L’Atelier dell’Errore nasce nel 2002 su iniziativa dell’artista Luca Santiago Mora come laboratorio di Arti Visive per i bambini seguiti dalla Neuropsichiatria Infantile dell’AUSL di Reggio Emilia, con la finalità terapeutica di promuovere “l’accettazione del sé, soprattutto in relazione agli altri”.
Da 14 anni in Atelier vigono due regole ben precise: la gomma da cancellare non può essere utilizzata – perché l’errore è un valore – e l’unico soggetto contemplato per il lavoro dei ragazzi sono gli animali, considerati come figure ancestrali e organismi viventi estranei a ogni tradizionale ordine di classificazione scientifica. I disegni incarnano certamente le ansie e i timori dei propri autori, ma ancor più il loro bisogno di protezione e il loro desiderio di riscatto: le opere dell’Atelier nascono da un’esigenza di rassicurazione, di acquisizione di autostima e dalla necessità di creare efficaci scambi relazionali. I disegni quindi sono spesso il frutto di un lavoro collettivo, che attiva una produzione artistica di tipo partecipato in cui emergono il senso del processo e la scoperta dell’altro (n.d.r. opera d’arte sociale).
Proprio per la sua vocazione artistica l’Atelier dell’Errore ha preso parte a numerose esposizioni e manifestazioni di arte contemporanea in Italia e all’estero, spesso con il sostegno della Collezione Maramotti e Max Mara che, quali partners lungimiranti (dal 2007 apre al pubblico Collezione Maramotti una straordinaria collezione di arte contemporanea nella sede storica della nota casa di moda Max Mara di Reggio Emilia), hanno sposato la mission del progetto.
L’Atelier partecipa anche nel 2014 al Concorso Internazionale Edward 6, Art in Disability, vincendo con Giulia Zini il Premio Internazionale Quadriennale a cura di Augustinum Stiftung e Buchheim Museum di Monaco di Baviera. L’anno successivo allestisce la mostra Uomini come Cibo (presentata a Milano in occasione di EXPO 2015, in collaborazione con Collezione Maramotti e Max Mara), che capovolge la tematica di ‘nutrire il pianeta’, proponendo un bestiario fantastico di creature che si cibano di uomini.
Tra i più recenti interventi site-specific, ricordiamo l’installazione luminosa Lo Zoo di luce va in città, esposta nell’ambito della consolidata rassegna torinese di Luci d’artista nel dicembre 2015, sviluppata in collaborazione con l’Associazione Arteco di Torino.
A quest’ultima si deve – con il progetto Mai Visti e Altre Storie – un coraggioso percorso di sensibilizzazione nei confronti dell’espressività “irregolare”, con l’avvio di una profonda riflessione critica sulla permeabilità dei confini tra arte outsider e pratiche artistiche contemporanee riconosciute, tra normalità e marginalità, tra salute e malattia, nell’intento di focalizzare l’attenzione sull’arte e sulla cultura come beni da condividere e valorizzare.
Nell’intento di proseguire queste collaborazioni in ambito artistico il 4 ottobre scorso, durante l’importante settimana artistica di Frieze Art Fair, l’Atelier dell’Errore approda a Londra, presso la Moretti Fine Art, con la mostra The Guardian Animals + other invisible beings, visitabile fino al 2 novembre prossimo.
Moretti Fine Art è un importante riferimento internazionale per il collezionismo d’arte antica (n.d.r. dal 3 al 6 novembre prossimo la galleria sarà presente a Flashback, manifestazione torinese dedicata proprio all’arte antica e moderna) che si è dimostrato anche un sensibile interlocutore per le tematiche sociali. Lo conferma il fatto che proprio il gallerista, Fabrizio Moretti, ha di recente inaugurato in Toscana, a Prato, l’omonima Fondazione, impegnata a favorire percorsi di recupero funzionale e sociale dei portatori di disabilità psichica, fisica e sensoriale.
Il progetto espositivo londinese presso Moretti Fine Art, realizzato ancora una volta in collaborazione con Collezione Maramotti e Max Mara, prevede una selezione di disegni dei ragazzi dell’Atelier posti in dialogo con opere classiche, ad evidenziare come alcuni archetipi universali attraversino la storia dell’arte senza vincoli di tempo e di luogo.
La mostra si articola su due nuclei creativi interconnessi. Il primo si evidenzia come una rilettura in chiave entomologica dell’iconografia classica dei sette vizi capitali – matita bianca su fondo nero, utilizzata per la prima volta dai ragazzi dell’Atelier – posta a confronto, per contrasto non solo formale, con il dipinto trecentesco di Andrea de Bartoli, che rappresenta, su fondo oro, la fulgida immagine dell’Arcangelo Michele.
Questi esseri immaginari, ma dall’elegante sinuosità, sono stati ideati e realizzati dai ragazzi dell’Atelier dell’Errore BIG, alta scuola di specializzazione e formazione nell’ambito delle Arti Visive nata grazie al supporto della Collezione Maramotti. Si tratta di un percorso dedicato a coloro che hanno frequentato per molti anni l’Atelier dell’Errore e che, compiuti i 18 anni, non avrebbero più la possibilità di proseguire l’attività nella stessa struttura.
