In queste settimane in cui dovunque leggiamo e scriviamo #iorestoacasa – perché rimanere nel proprio domicilio è indispensabile per contenere gli effetti dell’epidemia di coronavirus – c’è chi a casa non può stare, semplicemente perché una casa non ce l’ha: sono le persone senza dimora. A loro è destinata una campagna per la raccolta di fondi, a cui si può partecipare collegandosi al sito https://www.eppela.com/it/projects/27317-io-non-posso-restare-a-casa-come-devo-fare
La campagna – che la Città metropolitana di Torino sostiene e rilancia – è stata aperta dalla Federazione Italiana Organismi per le Persone senza Dimora-fio.PSD che a Torino conta tra i suoi soci anche il Comune, la Caritas diocesana e diverse cooperative; li supporta Eppelà, una realtà che si occupa di crowdfunding e che si è messa a disposizione gratuitamente per raccogliere fondi destinati all’acquisto di materiali utili per affrontare l’emergenza sanitaria (mascherine, tute, termometri…) e al supporto dei presidi sanitari.
Come scrivono gli organizzatori, “con l’emergenza coronavirus, i senza dimora vivono una situazione rischiosa per loro e per tutti. Non chiudiamo i Servizi, aiutiamoli!”.
È nell’interesse di tutti consentire anche ai più fragili il rispetto delle misure sanitarie in vigore, facendo in modo che nessuno debba rimanere per strada senza supporto o controllo.
Per saperne di più abbiamo fatto qualche verifica, contattando coloro che si occupano di queste tematiche da moltissimo tempo.
Il Sermig, Arsenale della Pace, ci risponde con le parole della sua Vicepresidente Rosanna Tabasso.
Ci racconta che la grande struttura fondata nel 1964 da Ernesto Olivero si è attivata già da qualche settimana per garantire accoglienza rispettando le norme per difendersi dal virus. Continua a garantire la mensa, i dormitori, ma soprattutto ha organizzato riunioni con i volontari e le persone seguite per informare, spiegare cosa fare, mettendo a disposizione igienizzanti, termometri e mascherine. Ha consigliato trovando risposta affermativa, a molte donne di rimanere preso la sede, circa 40, per non esporsi a possibili contagi.
Più difficile da attuare con gli uomini, nonostante ciò il momento di particolare difficoltà è stato ben percepito. Una delle difficoltà che riscontrano è sui, volontari, molti in età considerata critica. All’interno è stato allestito un piccolo presidio dove medici volontari fanno controlli e danno disposizioni per eventuali patologie. Il lavoro di significato e presenza dell’Arsenale prosegue restando fedele al suo mandato.
Stessa situazione agli Asili Notturni di via Ormea. Qui Sergio Rosso che li coordina da tempo, ci informa che le porte continuano a rimanere aperte e ad offrire un rifugio per la notte e un servizio di pasti elargiti con 6 turni per 25 persone alla volta per non affollare la sala mensa. Oltre a fornire un sacchetto con pasti freddi per le moltissime persone che qui vengono a chiedere aiuto. Il protocollo per il virus è stato adottato sin dal primo giorno con tutte le contromisure idonee.
Gli asili Notturni Umberto I sono il centro di assistenza per i senzatetto dal 1886. All’interno volontari specializzati offrono cure mediche e odontoiatriche oggi causa la situazione di emergenza sono chiuse.
Il Comune di Torino, interpellato sull’argomento, risponde che sta mantenendo i servizi già in essere e c’è una valutazione indirizzata ad aumentare gli interventi e le forme di aiuto per i senza dimora.
Questa piccola finestra aperta su alcune importanti realtà che operano per le fasce più deboli della società conferma Torino e i suoi cittadini costanti e presenti anche quando il gioco si fa più duro del solito, non smettono di giocare ma sanno affrontare con ragione e cuore le emergenze.