Nell’Aula Magna del Politecnico di Torino per il percorso culturale e didattico “Costruire il futuro”, progetto ideato da Piero Angela con il sostengo della Fondazione per la Scuola della Compagnia di San Paolo e il Miur, è stato il giorno di Romano Prodi e di Francesco Profumo. Con la sapiente regia del giornalista e divulgatore scientifico Piero Bianucci, il presidente Prodi e l’ex rettore Profumo hanno affrontato il tema “la produttività nel mondo globalizzato. Il quarto mondiale cambia. L’Italia?” senza reticente e inganni, andando al cuore dei problemi e delle sfide dell’epoca contemporanea.
Il presidente della Compagnia di San Paolo ha raccontato i trent’anni del progetto Erasmus, il più importante dei progetti culturali in grado di costruire non solo una rete di relazioni e di saperi umanistici e scientifici ma soprattutto l’avvio di una identità europea come sedimento fondante il mondo futuro.
Prodi non è stato tenero nella sua disamina sulla realtà politica mondiale. Intanto ha ribadito come la storia che lo studioso nippo-americano Fukuyama aveva definitivamente archivato alla fine degli anni Ottanta, da allora ha avuto una accelerazione incredibile con nuovi attori protagonisti in prima fila: i soliti Stati Uniti, la Cina, la Russia e oggi anche l’India.
L’Europa invece è in affanno e lacerata. Ma il suo destino – ha ricordato il presidente – o è nel destino comune dell’unità, con cessioni di sovranità nazionale, o sarà, come la storia del passato ci insegna, terra di conquista e di declino.
L’ex leader dell’Ulivo e già presidente della Commissione Europa ha poi ribadito «non sono uno specialista di statistica ma conosco la storia e mi risulta che le diseguaglianze siano create dalle pestilenze e dalle guerre. Questa è la realtà. Soltanto nel secondo dopoguerra le diseguaglianze si sono attenuate ma quella era un’eccezione. Negli anni successivi i divari sono cresciuti in modo impressionante. Io credo che ci sarebbe bisogno di un organismo mondiale in grado di redistribuire le risorse ma da questo punto di vista sono tutt’altro che ottimista. Le difficoltà che si incontrano ad esempio nel tassare le nuove multinazionali come Google e Apple sono significative. Comunque penso che spetti alla politica, ai governi invertire questo trend. Ma non mi pare che ci siano progetti credibili».
Luca Rolandi