Onirico, macabro ma allo stesso tempo ironico, eccentrico, fantasioso, fiabesco, surreale, iconico: questi alcuni aggettivi spesso usati per descrivere la filmografia del regista e sceneggiatore statunitense Tim Burton. Gli stessi aggettivi permettono di raccontare alla perfezione la mostra a lui dedicata, allestita all’interno del Museo del cinema nella Mole Antonelliana di Torino fino al 7 aprile 2024.
“Il mondo di Tim Burton” rende possibile un vero e proprio viaggio – partendo dalle fondamenta del monumento simbolo della città fino ad arrivare alla sommità attraverso la rampa elicoidale – tra la storia, le influenze, i progetti e il processo creativo del regista, iniziando dalla ricostruzione della “casa” della sua produzione artistica: il suo studio.
Una visione che si basa principalmente sul fare, sul creare: sono oltre 550 le opere originali esposte tra disegni, bozzetti, personaggi, ma anche polaroid con la serie, realizzata dal 1992 al 1999 nell’inusuale formato 22×24, che rappresenta alcuni soggetti smembrati e “ricuciti” in modo ironico con la tecnica dello stitching, ricorrente nella produzione del regista e divenuta successivamente celebre grazie al personaggio di Emily de La sposa cadavere (2005).
Un’immaginazione senza freni che negli anni ha permesso a Burton di creare centinaia di personaggi – non tutti approdati sul grande schermo – e di sfruttare ogni supporto possibile nella realizzazione dei suoi bozzetti: all’interno della mostra, infatti, numerosi sono i progetti realizzati su materiali “di fortuna” come tovaglioli di carta, notes di hotel e ristoranti, fogli di recupero e simili.
Imperdibile il percorso tra il materiale dei film che hanno fatto la storia della sua filmografia: si parte dalle prime opere come l’idea manoscritta di Edward mani di forbici (1990) arrivando alle scenografie dell’acclamatissima serie Mercoledì Addams (2022), passando per i pupazzi di Nightmare Before Christmas (1993), gli effetti speciali di Mars Attack! (1997) e gli schizzi preparatori di Big Fish (2003).
Ironici, invece, gli sguardi che la mostra regala sul Tim Burton più privato attraverso scritti, riflessioni e lettere, come quella inviata a Johnny Depp che, in qualità di Willy Wonka nella sua rappresentazione de La Fabbrica di Cioccolato (2005), era chiamato a condividere il proprio parere in merito a battute del film.
Un viaggio, quindi, che permette al visitatore di immergersi nell’estetica e nell’immaginario del regista che, in occasione dell’inaugurazione della mostra, è stato accolto con grande calore dai fans e ha visto nella Mole Antonelliana il luogo perfetto per ospitare le sue opere.
Un percorso capace di catapultare lo spettatore in un mondo parallelo, incantevole per il suo estro e la sua iconica narrazione, e di fargli scoprire – o riscoprire – i personaggi della produzione di Tim Burton.
Alessia Alloesio