A Torino, come in altre 100 città italiane, domenica 5 ottobre, le “Sentinelle in piedi” hanno organizzato una veglia contro il ddl Scalfarotto. Tensioni, urla e insulti in piazza Carignano.
L’epoca degli “-ismo” – dogmatismo, fascismo, comunismo, laicismo – non sembra essere finita e ancora “-ismo” continua a fare rima con fanatismo. Nel 2014, però, possiamo coniare un nuovo termine e aggiungerlo alla lista: il “sentinellismo”. Ormai da circa un anno, infatti, sono attive le “Sentinelle in Piedi”, gruppo che si definisce <apartitico e aconfessionale, a difesa della libertà d’espressione e per la tutela della famiglia naturale>.
A suscitare l’indignazione di chi “vigila su quanto accade nella società” è stato il Decreto Scalfarotto contro l’omofobia e la transfobia, del luglio 2013. La proposta è di estendere la legge Mancino-Reale del 1975 anche alle discriminazioni fondate sull’orientamento essuale o sull’identità di genere. L’idea non è piaciuta però a questi presunti nuovi paladini della società, che l’hanno considerata <liberticida e incostituzionale>; un vero e proprio attacco alla libertà di pensiero. <Il nostro ordinamento giuridico punisce già qualunque atto di aggressione e la nostra Costituzione tutela già tutte le persone in quanto tali – si legge sul sito – e la legge Scalfarotto, non specificando che cosa si intende per reato d’omofobia, rischia di essere pericolosa.
<Chiunque difenda pubblicamente la famiglia naturale, esprima parere contrario al matrimonio tra persone dello stesso sesso e all’adozione da parte di coppie omosessuali potrebbe essere denunciato>. Sul modello dei Veilleurs debout francesi, le Sentinelle sono scese in piazza, a Torino e in altre 100 città italiane, domenica 5 ottobre, in piedi, in silenzio, per un’ora, leggendo un libro. Tra loro il Consigliere Regionale di Fratelli D’Italia, Maurizio Marrone, e l’immancabile ormai ex assessore regionale alla gioventù per il PDL, Giampiero Leo. Da subito tensioni, urla e insulti hanno popolato piazza Carignano.
La veglia è stata contestata da alcune centinaia di contro manifestanti, che, gridando “Vergogna, vergogna, vergogna, vergogna” hanno accompagnato la lettura delle sentinelle. Slogan come <La Torino che vale la pena di tenere è questa qua>, <La piazza non vi vuole, andate via>, <Via, via, fascismo e omofobia>; sporadiche urla come <Spero che i vostri figli nascano gay e si suicidino>, <Crescete i bambini come gli jiahidisti>, sono partite da quella folla che si è presentata come “contro ogni forma di odio, per l’amore libero verso tutti”. Difficile capire chi sia caduto nella provocazione di chi, ma quello che è certo è che domenica, in piazza, la libertà d’espressione non era presente. Chi da un lato, chi dall’altro, cieco nella convinzione d’aver raggiunto la verità assoluta.
Qualche contro manifestante, forse forte dell’esperienza data dall’età, visti i toni sempre più alti e qualche attacco alle forze dell’ordine, ha cercato di “democratizzare” i compagni più giovani, ma come in ogni folla che si rispetti dai tumulti di San Martino del 1628 ad oggi, è stato tacciato di “anzianità e reazionarietà”. Difficile trovare un “vincitore”, anche solo morale, di questa giornata. Sicuramente le Sentinelle, che senza battere ciglio hanno continuato a leggere imperterrite nonostante gli improperi, sono tornate a casa rinfrancate nelle loro convinzioni; sicuramente i contro manifestanti, dopo aver “conquistato” con il permesso della Polizia piazza Carignano, si sono sentiti soddisfatti del loro operato in difesa della libertà (individuale, collettiva, personale, morale, fisica, naturale, civile, giuridica).
Forse qualche “vero vincitore” c’è stato: da un lato e dall’altro. Un ragazzino, probabilmente sotto i 18 anni, maglietta verde e pantaloncini corti, che nonostante gli inviti “allettanti” <Ragiona con la tua testa, unisciti a noi, cretino!>, non si è scomposto per tutta l’ora. “Indottrinato” o meno dai genitori ha fatto una scelta; quella di non unirsi alla maggioranza, di non rispondere alle provocazioni.
Una ragazzina, 15 anni, con lo zaino di scuola sulle spalle, che al termine della manifestazione mi rilascia una dichiarazione: <Sono venuta qui oggi con le mie amiche perché sono contro qualsiasi forma di odio e di intolleranza. Credo nella libertà d’opinione e d’amore. Purtroppo dalla nostra parte qualcuno si è fatto prendere la mano e i toni si sono alzati. Credo che la causa sia la rabbia, l’esasperazione di molte persone>.