Due ricercatori del NICO – Neuroscience Institute Cavalieri Ottolenghi dell’Università di
Torino sono tra i vincitori delle 130 borse di ricerca annuali assegnate nell’ambito del
bando Grant 2014 promosso dalla Fondazione Veronesi.
Enrica Boda e Paolo Mele, rispettivamente PhD in Neuroscienze e in Farmacologia e
Terapia Clinica e Sperimentale all’Università di Torino, sono stati premiati il 26 marzo a
Roma in Campidoglio dal fondatore Umberto Veronesi e dal Presidente Paolo Veronesi,
alla presenza del Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini.
Dal 2003 a oggi la Fondazione Veronesi ha finanziato 650 borse e 82 progetti di ricerca,
la maggior parte dedicata a progetti d’interesse oncologico, ma non mancano ricerche su
cardiologia, malattie croniche e appunto neuroscienze.
Un riconoscimento prestigioso per la ricerca universitaria torinese e per il NICO, l’Istituto di
Neuroscienze di Orbassano (Torino) ha vinto infatti 2 delle 14 borse in palio nell’ambito
delle neuroscienze. Il NICO riunisce 150 ricercatori con competenze multidisciplinari: la
complessità degli studi sul cervello richiede infatti approcci complementari, che integrino
la ricerca di base con quella applicativa e clinica.
Enrica Boda ha presentato un progetto sulle cellule staminali progenitrici e le loro
potenzialità per migliorare le funzioni cognitive e le capacità di rigenerazione del cervello
anziano, con l’allungarsi dell’aspettativa di vita le patologie legate all’invecchiamento
cerebrale diventeranno infatti sempre più urgenti. La ricerca vuole indagare in particolare i
meccanismi molecolari che causano – nel tempo – nelle cellule staminali neurali la perdita
della capacità di dividersi e generare nuove cellule del sistema nervoso centrale. L’obiettivo
è identificare molecole-bersaglio su cui agire con farmaci e terapie allo scopo di
ripristinare le funzioni cognitive e le potenzialità di riparazione del cervello anziano.
Paolo Mele studia invece il ruolo delle cure materne nel migliorare la plasticità del cervello,
e in particolare il ruolo del gene Npy1r nelle reti perineurali. Le cure materne, come
l’ambiente che ci circonda, sono tra i fattori che influenzano lo sviluppo e la plasticità del
cervello e possono avere effetti a lungo termine su memoria, apprendimento e capacità di
gestire l’ansia e lo stress anche nella vita adulta. Una funzione importante in questi
processi è svolta dalle reti peri-neurali, strutture che circondano e stabilizzano alcuni
neuroni in regioni collegate al comportamento emotivo.
Il progetto vuole studiare il recettore Npy1r, una proteina la cui produzione nel cervello va
di pari passo con la qualità e quantità di cure materne ricevute nei primi giorni di vita;
essa ha un ruolo nella formazione delle strutture neurali alla base dell’apprendimento,
dell’ansia e della paura.
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