Immaginate come sarebbe oggi passeggiare al Parco della Mandria, nell’area di Stupinigi, sulla collina di Torino o ai Sacri Monti, se questi paesaggi fossero stati fagocitati dallo sviluppo urbanistico degli anni ’60 e ’70 del secolo appena trascorso. Fortunatamente ciò non è avvenuto, grazie alla lungimiranza di architetti e paesaggisti che quasi mezzo secolo fa portarono sui tavoli tecnici e politici l’idea di tutelare le specificità naturali del patrimonio piemontese e le bellezze culturali incluse in queste aree, preservandone i confini dall’urbanizzazione massiccia di quegli anni.
Tra essi Gigi Rivalta, architetto ed ex assessore, padre della “politica dei parchi” inaugurata a metà degli anni ’70 con il Piano Regionale delle Aree Protette, alla cui memoria è stato dedicato il Convegno “L’Europa e la tutela dei Parchi Piemontesi. Esperienze europee a confronto”, svoltosi a Palazzo Lascaris venerdì 20 marzo, a cura del Gruppo dell’Alleanza Progressista Socialisti e Democratici al Parlamento Europeo e moderato dalla presidente della Commissione Regionale sull’Ambiente Silvana Accossato. Come è possibile aggiornare oggi, in sintonia con i nuovi scenari socio-economici, quelle idee vincenti su Parchi e Aree Protette? Come potrebbero contribuire le aree tutelate ad uno sviluppo sostenibile che crei occupazione nei prossimi quarant’anni? “La Regione Piemonte -ha sottolineato nell’intervento introduttivo Davide Gariglio, Presidente del Gruppo Regionale del Partito Democratico- sarà a breve chiamata a scelte strategiche sui Parchi Piemontesi tramite una nuova normativa che coniughi le tradizionali esigenze di tutela con la valorizzazione del patrimonio naturalistico, compiendo un vero e proprio salto di qualità”.
Il Piemonte, che peraltro ospita parte del territorio del Gran Paradiso, il più antico Parco d’Italia, consoliderebbe così il ruolo di Regione-guida in questa materia sia sul piano nazionale che internazionale, assunto quasi mezzo secolo fa proprio grazie all’intuizione del gruppo di Gigi Rivalta. Da allora, i Parchi sono concepiti come entità-simbolo dell’identità di un territorio, che racchiudono in sé un insieme variegato di tematiche, dalla natura, alla cultura, alla storia, alla tradizione.
“Il Parco –ha evidenziato l’assessore all’Ambiente e alla Pianificazione territoriale Alberto Valmaggia- non deve essere percepito più solamente come un insieme di divieti. In una prospettiva di rinnovamento, occorre piuttosto valorizzare la biodiversità interna alle singole aree e le loro peculiarità in un’ottica di diversificazione. E’ palese infatti che i parchi urbani siano altra cosa rispetto ai Sacri Monti o all’area museale-archeologica di Asti”. Particolarizzazione quindi, ma anche inclusione e ampio respiro. Di una “nuova dimensione territoriale, declinata in parchi interregionali o addirittura europei” ha parlato Mercedes Bresso, membro del gruppo dell’Alleanza Progressista dei Socialisti e Democratici al Parlamento Europeo, fresca di nomina a Coordinatore Intergruppo delle Aree Rurali e Remote dell’Unione. “Rispetto alle dimensioni ridotte di molti parchi e ai conseguenti problemi di gestione legati soprattutto ai costi –ha spiegato l’Europarlamentare- non bisogna porsi solo in termini di risparmi e razionalizzazioni. Occorre invece ricostruire una cultura delle aree protette che preservi la storia dei Parchi e al contempo guardi con attenzione alle nuove prospettive sostenute dall’Unione Europea, che mira a fare di tali aree occasioni di sviluppo sostenibile e occupazione”. In effetti, dal dibattito è emerso che il 20% del territorio europeo, pari a ben 750000 Km quadrati, è occupato da aree protette che, grazie soprattutto ad un utilizzo virtuoso e mirato dei Fondi Strutturali messi a disposizione dall’Europa per finanziare, nei prossimi anni, progetti e realizzazioni, potrebbero trasformarsi in preziose risorse economiche ed occasioni occupazionali.
Turismo sostenibile, risorse provenienti dalla politica agricola destinate per un terzo al cosiddetto “greening”, gestione forestale sostenibile, investimenti sulle aree marginali montane o rurali, sono tra le opportunità offerte dall’Agenda Europea. “Si tratta di una sfida importante –ha sottolineato Giorgio Giani, architetto presidente dell’OAD –che per essere vinta richiede sinergia tra varie professionalità, nonché attenzione alla fase di progettazione e pianificazione, che deve rappresentare un investimento per il futuro e non un semplice costo”.
Le sollecitazioni provenienti dal convegno saranno raccolte a breve in una mozione d’indirizzo. Il documento politico si porrà l’obiettivo di tracciare il percorso che condurrà le aree protette a diventare opportunità concrete di crescita intelligente. In particolare, la mozione proporrà il superamento di una visione a compartimenti stagni in favore di un unicum regionale, indirizzato ad una promozione complessiva del territorio piemontese, cui si accompagnerà la valorizzazione delle varie specificità territoriali, competenze e professionalità interne. In arrivo gli Stati generali dell’Ambiente, per aiutare la politica a riappropriarsi del proprio ruolo di responsabile delle scelte. Sono stati annunciati inoltre il lancio dei bio-distretti, in cui verranno posti in particolare evidenza le virtuosità del territorio, nonché la sfida di politiche integrate tra sviluppo rurale e aree protette, cultura e parchi, salute e aree naturalistiche.
Barbara Virga