Inaugura a Palazzo Madama, visitabile sino al 29 febbraio 2016 nella Sala Atelier, la raffinata mostra dedicata a Gio Ponti e alla Richard Ginori dal titolo L’eleganza della modernità, nata grazie alla collaborazione tra il museo e l’Associazione Amici di Doccia.
La mostra, dopo due fortunate tappe a Palazzo Marini di Firenze e alla Triennale di Milano, approda ora a Torino consentendo al pubblico di ammirare per la prima volta le straordinarie invenzioni che il grande architetto milanese creò nel decennio 1923-1933 per Richard-Ginori, la fabbrica di Sesto Fiorentino, chiamato direttamente da un illuminato Augusto Richard che nominò il giovane Ponti unico direttore artistico creativo, dimostrando un atteggiamento pioneristico nell’impostazione di un’immagine identitaria forte dell’azienda, quella che oggi la pubblicità identifica nella brand identity.
Ponti non tradì le aspettative di Richard: convinto che il legame fra Arte e Industria fosse una condizione imprescindibile per la creazione di uno stile e di un gusto veramente moderni, rinnovò profondamente la produzione della manifattura Richard-Ginori, fino a quel momento ancorata ad un gusto storicistico legato alle forme e ai decori in uso nella manifattura nel Settecento e nell’Ottocento: propose temi nuovi che riportarono nuovamente la fabbrica all’attenzione del mercato internazionale, riorganizzò la produzione con un sistema di “famiglie di pezzi” (da grandi a piccolissimi), promosse il primo catalogo completo della Ceramica Richard-Ginori, disegnò lui stesso la pubblicità su Domus, rivista da lui fondata nel 1928.
Tra le opere esposte a Palazzo Madama alcuni dei più alti capolavori creati da Gio Ponti come il vaso Delle donne e delle architetture, la bomboniera Omaggio agli snob, il vaso L’Edile, la Mano della Fattucchiera, il disco Esorcismo, la Cista con il Trionfo dell’Amore e della Morte, nonché le porcellane celadon, gli oggetti con decoro Labirintesca, Circo e Jungla, che evidenziano la profondità del linguaggio pontiano e la complessità delle sue rielaborazioni, le sue riflessioni sulla classicità e sul contemporaneo, i riferimenti al movimento futurista e all’art decò. Rispetto alle precedenti tappe della mostra, a Torino vengono presentate alcune prestigiose novità come le urne Grottesca e Archi e corde, la coppa Funérailles de Thaïs (riprodotta sul manifesto), il piatto Pontesca, l’alzata con le Attività Gentili, il Bolo Ostiense, la Coppa Fantini e il Grande Vaso con reticolo in rilievo.
Ad arricchire il percorso un’ampia selezione di lettere e disegni di Ponti messi in relazione alle opere e tutti provenienti dal Museo Richard-Ginori di Sesto Fiorentino; di grande interesse quanto emerge dalla corrispondenza con cui Ponti, dalla sua residenza milanese, seguiva a distanza ogni fase del processo produttivo della Richard Ginori. Le lettere scambiate con Luigi Tazzini, direttore esecutivo, getta luce sulla genesi di opere, forme e decori; la rete delle sue committenze e i legami con i critici Ugo Ojetti e Margherita Sarfatti, con esponenti dell’alta borghesia finanziaria e industriale milanese, ci restituiscono inoltre uno spaccato dell’élite intellettuale ed economica italiana del tempo.
In mostra anche la proiezione di “Amare Gio Ponti”, il primo film documentario sul maestro del ‘900, realizzato da Francesca Molteni. Presentato in anteprima quest’anno al Milano Design Film Festival, il film si basa sulla ricerca di materiali storici delle Teche Rai, con un’intervista a Gio Ponti nel suo studio di via Dezza, le immagini storiche delle architetture e gli arredi progettati ad hoc, da Villa Planchart al Palazzo Montecatini, fino al grattacielo Pirelli e sulle fonti iconografiche degli Archivi Ponti, oggi diretti dal nipote Salvatore Licitra, incredibilmente somigliante al famoso nonno, che nel corso dell’inaugurazione ha ricordato gustosi aneddoti e la forte amicizia di Ponti con Carlo Mollino, testimoniata dalla fitta corrispondenza tra i due.
Il Museo Richard-Ginori della Manifattura di Doccia, un unicum nel suo genere in Italia, con un ruolo internazionale di tutto rispetto, è al centro di una triste vicenda tutta italiana, essendo stato chiuso dal 16 maggio 2014 a seguito del fallimento della società omonima che ha trascinato il Museo, senza colpe, nelle attività fallimentari; dichiarato ‘di particolare interesse culturale’ è fortunatamente sottoposto a tutte le disposizioni di tutela contenute nel Codice dei Beni culturali e del paesaggio, ma la forzata chiusura provoca il lento e inesorabile degrado causato della mancata manutenzione. In attesa dell’auspicata presa d’atto della situazione da parte del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e della riapertura del Museo, l’Associazione Amici di Doccia ha promosso la mostra itinerante dedicata a Gio Ponti con il duplice obiettivo di far conoscere una realtà museale di rilievo internazionale e di rendere omaggio a un maestro del design italiano.