1 – 2 giugno 2024, OPEN HOUSE Torino
Anche quest’anno sono stata invitata a scovare per Voi, tra le centocinquanta proposte, i luoghi in cui arte, architettura, design, accoglienza e abitazioni private si incontrano: Open House Torino, alla sua settima edizione, ha aperto le porte nei giorni 1 e 2 giugno 2024.
LA MANIFESTAZIONE Open House è un evento pubblico totalmente gratuito, pensato per permettere di visitare case, palazzi e luoghi di interesse, abitualmente non accessibili, e scoprire così la ricchezza dell’architettura e del paesaggio urbano. Per un fine settimana all’anno dà la possibilità di visitare edifici storici, moderni o contemporanei, appartamenti privati, uffici, spazi verdi o sociali, eccellenze in città e strutture recuperate. La manifestazione ha un taglio internazionale: nasce a Londra nel 1992 dal lavoro della fondatrice Victoria Thornton e da allora si è diffusa nel mondo. Ad oggi le città della rete Open House Worldwide sono più di quaranta, distribuite in ogni continente.
I primi di giugno aprono le porte di Open House.
COLLEZIONISMO, FILANTROPIA E DIFFUSIONE DELL’ARTE
Come l’anno scorso, ho seguito per voi tracce nascoste e sentieri più battuti per raccontarvi come, in maniera spontanea e sempre più frequente, Open House può essere uno strumento di diffusione dell’arte, in modo capillare e diffuso, oltre i confini di spazi espositivi e museali.
La manifestazione si è aperta, alla stampa, con una meravigliosa colazione e conferenza nella splendida location della dimora privata di Marco Bononi, collezionista d’arte che ci ha ospitati dando il via a quella che è stata, a mio avviso, un’edizione che con l’arte ha stretto legami sempre più forti.
Visitando Tailor Made Home, la sua casa progettata in dialogo serrato con l’architetto Shinobu Hashimoto, la sensazione è quella di un luogo materico e vibrante, in cui il cambio di opere alle pareti fa cambiare il volto stesso dell’abitare. Dal tessuto di Eva Marisaldi e la carta inchiostrata di Pablo Bronstein sulle pareti principali del salotto ai lavori integrati nell’arredo di Frances Goodman, Alicja Kwade e David Horvitz, ai lavori di Jacopo Benassi e Alice Ronchi nelle sale più private come camere e bagni, alle incredibili polaroid di Mario Schifano giustapposte ai lavori pittorici di Piero Ruggeri e Giuliana Storino fino all’installazione site-specific integrata alla facciata presente in terrazzo ad opera di Sam Falls, la casa di Bononi è un gioiello di collezione che diviene vita, si mescola con la medesima e prende energia nuova dal suo entrare in contatto con l’abitare.
Restando nella zona centrale della città, sono stata ospitata dalla società di ingegneria Box Architetti, che ha la sua sede all’ultimo piano di un palazzo affacciato su piazza CLN. Gli uffici della sede ospitavano una mostra del pittore torinese Paolo Leonardo a cura della galleria Alessandro Bagnai di Firenze. Nello spazio non è insolito trovare traccia di tale collaborazione, precedentemente con l’artista Stefano di Stasio. Una maniera inusuale per poter fruire della grande produzione pittorica, che si basa sull’appropriazione di cartelloni pubblicitari a cui viene applicato uno strato pittorico atto a cancellare i prodotti per lasciare scoperte le parti umane estrapolate dal processo di mercificazione dei corpi nella pubblicità.
In via Mazzini 40 c’è la sede di 515 Creative Shop, uno studio di design e ricerca basato su moda, tendenze, arte contemporanea ed editoria. Al suo interno, oltre a un’enorme rampa da skate – fissa, per i dipendenti – una mostra di Gosia Turzeniecka che nasce da un incontro fisico e immaginifico dell’artista con il luogo, a cura di Olga Gambari. Gosia ha immaginato i suoi lavori disporsi a parete, in un allestimento irregolare e libero, che respira della lieve poeticità surrealista con cui sa cogliere atmosfere e sentimenti fissandoli con il suo tratto rapido e incisivo: una parete dedicata ai ritratti di donne, in linea con la nuova pubblicazione della curatrice Gambari, affiancata dalla casa editrice ospite all’interno del medesimo spazio. Sulla parete opposta, una selezione di piccole opere sparse, a dimostrazione di una frammentazione poetica della sua pratica. Al centro e sulle finestre, una serie di sculture di uccelli in cartapesta così come dipinti, ad acrilico, sui vetri dello spazio.
Restando in centro è doveroso citare la Galleria Giorgio Persano, che apre la galleria di Torino nel 1970 con il nome Multipli. Propone opere dell’arte Pop americana e contemporaneamente cura la produzione di lavori a tiratura limitata con gli artisti dell’Arte Povera. Per Open House non ha permesso solo ai curiosi di visitare i due piani della galleria – uno al fondo di un romantico e magnifico cortile interno, con enormi finestre, e l’altra al primo piano dell’edificio – ma di entrare in Palazzo Scaglia di Verrua. Un salto nel tempo unico a Torino, essendo questo il solo palazzo in città a mantenere l’aspetto rinascimentale nella pianta e negli affreschi. (Quelli sulla facciata, di inizio Seicento, raffigurano Le Metamorfosi di Ovidio.)
