Un ciclopico agrume si aggira nei supermercati. E’ il pomelo, il più grande e forse l’antenato di tutti gli agrumi: cedri, pompelmi, limoni, lime, arance e mandarini. Si coltiva anche in Sicilia e ovviamente in Israele ma la perfetta maturazione la raggiunge nei luoghi d’origine nella Cina meridionale e in quella che ai tempi sommessamente rimpianti del mondo europeizzato chiamavamo Indocina. Dicono che possa arrivare a 10 kg, uno spavento, ma quelli in commercio (esiste dunque in qualche altra parte nel mondo anche un’authority che misura i pomelo) pesano 1.200 grammi in media.
Comprarlo fa notizia, alla cassa si viene guardati con stupore che si accresce se si gettano sul tapis-roulant anche uno zenzero, le bacche di goji, gli spaghetti di kamut, un gelato di soia, il tofu e magari un sacchetto di bulgur. Portarlo in tavola senza preavviso è da ardimentosi. Le espressioni di stupore e scandalo sono pari a quelle dei piemontesi degli anni ’50 quando i terun ingenui e gentili gli offrivano un fico d’India o una mozzarella o il pecorino e il caciocavallo. Pulirlo è esercizio zen, che può impegnare un’intera serata e salvarci dall’Isola dei Famosi. La novità portata in tavola dai pathfinder della nutrizione si dissolverà immancabilmente tra espressioni di perplessità, delusione, credevo più buono e così via. Ma noi saggi sappiamo che ci si assuefà a tutto e anche il pomelo avrà lo spazio che merita nell’alimentazione mondiale.
Io ne sono fan e trend setter. E non escludo di farne crescere un albero nelle Langhe e di sfinirvi poi tutti decantandone le meraviglie organolettiche dovute alla magia del terreno, al microclima nutrito di cultura, ecc.
Storia, da Wikipedia.
Il pomelo è nativo del sud dell’Asia e della Malesia dove è conosciuto da più di quattromila anni. Fu introdotto in Cina attorno al 100 d.C., dove si è diffuso e continua a sopravvivere, anche spontaneamente in riva ai fiumi, fino ai giorni nostri. È coltivato nelle regioni meridionali (Jiangsu, Jiangxi, Fujian) e specialmente in Thailandia. Ci sono piantagioni anche in Taiwan e Giappone, nel sud dell’India, Malesia, Indonesia, Nuova Guinea e Tahiti.
Oltre che in Asia, il pomelo è coltivato in California e soprattutto in Israele.
Venne introdotto in Giamaica nel XVIII secolo dal capitano inglese Shaddock, che localmente diede anche il proprio nome al frutto. Il cognome di questo capitano è ancora ricordato anche in Liguria, dove il pomelo è noto come sciaddocco