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La nuova proposta espositiva del Museo Nazionale della Montagna è un viaggio alla scoperta dell’Italia postbellica attraverso le illustrazioni delle copertine di una delle riviste più popolari, dove la montagna diventa luogo di “evasione”: Grand Hotel.
La mostra L’Italia di Grand Hotel, Il sogno e la Montagna, curata da Silvio Saffirio – che resterà visitabile fino al 19 aprile 2015 nelle sale del  Museo Nazionale della Montagna del CAI-Torino al Monte dei Cappuccini, a Torino –, riunisce oltre 70 copertine. Dai primi numeri ad un’ampia selezione di quelle con soggetto montano. Si tratta di pezzi appartenenti alle collezioni del Museo stesso.
“Grand Hôtel” si definisce «settimanale di letture illustrate», dapprima disegnate e, in un secondo tempo, fotografate: i fotoromanzi. Due artisti definirono la linea d’immagine della rivista: Walter Molino e Giulio Bertoletti; a loro se ne affiancarono altri con minore assiduità. Non fu un periodico “femminile” nel senso tipico. Secondo una delle indagini sulla lettura dei periodici effettuata nel 1958, circa il 25 per cento dei lettori erano maschi (raggiungeranno nei tardi anni Settanta circa un terzo del totale), con perfino una sorprendente piccola quota di imprenditori. E andando a caccia di altri luoghi comuni da sfatare, vien bene precisare che “Grand Hôtel” non ebbe diffusione prevalente in campagna, al Sud e in aree socialmente marginali. Della sua tiratura da capogiro che raggiunse 1.200.000 copie, la diffusione maggiore fu al Nord, nelle aree di maggior sviluppo e potere d’acquisto. Con prevalenza dei giovanissimi e della popolazione operaia con scolarità medio-bassa. In questo quadro trova ampio spazio un nuovo sogno, poter trascorrere la vacanza, al mare o ai monti, con prevalenza di quest’ultimi.
Col secondo dopoguerra la montagna si “democratizza”, divenendo accessibile a molti. Sci, bastoncini, slitte, piccozze, scarponi e camicie a scacchi – che puntualmente compaiono anche sulle copertine di “Grand Hôtel” –, si trasformano in simboli di un mondo di sogno. Le sciate domenicali, le comitive organizzate, le serate al calore della fiamma, col necessario complemento di cori, animano quella gioventù desiderosa di vita. Erano quelli i giovani dei tardi anni ’40 e degli anni ’50, usciti dai rifugi antiaerei, dagli incubi del grande conflitto e dalla stretta della fame. Erano piaceri semplici, ma non per questo meno pervasivi. Il senso della libertà, l’inizio della speranza. La montagna offriva spazi e inebriamento di aria pura. Era un sogno ma anche una promessa a portata di mano.

Un volume, edito dal Museomontagna nella collana Cahier – 96 pagine, illustrazioni a colori, in vendita a Euro 15,00, riunisce tutti i “pezzi” della mostra, introdotti e commentati dal curatore Silvio Saffirio e dall’attuale direttore di “Grand Hôtel” Orio Buffo.
Emozioni ormai un po’ fuori dal tempo, soffermandosi ad ammirare le coloratissime copertine  viene spontaneo ricordare che sono una pagina di storia nazionale. 

 

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