Il Ministro della Cultura ha costituito il Comitato nazionale per le celebrazioni del quarto centenario della nascita di Guarino Guarini, il religioso, padre Teatino, che nella Torino del XVII secolo progettò alcuni gioielli architettonici quali la Cappella della Sindone, la Chiesa di San Lorenzo e Palazzo Carignano. L’anniversario è una splendida occasione per riportare all’attenzione le qualità visivo spettacolari frutto dall’intelligenza creativa di un uomo protagonista dell’Europa Barocca.
Il programma delle celebrazioni prevede incontri di ricerca accademica e due mostre pensate per il pubblico più vasto, una a Torino ed una al Palladio Museum di Vicenza, nel 2025, per concludersi con la pubblicazione di un catalogo generale dei disegni di Guarino Guarini.
Estasiati dalla magnificenza del genio guariniano, che obbliga ad alzare gli occhi alle sue magnetiche volte, siamo inciampati, a sorpresa, in un imprevedibile caso di verba existimandi, sulla terra piatta del web. A colpire alcuni post su Facebook, il social che dicono a bassa natalità come il paese, per emigrazione verso il più florido pianeta di Instagram. Eppure, vi abbiamo scoperto preziose meraviglie d’estimazione del Guarino Guarini con una singolare e affascinante dedizione allo studio e alla rappresentazione delle cupole barocche.
Foto e commenti che ci hanno portato a conoscere Francesco Ferla, architetto, fotografo e virtual researcher che si occupa di ricerca sui beni culturali e sulla contaminazione tra cultura analogica e digitale.
Molto più la curiosità che il successo ottenuto coni suoi post ci ha portato a rivolgergli qualche domanda.
Credi che l’architettura spiegata attraverso la geometria ci offra una risposta più profonda?
Per me la ricerca della geometria e la divulgazione della stessa, costituiscono un enorme momento di stimolo. La persone dimostrano di esserne interessate. Si comunicano molte cose interessanti: il segreto che sta dietro l’opera, si comprende meglio la qualità progettuale.
Si consideri che nelle grandi opere gli architetti dovevano presentare disegni, plastici, a commissioni di altissimo livello, e che in alcuni casi si organizzavano dei concorsi pubblici, aperti ai migliori architetti e progettisti dell’epoca. E’ quindi evidente come l’architetto dovesse lavorare bene su tutti gli aspetti della geometria, allineamenti, presenza di poligoni eleganti come l’esagono, il triangolo, e la combinazione degli stessi, e che tutto questo avesse un senso simbolico pertinente alla committente. Un buon progetto era considerato tale quando le relazioni geometriche fossero sofisticate, chiare, ad alto valore simbolico. Inoltre spesso questi architetti erano trattatisti, studiosi delle gerarchie formali, dei rapporti dimensionali, per cui era naturale che i progetti vincitori avessero una cura speciale per questi aspetti.
Infine le esigenze strutturali, soprattutto in operazioni ardite come in Guarini, la necessità di illuminare bene le cupole. Guarini realizza per la lanterna della Cappella della Sindone un sistema di esagoni che si sviluppa in altezza, con rotazione degli stessi…una ricerca strutturale, simbolica, ma anche la necessità di illuminare bene l’opera. Erano questi i parametri che venivano valutati. E’ sempre avvenuto che cardinali, papi, dogi, gonfalonieri, e gente che metteva sul piatto le enormi garanzie economiche per la realizzazione dell’epoca…si avvalesse, nella valutazione dei progetti, di artisti di calibro mondiale. L’architetto, praticamente, per vincere l’appalto di un progetto molto importante, doveva lavorare moltissimo sulla presentazione del progetto, anche realizzando costosissimi plastici lignei in scala. Mostrare dunque la geometria sottesa ad una architettura, equivale a mostrarne un aspetto essenziale. Ed è pure educativo, perchè non ci si aspetta certo dai giovani una progettazione con inserimento di pentagoni…ma la cura del lavoro, la professionalità, la ricerca, quelli sono insegnamenti preziosi. Perchè il vero insegnamento di queste opere è la ricerca della qualità, l’amore verso il lavoro, e il pensiero fisso di fare le cose bene. Anche quelle nascoste, che nessuno vedrà mai. E’ una questione di forma mentis imperniata sul concetto di qualità.
Come ottieni le tue immagini ?
Le mie sono opere grafiche, dove la fotografia è un tassello di un progetto in cui le deformazioni della fotografia dovranno essere controllate, gestire, quindi già in fase di scatto previste. La scelta dell’obiettivo, la conoscenza della deformazione che esso genererà, la comprensione di quanto sia correggibile in postproduzione, sono elementi essenziali. La posizione dello scatto, la gestione dei diaframmi, sono elementi fondamentali.
Nel caso si voglia generare una immagine finale astratta, anche la valutazione del sole è importante…per alcune realizzazioni grafiche, la presenza del sole (e delle ombre) puo’ essere un serio problema perchè impedirebbe la lettura della forma…scatti fotografici in giornate nuvolose con assenza di luci forti e ombre dure, possono aiutare. Tali opere presentano anche un elemento aggiuntivo non indifferente…l’uso di velature leggerissime di acquerello digitale, con la tavoletta grafica, che generano una surreale forma spaziale. Non sono tecnicamente, dunque, fotografie, ma impianti grafici dove coesistono componenti fotografiche, grafiche, elementi di disegno, e anche di pittura digitale.
Alla pagina https://www.facebook.com/francesco.ferla.7 le suggestioni architettoniche proposte.