Artissima la più nota, risaputa e importante fiera dedicata all’arte contemporanea cittadina, con rilevanza nazionale, ha mostrato le sue carte, nella conferenza dell’altro giorno, per la prossima edizione. La ventinovesima.

Negli anni la fiera è diventata la punta della piramide, lo zenit, l’imponente ziggurat che si erge altissimo, anche per l’ingente sostegno delle istituzioni, talmente alto da fare ombra a tutto il resto.  Il resto sono le mille realtà che formano l’accampamento fuori dalle mura di Artissima.  Un accampamento piuttosto folto. Flashback, The Others, Dama, l’ingiudicabile Paratissima, più mille altre realtà più o meno interessanti. Un attivo fervore che dimostra la sottostimata vivacità sabauda.

Esuberanza culturale raccolta e messa in circolo dall’associazione Exhibi.to con un’idea semplice ma estremamente giovevole ed efficace. Coordinare e raccogliere in una tre giorni settembrina trentadue gallerie cittadine per un’apertura collettiva.

Un modo per dare avvio alla nuova stagione dell’arte contemporanea e per uscire dal cono d’ombra di Artissima.

Se è vero che l’unione fa la forza è altrettanto vero che occorre trovare modo per far sentire la propria voce, impegnarsi a dare credito e reputazione a una categoria che del proporre l’effimero ha fatto una professione, riuscendo magari alzando il tono ad oltrepassare i confini regionali.

Un effimero per paradosso ovviamente, anche perché Torino è l’unica città italiana ad essere riuscita a costruire una proposta di questo tipo. Per molteplicità e ricchezza di attività che lavorano nel settore oltre al fatto, qui il piccolo miracolo, di aver trovato accordo nel condividere un progetto. Se si considera l’individualismo atavico e pervicace dei torinesi si stenta a crederci.

Adesso non resta che svolazzare tra i vernissage a festeggiare eroi leggeri, a vedere l’attualità estrinsecarsi in altre forme animati da una frenesia da farfalla, rapiti da istantanei lampeggiamenti, dai guizzi di colore alle pareti, affascinati dal lessico smontato e rimontato della pittura e della fotografia.

A indicare una possibile direzione nella mappa delle destinazioni, un team curatoriale di giovani donne ha individuato percorsi legati da linee sotterranee, sillogi fatte di assonanze, oscure locuzioni alchemiche per consentire ai visitatori la sensazione di catturare, retino alla mano, l’effervescenza incorporea di un enigma aiutai da mercuriali studentesse dell’Accademia di Belle Arti.

Non per nulla il progetto si appropria del titolo Mille Piani; il testo emblematico e fiammeggiante dei due grandi francesi Gilles Deleuze e Félix Guattari. Il rizoma come soluzione e risposta, la via inedita, il sentiero ancora da tracciare tra umanesimo e scienza e, naturalmente l’arte.

Tre giorni, dal primo pomeriggio fino a tarda sera, da condursi in guisa estetica a conoscere gallerie e spazi espositivi, con un tocco di snobismo un sovrappiù di amore per il superfluo, per compiacimento e rassegnata allegria. Una forma di entelechia, di freschezza contro l’eterno, insormontabile, destino avverso.