E infine è avvenuto. Nella progressiva ritirata dalle aspettative e dai favoleggiamenti bambineschi e bambocciosi, il calciomercato è rimasto l’ultima landa dei sogni.
Del terreno aperto, boscoso e carezzevole, non ha più nulla e, a dirla in sincerità, mai l’ha avuto. Oggi, a togliersi gli occhialini sbagliati, appare più come una vasca degli squali, estremamente profonda e da cui ci si sporge con le dovute accortezze, stupendosi delle cifre elefantiache.
Ma agli appassionati occasionalmente sportivi, compresi i torinesi, questo importa nulla. C’è il gagno interiore da alimentare. S’aspetta fiduciosi che la dirigenza di Torino e Juventus, portino a casa il colpo, ancor meglio se era quello atteso. Dalla platea spiaggicola in cui mi trovavo, pareva assai chiaro che la star del mercato fosse Koopmeiners e così non solo è stato ma l’ha tirata talmente alla lunga che la trattativa ha rispettato i migliori canoni dei romanzi sportivi: speranze, liti e cessione del calciatore.
L’Atalanta ha fatto l’azienda come doveva essere ed ha lasciato partire il centrocampista olandese dopo il suo secondo, terzo certificato medico valido per non allenarsi. Non è stato gratificante ma il risultato, il ragazzo, l’ha ottenuto, raggiungendo inoltre un significativo numero di nuovi innesti che hanno reso l’estate dei tifosi juventini decisamente appagante, tanto per citare: Thuram (secondo figliolo di Lilian), Cabal, Di Gregorio, Douglas Luiz, F.Conceicao, Nico Gonzalez, Kalulu. Dimentico giovanissimi promossi in prima squadra e già efficaci, e chi ancora non è stato aggiunto alla lista. Dev’essere bello esser Thiago Motta, anche lui allenatore nuovo di zecca.
Giuntoli dorme assai poco. Chiesa lo sa e difatti se ne è andato a Liverpool. L’ufficio rimpianti però è ancora in ferie. E non è voluto, giuro, l’attacco sul Torino, da sempre, con Cairo, dotato di prudenza e rivendite d’un certo peso, anche a sfregio del “bambino interiore” granata appartato nel cuore dei tifosi (Bellanova l’ultimo). Ma, va detto, ma!
Ho sempre sostenuto l’ottimismo a discapito di un certo malessere, dissertando di mondo granata. La squadra ha sostenuto un calciomercato senza bagliori ma, a quanto pare dalle prime uscite, di sostanza. Anche qui allenatore nuovissimo, Paolo Vanoli. Juric era giunto alla consunzione. Peccato, continuo a pensarlo. Poteva andar meglio. Male, comunque, non è proprio andata. Dicevamo, calciomercato: Pedersen, Borsa Sosa, Saul Coco. I cognomi non aiutano ma dalle prime occhiate, il beniamino è Ché Adams, scozzese di origini inglesi, attaccante pratico, uomo assist, goleador abbastanza affezionato.
Non ha faticato a diventare riconoscibile e nelle prime giornate ha collezionato numeri utili a permettere alla dirigenza di far valere l’ipotesi che siano di occhi validi. I più tignosi potrebbero aversene a male. Il nome, quello da richiamo, come suggerito, non c’è. Quello, in sostanza, del solito gagno acquattato e con il pallone in mano, pronto a lagnarsi delle speranze infrante. Una manciata di tifosi continua a sperare che Urbano Cairo e tutta la dirigenza se ne vadano. Sempre e con una costanza che hanno del fanatico. In bocca al lupo. Per ora nulla di muove. Comunque sia, siamo al buono. Mentre scrivo il calciomercato si è fatto stringente e se anche avessi scritto in seguito, probabilmente il sentimento non avrebbe subito mutazioni. È stata un estate calciofila come a Torino non se ne vedevano da un po’. Merito di entrambe.
Aspettative: Juventus, dicono piazzamento champions, tradotto campionato, ed il resto, se il destino vorrà… e non andiamo oltre. Torino, previsione dei tifosi foschissima, da tempestata, zona di bassa classifica, realismo vuole che potrebbero stare ad insidiare le zone alte (con quel centrocampo si può ben fare) e se il pallone è benedetto, anche portarsi nei primi sette posti. Sarò matto io oppure è il solito bambinello che fa le bizze.
Alessio Moitre