La tattica dell’annuncio, al fine di prendere titoli sui giornali e guadagnare visibilità, è un vecchio trucco della politica.
Non è esente da questo esercizio neanche la Giunta Fassino.
L’Assessore al Commercio Domenico Mangone vagheggia su La Repubblica di una piazza della Repubblica votata allo Street Food, su esempio della Boqueria o del Mercato Centrale di Firenze.
Due informazioni giungono dall’articolo; la prima è che la Giunta riconosce uno stato di crisi per quello che un certo ambiente politico torinese ha sempre identificato come una case history di successo, mentre la seconda è che anche l’assessore Mangone si rende conto che le regole per avviare un locale sono troppo stringenti.
Utilizzare la parola “Street Food” è di moda e l’Assessore lo sa bene; ma dovrebbe anche conoscere bene la situazione in cui versano molti ristoratori del “Quadrilatero” o in Borgo Dora, attanagliati da una crisi economica e dalla perdita di appeal generale della zona.
Quale privato investirebbe ancora in ulteriori ristoranti? L’esperimento di Bottega Gastronomica ci consegna un risultato soddisfacente ma non eclatante.
A Torino esiste già un grande polo dell’alimentare, Eataly Lingotto. Esiste nei fatti una via del Gusto in centro, tra via Lagrange/piazza Carignano (con Del Cambio, Pepino, Grom, Rivareno, Gobino, M°°Bun, Costadoro, Gertosio ecc. ecc.).
Prevede ulteriori investimenti può risultare avventato.
La recente ritirata dei privati dai Murazzi (attraverso l’associazione Borgo Murazzi) per un progetto di riapertura e rilancio e le accuse di Giorgio Emprin, capofila del gruppo di imprenditori, sull’incapacità e le lungaggini della Giunta Fassino richiederebbero, perlomeno, più prudenza nel delineare fantasmagorici progetti di rilancio in altre aree di Torino. (EATpiemonte)