Tra le vie di San Salvario, Villa San Quirico, palazzina tardo ottocentesca rimessa a nuovo con un intervento di restauro nei primi anni 2000, oltre ad ospitare una piscina sotterranea, ogni anno diviene hub culturale in cui mostre di arte contemporanea vengono allestite per fare da contraltare allo spazio: Cinzia Ronco che ha allestito una location di shooting e Kiril Hadzhein con la sua pittura tra astrattismo e figurativo. Poco distante, in via Saluzzo 88, Downtown Loft, oltre ad essere un’eclettica dimora privata, è uno spazio espositivo innovativo e multiforme: Otto Finestre. Nato verso la fine del 2022, è una incredibile assonanza di strutture ferree nere e acciaio che si elevano dal pavimento scavato da un antico marmo grigio scuro, pieno di piante e verde che ce lo fa apparire come una oasi utopica e possibile dell’abitare e dell’esporre. In questo momento, su appuntamento e fino al 17 luglio, la mostra di Luigia Rinaldi.
In via Galliari 5, invece, c’è la casa atelier di Franca e Marisa Coppiano, disposta su due piani pieni di colore, armonia, storia e memoria. I muri sono pieni delle loro creazioni, come dei regali di molti amici artisti componendo, in maniera spontanea e aggregativa, una collezione intima e familiare. Franca si dedica alla textile art, Marisa da anni coniuga nella sua attività le due anime, quella dell’architetta e quella dell’artista, in uno spazio casa-scrigno in cui ci si sente in un tempo sospeso, caldo e avvolgente. In Maison Coppiano ci sono opere del calibro di Claudio Sofiantino, Jessica Carroll, Giorgio Griffa e pezzi di design di Ingo Maurer. Qui, arte e design si fondono perché i pezzi unici diventano culto.
Passando dal centro per finire il nostro tour nella zona di Torino in cui vi voglio portare, si può fare una pausa, sia nel weekend appena trascorso tramite Open House che per un aperitivo all’NH Carlina, hotel di lusso che ospita una limonaia – in cui ci si sente lontani da Torino – ma anche delle mostre temporanee, proprio nella zona aperta al pubblico della struttura ricettiva.
La zona senz’altro più incredibile da scoprire è Barriera di Milano. La location cittadina, che non si direbbe essere nel mirino di un tour curatoriale o artistico, è invece fucina di luoghi nascosti, atelier di artisti, gallerie d’arte, studi di architettura che collaborano con gallerie del territorio, loft di collezionisti e un incredibile dancing club disegnato da Carlo Mollino. Vale la pena averci trascorso la domenica, e vale la pena una sosta da Edit per godersi la scoperta di una zona che non solo punta a riscattarsi, ma che brilla di una luce sotterranea, affascinante e pulsante.
Si trova nell’interno cortile di via Cervino 60 l’atelier di Massimo Divenuto, Diego Pomarico e Fabio Zanino che condividono uno spazio dove portano avanti la rispettiva attività artistica, fra pittura, scultura e stampa d’arte.
Sempre in via Cervino (numero 24), dimora Concreto, un laboratorio creativo, un collettivo multidisciplinare e uno spazio di co-working, che occupano la palazzina di tre piani di nuovissima e curatissima ristrutturazione. Al suo interno Velvet Studio, uno studio di architettura, interior e product design fondato nel 2012 da Gianluca Bocchetta. Bold e brutale, ma allo stesso tempo dotato di armonia sublime Casa Armonia sta all’ultimo piano dell’edificio ed oltre a racchiudere la collezione di oggetti di design e arte del proprietario, ha accolto la serie fotografica di Elisabetta Riccio e alcune opere della galleria Crag gallery di Torino. Concreto è uno spazio di lavoro magistrale e dinamico, in cui Casa Armonia diventa decompressione, passione per l’arte e fucina creativa tra il simposio e il luogo di germinazione di idee e incontri. Qui, parte della collezione del proprietario e ampliate in numero per Open House, le foto di Elisabetta Riccio. Provenienti dalla serie RES.TI.TU.ZIO.NE iniziata nel 2010, immortala la rinascita dello scenario urbano segnato dalla traccia indelebile del passaggio dell’uomo, ora assente come una presenza tra lo spettrale e il ricordo vivido. Condividono lo spazio di Concreto le opere di alcuni artisti di Crag gallery, tra cui Roger Coll Krasznai, Luca Coser e Alessandro Cardinale.
Al portone accanto, la sede della galleria Gagliardi e Domke, trasferitasi qui a sottolineare la volontà di cambiare campo visivo, espandersi, instaurare una connessione con questo specifico luogo della Torino Nord. L’ulteriore segno di una visione che investe Torino Nord da parte del sistema artistico e creativo. Lo spazio è quello di una vecchia fabbrica di cablaggi, a poca distanza dal Museo Ettore Fico e dall’ex Incet con Impact Hub, oltre che dai Docks Dora. Al suo interno, i curatori indagano i diversi linguaggi espressivi, con un’attenzione spiccata per i talenti emergenti, nazionali e internazionali.
Chiude il tour 2024 l’incredibile mitologia che suscita Le Roy Dancing Club, in via Stradella 8. Un locale notturno progettato da Carlo Mollino che ne ha curato ogni bizzarro e inaspettato dettaglio: le “L” dorate che solcano le vetrate, il corridoio caleidoscopico di maioliche e specchi, la sala da ballo che si avvolge su se stessa come in un turbinio di festa, addobbata da una spirale di cento lampade colorate per seguire i movimenti delle notti che spese al suo interno dal 1959, anno in cui è stato realizzato, ad oggi. La famiglia Lutrario, proprietaria dagli albori, ci regala un luogo magico e sospeso nel tempo, detentore di narrazioni che provengono da altri tempi, ma capaci di indicare una storia nuova: la città si sta spostando a nord. E lo fa ricordando che qualche pietra miliare, già c’è.
Lucrezia Nardi