Parlare di Expo2015 (1 maggio 2015 – 31 ottobre 2015) è ormai lo sport nazionale per ogni testata e magazine. Noi ci accodiamo, e dal momento che l’Expo dovrebbe essere incentrato sul “cibo” siamo anche nel giusto contesto.
A pochi mesi dallo start, le fazioni italiane sono due (lo schema guelfi/ghibellini imparato alle scuole medie non è mai andato in pensione) ovvero gli “Expo-ottimisti”(che “figata” l’evento) e i “No-Expo” (che “merda” questo evento).
Procediamo con ordine. La domanda di partenza è se credere o non credere nel valore aggiunto creato da Expo2015 per il “sistema Italia”.
I numeri di Expo certificati dal Governo (al 4 settembre 2014) sono riportati nell’infografica sotto mentre esiste un sito con altri dati aggiornati (QUI):
LE RAGIONI DEGLI OTTIMISTI
A guidare la “fazione” degli “Expo-ottimisti” troviamo tre professionisti come Giacomo Biraghi, Alvise De Sanctis e Luca Ballarini. Non a caso hanno messo in rete il sito#Expottmisti al fine di creare cultura sull’evento, ribadire le ricadaute sul PIL italiano e sfatare i luoghi comuni intorno a Expo2015.
Un lavoro che sottolinea e mette in riga molti numeri e fatti, e che riassume anche le tante iniziative collaterali che i territori intorno a Milano e alla Lombardia stanno organizzando.
Torino con il calendario EXPO-To2015 punta, per esempio, ad intercettare i turisti via Milano e a replicare le passate Olimpiadi invernali 2006.
Idem per le Langhe, Monferrato e Roero e tutti i territori turistici (dai Laghi alla Province di Vercelli e Novara)
Le iniziative pubbliche e private sono ormai numerose, più o meno coordinate fra loro.
Per esempio l’Aeroporto di Torino in collaborazione con Made in UVET organizza una serie di tour per stranieri focalizzati sulle eccellenze del Piemonte.
Tutto questo attivismo verrà premiato? Ai posteri (e ai bilanci post-evento) l’ardua sentenza.
LE RAGIONI DEI PESSIMISTI
I “No-Expo”, al contrario, sottolineano le ragioni del pessimismo e si sono moltiplicatinegli ultimi mesi. L’Expo2015 è una cassa di risonanza anche per gli attacchi al Governo Renzi.
Certo non mancano gli errori grossolani. Per esempio all’Hangar Bicocca, durante lo svolgimento di Expo delle idee, nessuno ha pensato alle traduzioni simultanee (qui articolo de il CorriereDellaSera) relegando quindi l’evento al provincialismo italiano (e non sono neanche chiari gli output).
Ultima polemica è l’utilizzo dei volontari (troppi e troppo poco garantiti secondo i pessimisti) per la gestione manifestazione (qui approfondimento di Wired).
E’ proprio la questione “ricadute occupazionali” ad essere uno dei nodi polemici maggiori sul presunto “fallimento” operazione Expo.
A luglio 2014 l’Osservatorio sul mercato del lavoro della provincia di Milano, a meno di un anno dall’evento, segnalava che le assunzioni legate all’Esposizione erano 3.442.
A dicembre 2014 la Camera del Lavoro della CGIL di Milano portava il numero a 4.185.
Da allora, in base alle dichiarazioni di Giuseppe Sala (commissario unico Expo2015), sono ‘aperte’ altre 5.200 nuove posizioni di lavoro. Si era parlato inizialmente di 240.000posti ‘stabili’ e altri 70.000 temporanei.
Quando si vedranno?
Ma il primo grande punto interrogativo dei pessimisti è la qualità dei contenuti.
L’avvicinamento all’evento di Multinazionali del “junkfood” come Coca Cola Company eUnilever (con Algida, fornitore ufficiale dei gelati) ha fatto storcere il naso a molti,Slow Food in primis.
Proprio Carlin Petrini (però noi ci chiediamo dove erano i signori di Slow Food in fase di progettazione e di definizione della strategia) ha più volte lanciato accorati appelli per non trasformare Expo2015 in una Disneyland del cibo (il suo intervento a Expo delle Idee).
CONCLUSIONI
Permetteteci, a pochi giorni dall’inizio di Expo2015, di provare a tirare delle conclusioni.
Errori se ne sono fatti e se ne faranno, ma l’importanza dell’evento per il “sistema Italia”è innegabile.
Miriadi di aziende grandi e piccole stanno investendo direttamente o indirettamente sul volano dell’Esposizione (previsti 20 milioni di presenze e 56 milioni di turisti stranieri in ingresso nel 2015).
Expo2015 ricalcherà l’attuale mercato del cibo mondiale.
I grandi marchi in prima fila ad intercettare la massa e gli artigiani e i produttori di eccellenza ad intercettare i consumatori interessati al cibo sostenibile.
Da questo punto di vista, con buona pace di Petrini, non cambierà nulla. (EATpiemonte)