Una lodevole iniziativa dal nome anglofono: “I love Torèt”.
Si tratta di sensibilizzare i nostri amministratori e la dirigenza della SMAT, la società che cura la distribuzione dell’acqua potabile in Torino e dintorni, sul mantenimento e la cura di quelle fontanelle di ghisa, verdi, con la testa del toro che sputa l’acqua fresca agli angoli delle vie o nei giardini della nostra bella città.
Tutti possiamo prenderne parte. Basta visitare il sito internet “www.ilovetoret.it” ed adottare uno o più “Torét”. Gratuitamente. Sì, avete capito bene: non costa niente. Incredibile, vero? Sembra impossibile al giorno d’oggi trovare qualcosa che costi niente, ma è proprio così.
Si può scegliere su una mappa interattiva di Torino, sulla quale sono segnalati i più di ottocento torèt presenti in città, si possono inviare fotografie o racconti, si può segnalare se un torèt è stato rimosso o danneggiato.
Per chi adotta il suo primo torèt c’è pure in regalo un diploma, una spilla ed un adesivo.
Chi ne avesse piacere può recarsi a visitare la sede dell’associazione presso il Cortile del Maglio, in via Andreis 18/16. Si possono trovare tanti “gadgets” interessanti: magliette, tazzine e così via. Mauro Allione, “factotum” di “I love Torèt”, vi accoglierà con il suo contagioso entusiasmo.
Nel frattempo propongo di leggere alcune brevi riflessioni che mio padre Remo aveva stilato una quindicina di anni fa, ricordando un torèt di via Mercadante che già allora era stato tolto dalla sua collocazione originale, “Ciao, Torèt!”:
“Scrivendo queste righe non nutro rimpianti né nostalgie, ma nel mio animo lievita una marea di ricordi che fioriscono sul lungo sentiero percorso all’ombra del campanile di Monterosa.
Quello che oggi è un grande Istituto Salesiano, centro di aggregazione per i giovani della Barriera di Milano, con scuola, cinema, teatro, campi sportivi e palestra, per noi bambini ed adolescenti di tanti anni fa non era solo l’“Oratorio”, ma era anche televisione, play-station, computer, discoteca… e scuola di vita.
I confini dell’Oratorio allora erano delimitati dal campo di calcio, dal vecchio teatro che sorgeva dove ora si trova la sala “Don Martano” e dall’altra parte dalla Chiesa, con, al posto della moderna Cappellina, il locale adibito a scuola di musica per banda e fanfarina.
All’angolo estremo, sulla via Mercadante, proprio dove ora c’è la rampa di accesso alla nuova autorimessa, esisteva un cancello d’entrata al cortile. Lì vicino, sul marciapiede, un caro, indimenticato “torèt”, la classica fontanella verde con la testa di toro, che ornava tanti angoli della nostra Torino.
Era un punto di riferimento. Era il nostro bar, la nostra doccia, perché al termine di ogni partita di calcio, estate o inverno che fosse, era al “torèt” che grossolanamente ci si ripuliva.
In caso di incidente di gioco, poi, si correva subito al “torèt”, che con la sua acqua, sempre freschissima e pulita, lavava il sangue e leniva il dolore delle escoriazioni e delle botte subite.
Chi abitava nelle vicinanze, specialmente d’estate, usava l’acqua del “torèt”. «È più fresca!» dicevano «Viene direttamente dal Pian della Mussa!». Portava a chi difficilmente poteva spostarsi dalla Barriera, un sorso di purezza, una boccata dell’aria dei nostri monti.
Che peccato: da tanti anni, ormai, hanno tolto tanti dei “torèt” della nostra Torino.
Ciao, “torèt”! Oggi frigoriferi e congelatori cercano di imitarti, ma non potranno certo suscitare nei giovani d’oggi l’affetto per gli oggetti d’un tempo, cari come tutti i ricordi che ci riportano ai tempi della nostra gioventù.”
Gianni Marietta