Il progetto “Nuovi Mondi” presentato dal Polo del ‘900 e da Biennale Democrazia partirà ad aprile con quattro appuntamenti online che coinvolgono studenti delle classi superiori e “4” antenne sul territorio nazionale. In attesa che abbia inizio la settima edizione di Biennale dal titolo “Un pianeta, molti mondi“, che si terrà dal 6 al 10 ottobre a causa della pandemia, il progetto sembrerebbe essere un escamotage per tener viva l’attenzione.
La domanda che rimane sospesa è: ne sentivamo davvero il bisogno?
Il tema della città, del diritto al voto, del lavoro e dell’importanza del linguaggio saranno l’oggetto di discussione di questi incontri. Dal 15 aprile sarà possibile seguire sui canali web di Biennale e Polo del ‘900 il confronto fra docenti, esperti e studenti su questi temi, allargando la discussione anche a scenari politici e sociali alternativi.
Il progetto nasce da un percorso che ha visto impegnati il Polo del ‘900 e Biennale in un lavoro sinergico nel corso del 2020. Da un lato 102 studenti delle classi superiori sono stati chiamati a discutere e confrontarsi su questi temi attraverso quattro percorsi formativi sviluppati dai formatori di Biennale.
Dall’altro quattro realtà culturali diffuse sul territorio nazionale- “antenne” di Biennale- sono state coinvolte grazie alla collaborazione del Polo del ‘900 con cheFare – agenzia di trasformazione culturale di Milano, Prime minister – Scuola di politica per giovani donne di Favara, Fondazione Gramsci Emilia-Romagna e Fondazione De Gasperi di Roma.
Ognuna di queste antenne ha collaborato alla realizzazione di uno degli appuntamenti del programma Nuovi Mondi. Ma non finisce qui. I temi trattati saranno poi ulteriormente indagati con percorsi inediti ad ottobre durante le giornate di Biennale Democrazia.
A guardar bene, la sensazione è quella di esser rimasti incastrati in un loop. Il progetto infatti sembrerebbe essere rivolto agli studenti delle superiori, spettatori “privilegiati”, probabilmente gli stessi che da un anno discutono di quegli stessi temi che saranno presi in esame nei webinar di aprile.
Quegli stessi temi che poi verranno ancora ritrattati, rielaborati e riesaminati durante le giornate di ottobre di Biennale Democrazia. Sentivamo davvero l’esigenza di tutto ciò? Questo progetto può davvero aprire la strada a nuovi modi di intendere la società? Forse. C’è il rischio che rimangano solo parole, trite e ritrite, sospese nel vuoto? Probabilmente si.
Il programma:
Riabilitare la città è il primo degli appuntamenti in programma il 15 aprile ore 17.30. Un’occasione per riflettere sul rapporto tra città e campagna, in un periodo in cui la pandemia ha permesso di rivalutare la vita in campagna e le aree interne, caratterizzate negli ultimi anni da un progressivo spopolamento.
E, al contempo, per ripensare la città e le sue trasformazioni future. Gli altri appuntamenti sono Votare a 16 anni (29 aprile) sull’impegno civico dei giovani alle elezioni; Lavorare tutti. Lavorare meno? (18 maggio) su nuove prospettive di ridefinizione del tempo di lavoro; Cambiare parole (27 maggio) sul potere del linguaggio di plasmare la realtà.
I webinar sembrerebbero affrontare delle questioni importanti per la società, ma si rischia di cadere nella banalità. Inoltre siamo sicuri che debbano essere i giovani studenti delle superiori i destinatari di questi discorsi? Davvero non ci sono altre tematiche molto più interessanti per i ragazzi e pertinenti al contesto storico da affrontare? Ai posteri, l’ardua sentenza.
Biennale Democrazia è un progetto della Città di Torino, realizzato dalla Fondazione per la Cultura Torino, che si svolge sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica ed è sostenuto, fin dai suoi esordi, da Intesa Sanpaolo, Fondazione Compagnia di San Paolo e Fondazione CRT e da numerosi altri partner che negli anni ne hanno garantito la realizzazione.
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Clelia Russo