Il secondo nucleo è costituito da alcuni grandi disegni su fondo bianco, dalle sagome irregolari e in cornice, giustapposti a due opere classiche: una piccola tavola lignea di Luca Signorelli raffigurante Sant’Antonio Abate, protettore degli animali, e il tondo seicentesco di Carlo Dolci, l’Angelo Custode, entrambi intesi come paradigmi cognitivi dell’attitudine sociale ed educativa dell’Atelier, guida e riferimento per i più deboli.
La video-installazione The Fairy Queen – realizzata per la rassegna Contemporary 8 nel monastero di Sant’Agata del Carmine a Bergamo, con gli artisti Berlinde De Bruyckere, Evgeny Antufiev ed Etienne Chambaud nell’estate del 2015 – introduce l’esposizione: una danza sciamanica eseguita da una delle ragazze dell’Atelier, invita lo spettatore all’interno di un viaggio emozionale e immaginifico.
Sempre in tema di “arti irregolari”, il 6 ottobre scorso, presso l’Istituto Italiano di Cultura di Londra, si è tenuto anche l’incontro Notice to Voyagers / The Guardian Animals durante il quale Arturo Galansino, Direttore di Palazzo Strozzi a Firenze, e Massimiliano Gioni, Direttore Artistico del New Museum di New York hanno dialogato con grande partecipazione sulla pratica dell’Atelier, moderati da Marco Belpoliti, scrittore, critico e curatore del volume Atlante di zoologia profetica – Corraini Edizioni. Questa eccellente pubblicazione, concepita in occasione della mostra Uomini come Cibo, si presenta come opera letteraria che documenta, con tavole dei lavori dei ragazzi e contributi multidisciplinari sull’arte, l’eccezionalità della produzione dell’Atelier.
Mostruosi animali antropofagi e storie inventate sono il risultato di un lavoro costante e profondo dettato dall’urgenza di esprimere un sentimento, uno stato d’animo. L’esito di forte impatto estetico non è per nulla respingente e coinvolge il fruitore in un percorso multisensoriale e visionario. “l’Atlante di zoologia profetica annuncia un regno, quello animale, che non conosciamo o che, da adulti, non ricordiamo più.” – spiega Marco Belpoliti.
“[…] L’opera d’arte degli autodidatti rende più esplicita la destabilizzazione delle categorie che è alla base di ciascuna opera d’arte. Assimilare le opere d’arte “maggiori” a quelle “minori” può restituire all’arte la sua forza dirompente e critica – sottolinea Massimiliano Gioni. […] In questi disegni e testi dell’Atelier dell’Errore ho visto creature dell’immaginazione: esseri la cui esistenza metteva in subbuglio qualsiasi tassonomia e classificazione. Non so se si tratti di opere d’arte né so se siano belle o meno, ma so che è proprio la messa in crisi di queste definizioni che cerco nelle immagini…so anche che sono immagini d’amore, e questo credo basti”.
Anche Bianca Tosatti, critica d’arte esperta di arte irregolare, ha parole di elogio per l’atelier: “Ho scelto di scrivere alcune note sugli animali dell’Atelier dell’Errore che vivono in mare e si cibano di uomini. Da tempo infatti sento l’eco di un responso nelle rivelazioni che mi vengono fornite dalle opere cosiddette irregolari e che lavorano nelle coscienze, senza vincoli di consenso o di opportunismo linguistico. […]
Per secoli l’uomo ha tentato di sottrarsi all’angoscia di perdere la propria identità, di cambiare improvvisamente forma, di smarrirsi nel caos della natura primordiale, dimenticando che ogni corpo è cibo per l’altro: gli animali dell’Atelier dell’Errore non considerano l’uomo come un essere superiore, ma propongono l’idea che non esistano fra i viventi confini precisi, fra ciò che ha coscienza e ciò che non ne ha, tra corpo e corpo, tra io e animale. Questo in fondo mi consola: anche la divinità ha usato prendere le sembianze di un alimento. Ed è stata comunione.”
Dal 2011 l’Atelier, grazie alla volontà dei genitori dei bambini coinvolti nel progetto, si è costituito nella forma di una Onlus con l’obiettivo di proporre la propria esperienza in realtà analoghe in Italia, ed in effetti nel 2013 è stata inaugurata la stessa iniziativa anche a Bergamo, sempre al servizio del reparto di Neuropsichiatria Infantile dell’ospedale cittadino.
Infine, risulta notevole il progetto sostenuto da Max Mara: la realizzazione di una serie limitata di shopping bag che raffigurano le interpretazioni dei sette vizi capitali, proprio ad opera dell’Atelier dell’Errore Big. Durante il periodo della mostra The Guardian Animals + other invisible beings sarà possibile acquistare questi accessori presso il negozio Max Mara di Londra al numero 21 di Old Bond Street e il ricavato della vendita sarà devoluto alle attività dell’Atelier. Una volta di più, arte e moda possono lavorare in sinergia contribuendo alla divulgazione e valorizzazione di tematiche sociali sensibili.