Nel ricordo di Peppino…
9 maggio 1978: Peppino Impastato viene ucciso dalla mafia a Cinisi (Palermo). Il mandante? Gaetano Badalamenti, boss storico dei clan siciliani, riconosciuto colpevole e condannato all’ergastolo l’11 aprile 2002.
Peppino Impastato aveva trent’anni, un programma di punta “Onda Pazza”su Radio Aut (la radio libera fondata a Cinisi nel 1977) e tanta voglia di denunciare gli atti illeciti della mafia e la sua collusione con la politica. Un giovane audace, intraprendente, sicuramente consapevole dei rischi e dei pericoli che avrebbe incontrato, inamovibile, impavido.
Peppino ha voluto promuovere e difendere la legalità e la giustizia. E in parte è riuscito nel suo intento, ma perdendo la vita, barbaramente ucciso, dilaniato dall’esplosione di una carica di tritolo.
A quarant’anni dalla sua morte ricordarlo non basta. Si può fare di più: proporlo alle giovani generazioni come testimone della verità, interprete di un periodo scomodo della nostra storia italiana. Un omicidio che ancora oggi fa discutere per la crudeltà dell’azione, per le personalità coinvolte, per la gravità del reato.
L’Istituto di Istruzione Superiore “Ettore Majorana” di Moncalieri gli ha intitolato il nuovo Auditorium.
Da alcuni anni – afferma il Dirigente Scolastico Gianni Oliva – la nostra scuola collabora con Libera, l’Associazione di don Luigi Ciotti, nell’ambito del percorso di Alternanza Scuola-Lavoro. Dedicare il nuovo Auditorium a Peppino Impastato, interamente ristrutturato grazie al contributo dei genitori, significa ricordare la tenacia e l’impegno quotidiano di un giovane che ha saputo promuovere la giustizia sociale, la tutela dei diritti, la ricerca della verità.
Ospiti di eccezione l’ex-Magistrato e Procuratore – Capo Gian Carlo Caselli, e il fratello di Peppino, Giovanni Impastato.
Gli studenti hanno ascoltato la vera storia, direttamente dai protagonisti di quegli anni, una storia complicata, dimenticata, ripresa, analizzata attraverso nuovi rapporti investigativi, confessioni, stravolgimenti, accuse. Gian Carlo Caselli ha raccontato la sua esperienza di uomo e di giudice, le molte difficoltà incontrate, le sofferenze e i sacrifici anche della sua famiglia e dei membri della sua scorta, i soprusi del tempo, le ingiustizie, le lunghe investigazioni e il valore della giustizia e del bene comune.
Un resoconto dettagliato di quegli anni, quasi un processo alla storia e alla memoria. Ricordare Peppino– afferma il fratello Giovanni, giornalista e attivista antimafia – significa evidenziare la sua passione civile e la sua coscienza critica, la sua lotta senza sosta contro l’attività mafiosa siciliana. Uccidendolo i mafiosi hanno amplificato la sua voce.
Avere voce per parlare: questo il messaggio lasciato agli studenti del Majorana, voce per parlare ed orecchi per ascoltare. La storia insegna sempre e ogni singola azione di protesta per la difesa dei diritti civili e della legalità, per la giustizia e la libertà fa la differenza. Quarant’anni fa Peppino venne ucciso nella più completa omertà, sociale e civile. Oggi è ricordato per il suo impegno sociale e civile, in tutta Italia, attraverso le associazioni e le manifestazioni antimafia e di protesta.
Intitolare un Auditorium quale luogo di incontro e di cultura a Peppino Impastato vuol dire promuovere il pensiero e l’impegno personale delle nuove generazioni, veri protagonisti della civiltà e del cambiamento.
E i ragazzi si sono messi in gioco da subito, con uno spettacolo serale per i genitori: Il Gruppo Teatrale Magarìa Teatro, diretto dal Prof. Fabrizio Nocilla ha portato in scena Il silenzio di Elettra. In questa rivisitazione teatrale – afferma Fabrizio Nocilla – Elettra è una metafora del dramma familiare; è la misteriosa icona di una potenza interiore agghiacciante, che diventa vittima e vendicatore, due ruoli contrapposti e inquietanti, due ruoli verosimili del nostro tempo. Ben collegata, quindi, alla storia personale di Peppe Impastato e alla sua funzione civica.
Maria Giovanna Iannizzi