Si fanno via via più consistenti le indiscrezioni riguardanti il futuro Direttore del Salone del Libro. Diciamo pure che adesso sappiamo chi è.
Pare che finalmente si sia giunti ad una soluzione che trova unanime tutte le parti coinvolte. Con un profilo d’altissimo standing ed una estesissima rete di conoscenze nazionali e internazionali, un uso delle lingue magistrale, una memoria sulle edizioni precedenti e dei libri editati negli ultimi decenni superiore a quella di Pico della Mirandola il prescelto sarà scevro da qualsivoglia pregiudizio od opinione.
Inclusivo in così alta misura da non escludere nemmeno la possibilità dell’esclusione di chicchessia.
Ma soprattutto il nuovo Direttore è un monumento a quella rivoluzione digitale che tanto si anela e così poco si attua, esso rappresenterà una scommessa unica e mai fatta: coraggiosa, elvata, persino eroica, e più di tuto capace di aprire la porta ad una nuova mitologia.
A guidare il Salone Internazionale del Libro sarà l’intelligenza artificiale. La famigerata AI. Un esperimento inaudito. Più raffinato, scrupoloso e fidabile di Hal 9000. Il famoso computer che aveva già lavorato con Stanley Kubrick, ma era il 2001 e da allora le macchine pensanti si sono evolute moltissimo.
E’ fatta. Scelto il nuovo Direttore del Salone del Libro.
Velocissimo nelle risposte, infaticabile, sempre disponibile, insonne, produttivo, ovviamente logico, non troppo empatico ma mai eccessivamente emotivo o nervoso o incazzato o peggio sudato e intrattabile.
Assumerà le sembianze che sul momento riterrà più consone e affini all’interlocutore, con una gamma che spazia dallo sguardo zaffiro di Paul Newman per un pubblico più agé, o il sempre contento molto politically correct, tatuato il giusto di Jovanotti, o in alternativa una Miriam Makeba dalla voce messianica o una Diana Ross più deliziosamente pop.
Insomma sarà esattamente come vorremmo che fosse. Gli si potrà appioppare qualsiasi paturnia gender desiderabile, per i più esigenti produrrà schwa dalla fonetica perfetta e per i vecchi maschi alfa rimasti agli anni settanta regalerà esilaranti momenti di meraviglioso maschilismo degni dei film di Lando Buzzanca.
Tutto ciò avrà l’inarrivabile merito di accontentare tutto l’apparato politico e non, fin qui piuttosto sbadato per non dire allegramente negligente, svincolandolo da ogni responsabilità: sgusciare fuori dalle catene del dovere è abilità in cui superano di misura Houdini, come nell’esercizio espresso con gaudente eldorado di silenzio e reticenze sulle cose esiziali. Non avere ancora ad oggi un diavolo di Direttore è lascivo e immorale.
Niente può rasserenare i nostri eletti come poter finalmente delegare in toto la faccenda, senza più doversi rompere l’anima a cercare qualcuno che sia all’altezza del compito e con le aderenze giuste. A questo si aggiunge il compiacimento edonista della sicura approvazione del pubblico e nemmeno il futile fastidio di incontrare contrarietà alcuna.
A coloro che al Salone vogliono bene davvero e vorrebbero solo e soltanto il meglio affinché continui ad aver successo e di conseguenza a far brillare questa città, l’auspicio che il dramma si risolva, possibilmente non in farsa.
Agli altri, buon primo d’aprile.