediazione degli artisti, intreccio di storia e raffigurazione simbolica, viene come imbrigliato nel mosaico di questa grande esposizione. Un reportage geostroico che rende nozione dei luoghi, dell’uomo nel mondo, riconsegna alla memoria quelli che sono i nostri paesaggi culturali.
Il pregio, forse non così evidente, di questo excursus storico è ricordare come proprio in Italia, nel seicento, il paesaggio nasce e si pone come genere autonomo, conquistando una gerarchia, un genere di elezione nato con Poussin e Claude Lorrain.
Una costruzione pittorica che tra realtà e finzione individua un nuovo modo di guardare, quindi di essere, espressione culturale dell’eterna ricerca di consonanza tra uomo e mondo, che ci ha accompagnato senza interruzione, fino ad oggi.