Trova fatica a trovare spazio nelle prime pagine delle testate italiane e tanto meno solidarietà la richiesta d’ergastolo per il direttore del quotidiano turco Hurriyet, Can Dundar.
Minacciato pubblicamente dal premier Erdoğan a pochi giorni dalle elezioni per aver pubblicato un servizio corredato di immagini dove alcuni camion trasportano armi destinati a jihadisti in Siria scortati dai servizi segreti del Mit.
La procura di Istanbul ha avviato un’inchiesta sullo scoop per presunta rivelazione di segreti di stato e lo stesso Erdogan ha denunciato Dundar per “spionaggio”.
“Noi siamo giornalisti, non dipendenti pubblici. Il nostro dovere non è quello di nascondere i segreti sporchi dello stato, ma richiamare alle loro responsabilità coloro che gestiscono il potere in nome del popolo”, ha dichiarato il direttore di Cumhuriyet dopo le accuse del presidente Erdoğan.
Tutti i giornalisti della testata si sono schierati con il direttore, pubblicando le loro foto e i loro nomi in prima pagina con la didascalia “sorumlu benim”, il colpevole sono io.
La condanna al giornalismo si estende fin oltre oceano includendo tra i nemici anche il New York Times, la Bbc e la Cnn, colpevoli di volere “indebolire la Turchia, dividerla, disintegrarla e poi dominarla”.
Il quotidiano, che possiamo tradurre con Repubblica, riceve l’attenzione e le parole dello scrittore premio Nobel Orhan Pamuk, non riceve però quelle dei grandi giornali italiani e dei loro direttori. Potranno però farne un caso studio, quando in qualche convegno racconteranno di colleghi incarcerati, sbandierando la sacra libertà di stampa.
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