articolo1In un periodo come questo in cui il tema “famiglia” è quanto mai di attualità sono tante le riflessioni e i discorsi sulla forma che il termine famiglia debba ricomprendere. Ma esiste un tipo di famiglia di cui non si sente mai parlare: le famiglie del Sostegno a Distanza o – utilizzando la terminologia di una volta – Adozione a Distanza.
Ogni famiglia del sostegno a distanza è diversa ed unica: si spazia dai nuclei familiari di mamma, papà e figli, a giovani coppie, da gruppi di amici a intere classi scolastiche. L’unico tratto che accomuna tutti avere voglia di fare concretamente qualcosa per bambini lontani dal nostro mondo e che, invece, grazie al Sostegno a Distanza diventano parte della nostra quotidianità, con cui si costruiscono vere relazioni oltre ogni confine e barriera linguistica.

Il SaD (Sostegno a Distanza) è uno strumento di aiuto che una decina di anni fa vedeva la sua massima notorietà tanto che persino Pieraccioni lo usò come perno su cui far ruotare la trama di “Finalmente la Felicità” film in cui incontrava sua sorella a distanza proveniente dal Brasile.
articolo5Tuttavia oggi il sostegno a distanza pare  essere passato di moda.
Ma è davvero così?
L’abbiamo chiesto a chi si occupa tutti i giorni di questo programma: “Il mio lavoro come referente SaD per NutriAid ha avuto inizio solo un paio di anni fa, ma posso dire con grande sincerità che bastano pochi mesi per toccare con mano i risultati di questo programma. Ho imparato a svolgere i vari compiti e ho preso dimestichezza con la gestione del database, ma soprattutto ho imparato a conoscere i bambini e le loro storie.” racconta Gessica Guttà di NutriAid.
La prima foto è sempre quella che mi rimane nel cuore: molti di loro hanno un faccino triste, di quelli che ci propinano negli spot televisivi per farci impietosire, un’espressione che obbiettivamente non lascia indifferenti. Si tratta di bambini provenienti da situazioni familiari estreme, in cui regnano l’indigenza e la marginalità sociale; in cui i genitori fanno fatica a reperire ogni giorno il cibo per tutti e i bambini sono abituati a mangiare tre o quattro volte a settimana (noi mangiamo tre o quattro volte al giorno).
Ma cosa si forma concretamente la “famiglia a distanza”?
Accade che poi arriva un sostenitore, un padrino o una madrina che versa una quota mensile, e cambiano tante cose: il bambino comincia ad andare a scuola, mangia tutti i giorni nella mensa scolastica e riceve l’assistenza medica di cui ha bisogno. Istruzione, cibo e sanità: tre aspetti che noi diamo totalmente per scontati nella nostra quotidianità e che a questi bambini cambia la vita. Dopo meno di un anno, dalle foto si intravedono timidi sorrisi e racconti di recite scolastiche, di problemi di matematica ancora un po’ ostici e di giochi con nuovi amichetti.
articolo4Non si tratta dunque di una semplice donazione monetaria: nasce un rapporto alimentato da aggiornamenti periodici, foto e letterine tra il sostenitore e il bambino che diventa a tutti gli effetti un membro della famiglia. Qualcuno a cui fare gli auguri di Natale e del compleanno, a cui chiedere quale materia studi più volentieri e se si trovi bene con i compagni. Qualcuno che si vede crescere serenamente e in salute.
Che cosa vuol dire “famiglia” se non questo? Prendersi cura di qualcuno in maniera disinteressata e sapere di fare tutto il possibile affinché non gli manchi nulla, anche a distanza di chilometri.

Per informazioni: NutriAid Onlus  www.nutriaid.org   www.facebook.com/nutriaid.onlus
Tel: 011.4390017  E-mail: sad@nutriaid.org

Per approfondimenti: Consorzio ONG Piemontesi, www.ongpiemonte.it  , progetto Comunicare in rete per lo sviluppo www.piemontedevreporter.wordpress.com

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