Intervista a Paola Zini, Presidente del Consorzio “La Venaria Reale”
Quando si dice il destino. Da studentessa in Economia e Commercio, che da Torre Pellice si era trasferita a Torino per studiare e condivideva la stanza con una coetanea aspirante architetto, la quale le aveva “attaccato” la passione per l’arte, tanto da farle decidere di assistere come uditrice nel tempo libero a lezioni sul tema, Paola Zini non immaginava forse che, a distanza di qualche lustro e dopo un percorso di tutto rispetto, si sarebbe ritrovata alla Presidenza del Consorzio “La Venaria Reale”.
L’ente, per intenderci, che ha permesso di far scoprire all’Italia e al mondo l’omonima Reggia e che oggi, a distanza di quasi otto anni, si occupa della promozione, valorizzazione e gestione del monumento sabaudo, dei suoi Giardini, ma anche del Borgo Castello de La Mandria e della Villa dei Laghi.
E che in questi giorni incassa il grande successo della mostra intitolata “Raffaello, il sole delle arti”, che nel solo primo weekend di programmazione ha superato i tremila visitatori.
Entrata in carica a fine gennaio scorso, la Presidente Zini non se la sente ancora di fare un bilancio vero e proprio. «Attenderei l’anno» dice con un pizzico di scaramanzia. Zini, in effetti, raccoglie un’eredità importante. «Ho assunto il ruolo –afferma- con grande stima per il grande lavoro svolto dai miei predecessori nel mettere in piedi un modello gestionale assolutamente innovativo nel panorama nazionale, che può e deve ancora stupire, grazie ad enormi potenzialità che possono metterlo in grado di dare in futuro il meglio di sé». In effetti, si può a buon diritto parlare del “caso” Reggia come uno di quei rari esempi di «sinergia politica», rammenta Zini, tra forze diverse, che negli anni si sono rimboccate le maniche affinché il complesso, che fino a una ventina di anni fa, prima che un gruppo di infaticabili volontari per primo ci mettesse il naso dentro, era la meta del nascondino dei piccoli venariesi o, peggio, dei predoni di marmo e pietra, tornasse agli antichi fasti.
Erano gli anni in cui, a lume di torcia, i cittadini di Venaria trascinavano in piena notte nella Reale l’allora Ministro Valter Veltroni, che si inventava il gioco del lotto dedicato alla Reggia che diede via ai restauri prima del maxi-finanziamento da parte dell’Unione Europea.
Erano i tempi in cui l’attuale sindaco del capoluogo torinese Piero Fassino, allora deputato del collegio, rimaneva ad ammirare col naso all’insù la Reggia ferita e con il presidente della Regione e avversario politico dell’epoca, Enzo Ghigo, decidevano di puntare insieme sulla rinascita del “castello”, come lo chiamavano i venariesi.
Qualche lustro è passato, la Reggia è ritornata all’onore del mondo in grande stile ma, a giudicare dall’entusiasmo della Zini, pare proprio che il bello debba ancora venire. La Presidente è pronta a raccogliere la sfida, senza temere possibili ostacoli derivanti «da una struttura –ricorda- che per dimensioni e per essere ancora un’esperienza recente, risulta per forza di cose ancora fragile e va consolidata, proseguendo sulla strada già tracciata da chi mi ha preceduta». E sulla carta i numeri sembra ci siano tutti per fare un ottimo lavoro. Nonostante la giovane età, infatti, Paola Zini, classe ’74, vanta in effetti un curriculum di tutto rispetto.
Professionista nel campo dell’ideazione e realizzazione di progetti culturali per imprese e istituzioni pubbliche e private, tra il 2000 e il 2006 ha lavorato al “Piano Strategico Torino Internazionale”, primo piano urbano di sistema in Italia e nel 2008 ha diretto Torino 2008 World Design Capital.
È inoltre docente in Management degli Eventi Culturali per il Master in Turismo presso l’Università di Torino. «Non si può prescindere –sostiene la Presidente – dal costruire meccanismi e situazioni che valgano non solo per il momento presente ma anche per il futuro. Occorre fare riflessioni di lungo respiro». In questa ottica, Zini si propone di portare a termine, attraverso una precisa analisi da cui far scaturire le linee strategiche, il lavoro, già intrapreso negli anni passati, di elaborazione di un Piano Strategico quinquennale «che –precisa- potrebbe anche essere allargato ad altri soggetti».
In pole position, quale new entry sul piano sinergico, la città di Venaria Reale, che ospita la Reggia ma non ha attualmente diritto di voto all’interno del Consorzio, ed il Comune di Torino, che si appresta ad entrarvi. «La Reggia è destinata a non fermarsi mai –prosegue Zini-. Si propone di essere una Reggia dei contemporanei, aperta al godimento di tutti come monumento, ma anche un luogo vitale, come era del resto la sua antica vocazione di luogo di “caccia e di piacere”, che supera la staticità e si rinnova in continuazione, in modo da rappresentare sempre un’esperienza nuova ad ogni visita e da far venir voglia al visitatore di tornare, nella consapevolezza che vivrà sempre in un’atmosfera diversa».
E a quanti arricciano il naso rispetto a eventi ospitati all’interno del complesso, come la recente “Nuit Royale”, ballo in costume organizzato da un’agenzia privata, che molti giudicano manifestazioni di cattivo gusto e irrispettose dei turisti, implicando peraltro la chiusura anticipata del monumento, Zini replica che «suddividere in “bello” e “brutto” non è a mio avviso un modo corretto di valutare. La Reggia –aggiunge- vuole essere aperta a varie tipologie di manifestazioni, perciò occorre porsi piuttosto nell’ottica di valutare se questi eventi rappresentino opportunità in grado di dare visibilità al monumento e soprattutto di invogliare i partecipanti a tornare nella veste di turisti».
E che dire dei Giardini? La Presidente ha da poco incassato i complimenti della sua omonima presso la Reggia di Versailles, in Francia, rispetto alla quale, non dimentichiamolo, il progetto della Reggia di Venaria fece da modello secoli fa. «Anche all’estero –dichiara Zini- mettono in rilievo come il mix tra giardino classico e contaminazioni contemporanee sia un unicum di prestigio». E non esclude, come già accaduto in passato con la call internazionale di giovani artisti per il progetto H.O.P.E, che i Giardini tornino ad essere sede di mostre estemporanee di scultura. E con tutto questo da fare, dove trova il tempo la Presidente per coltivare e accrescere la propria formazione? «Credo –conclude- che questo impegno sia un ulteriore stimolo per continuare a migliorare le mie competenze.
Oramai –confessa- per deformazione, quando vado in giro per l’Italia a vedere una mostra o un monumento che mi interessa, avendo l’occhio ben allenato, non posso fare a meno di captare tutti i possibili spunti e domandarmi se siano replicabili anche qui» .
Barbara Virga