Un conto è sfiorare il sapere in modo superficiale, un altro è conoscere davvero le cose.
Fabio Ghiberti è un bravo e schivo avvocato di Torino, tra le qualità che lascia trasparire come fosse una negligenza, c’è il dono della scrittura. A questa inclinazione ha fatto seguire la pubblicazione di un libro utile, coraggioso e unico. Unico come il nome in codice del protagonista di cui Ghiberti ha raccolto e sistematizzato il corso di una vita non comune.
Unico era il nome de battaille di Mario Mori. Generale dei Carabinieri che ha attraversato da protagonista quarant’anni di storia italiana. Non la migliore. Dal terrorismo al sequestro Moro, all’omicidio dalla Chiesa, dando vita ai Ros, fino all’arresto di Totò Riina e le successive vicende giudiziarie per cui è stato implicato e infine pienamente assolto.
Titolato semplicemente M.M. edito da La nave di Teseo, merita pagina dopo pagina ascoltare il racconto di Mori per seguire il susseguirsi dei fatti, delle conseguenze, degli attori coinvolti e accorgersi di come il punto di vista cambi la lettura e la prospettiva degli eventi. E qualche salto sulla sedia lo elargisce senza infingimenti.
Il libro è pregiato da una prefazione di Giovanni Negri, già segretario del Partito Radicale, scrittore e oggi imprenditore, cui abbiamo rivolto qualche domanda.
La storia italica a seconda di chi la racconta assume motivi nuovi e rilevanti di interesse e curiosità. Eppure è raro trovare chi avendo vissuto i fatti li racconti. Quali i motivi ?
Prima eravamo solo un Paese che legge poco : tecnicamente, lo stato con meno lettori abituali in Europa. Poi ha fatto irruzione un altro aspetto: un degrado del giornalismo che appare irreversibile , la perdita di amore per la professione unitamente a una crisi dell’editoria che sconta la fine o la profonda difficoltà anche dell’assistenzialismo pubblico. Di qui le domande spontanee di ogni potenziale autore : scrivere per chi ? scrivere dove ? scrivere per la storia e per la gloria ? In sintesi : scrivere perché ?
Nella tua prefazione al libro evidenzi uno dei temi più drammatici di questo paese. La mala giustizia e l’ingiusta carcerazione di persone innocenti. La tua esperienza politica che tipo di risposta suggerisce per capirne le motivazioni.
Il nodo gordiano è uno solo : la pubblica irresponsabilità di chi fa mala giustizia , di norma accompagnata e gonfiata da mala informazione. Lo squilibrio di potere dell’ultimo trentennio, a tutto vantaggio della cosiddetta magistratura associata , ha dilatato oltre ogni limite l’abuso. Centinaia di sedicenti “eroi togati del popolo” hanno fatto impunemente carriera sulle spalle di troppi innocenti. Il risultato, disastroso, consiste nella perdita verticale di credibilità della Giustizia.
Quale è la migliore lezione che possiamo trarre da questo libro? Cosa ci dice di questo paese e cosa continua a rimanere inaccessibile, sfuggente, invisibile.
I casi alla Mori e alla Tortora infliggono una lezione amara: questo è il Paese che divora i Migliori. Lasciamo stare le sofferenze e le ingiustizie individuali patite da queste vittime di una Giustizia politicante, ideologica, intrallazzona , costruttrice di teoremi incapaci di resistere alla prima seria indagine (regolarmente non fatta). Il punto è un altro: quanti altri Totò Riina avrebbe potuto arrestare il generale Mori non fosse stato sgambettato e abbattuto dall’orda dei maxiprocessi finiti nel nulla ? Quanti libri, inchieste giornalistiche, campagne civili avrebbe potuto animare Enzo Tortora non fosse stato inchiodato al banco degli imputati del maxiprocesso di Napoli? Sono queste le domande sconcertanti che nessuno sembra volere porre e alle quali nessuno vuole rispondere .
L’apertura degli archivi di Stato reputi debba diventare obbligatoria?
In un Paese senza regole e senza certezza del diritto il termine “obbligatorio” fa sorridere . E’ come l’esercizio dell’azione penale, in teoria del tutto obbligatorio, in pratica del tutto arbitrario. A nuovi obblighi corrisponderebbero nuovi sotterfugi , in un crescendo bizantino nel quale sarebbero ancora più confuse le responsabilità e indistinti i ruoli. Non penso che statuendo nuovi obblighi si possa venire a capo di molto.