Ogni anno, lo IAAD, Istituto d’arte applicata e design di Torino, università a gestione privata, organizza il TURIN DESIGN WORKSHOP, un sistema di workshop sinergici organizzati a febbraio fra il I e il II semestre.
ll tema del workshop di quest’anno, svoltosi tra il 15 e il 19 febbraio e giunto alla settima edizione, ha preso spunto dall’opera dell’urbanista inglese Charles Landry The Art of City Making. La città creativa, concetto da lui coniato nei tardi anni ’80, è divenuto nel tempo un modello condiviso per ripensare la pianificazione e la gestione delle città, in contrapposizione al modello dello urban engineering, che si concentra esclusivamente sulle infrastrutture fisiche. L’infrastruttura creativa, al contrario, è felice connubio tra gli elementi materiali e le dinamiche umane di un luogo, le sue connessioni e relazioni, la sua atmosfera, al fine di assumere un fondamento etico utile alla comunità.
Considerate queste premesse, sono stati sviluppati otto workshop con cui gli studenti, coordinati da docenti e visiting professor, sono tornati a lavorare con e per il territorio, misurandosi non con una tesi astratta ma con un esempio concreto: il quartiere Aurora. Già al centro di molti interventi, in primis la sede IAAD progettata da Cino Zucchi e il nuovo centro direzionale Lavazza, l’area del quartiere, con delibera approvata a fine novembre 2015 dalla Giunta Comunale, sarà oggetto di un nuovo progetto di riqualificazione urbana.
Tra i risultati più interessanti, Abitare le fabbriche, condotto da Matteo Robiglio e Daniele Campobenedetto, si propone di progettare utilizzi alternativi dell’area Ex Nebiolo con progetti di case-studio, laboratori polifunzionali, abitazioni trasformiste; per Luce!, a cura di Walter Nicolino, gli studenti sono stati invitati a soffermarsi su cinque differenti temi riguardanti il quartiere: l’ecologia dell’acqua, l’ecologia del verde, l’ecologia degli spazi pubblici, l’ecologia degli edifici, l’ecologia dei flussi. Il tutto con lo scopo di generare interventi dove la luce artificiale si possa integrare con la forma urbana e la vita della comunità locale, in special modo di notte, con proposte suggestive, dall’illuminazione del fiume Dora alla creazione di grandi lavagne digitali con informazioni di pubblica utilità. Visionario il progetto Un lido sulla dora, a cura di Subhash Mukerjee e Michele Bonino che prevede di potenziare il rapporto tra il quartiere e il fiume Dora, immaginando un oggetto “alieno”, piccolo, resiliente, ripetibile, progettato per vivere sul fiume e per facilitare la relazione tra i cittadini e l’acqua: una palafitta, una chiatta, un ponte ma anche una spiaggia, un promontorio, un’isola…
In occasione dei risultati del workshop, abbiamo incontrato Laura Milani: nata a Torino, classe 1972, dal 2000 è direttrice dello IAAD di cui è anche socio di maggioranza. Nel 2012 IAAD ha stretto una accordo con Écoles de Condé, con sede a Parigi, leader in Francia tra gli istituti privati legati all’insegnamento del design e delle arti applicate.
D: Lei è certamente l’anima dello IAAD, che dirige da sedici anni: ci racconta in breve le tappe salienti che hanno portato questa scuola di alta specializzazione a ricoprire un ruolo leader nella formazione nel campo del design in Italia e all’Estero?
R. Sono stata prima studente dello IAAD a cui ho voluto iscrivermi (sostenendo i costi per mia scelta) mentre frequentavo Architettura, poi docente e infine direttrice dal 2000, e oggi anche socia di maggioranza. Per me lo IAAD, così come è oggi, è stata la realizzazione di una “visione” che avevo in mente, un progetto che andava a coprire un vuoto nel panorama dell’istruzione, ovvero portare l’insegnamento del design ad altissimi livelli con la collaborazione fattiva di aziende e insegnanti di grande esperienza per realizzare nuove professionalità che potessero contribuire concretamente al benessere della comunità. Dal 2013 il MIUR– ministero per l’Istruzione, l’Università e la Ricerca – ha equiparato la qualifica di IAAD alla laurea triennale, e questo è stato certamente un riconoscimento importante per tutti noi, per il nostro lavoro e l’impegno che abbiamo dimostrato nella ricerca costante della qualità dell’insegnamento. Oggi lo IAAD è, a livello legale, equiparata ad un’università italiana, a livello europeo i titoli di studio sono già riconosciuti già dal 2005.
D: Quali sono le percentuali di ingresso di studenti che trovano lavoro dopo la laurea IAAD?
R: Il 90% per cento degli studenti laureati allo IAAD trova lavoro nel primo anno dalla laurea, grazie alla continua collaborazione con 100 aziende partners (numero che va aumentando ogni anno) che da subito partecipano alla crescita e all’inserimento nel mondo del lavoro dei nostri studenti, 30 all’anno per ogni corso con ingresso a numero chiuso e test d’ammissione: perché il design non è un hobby di lusso, ma una scelta ponderata, è una professione che richiede prima di tutto passione autentica e non avere paura di spendersi a 360°: noi vogliamo studenti bravi, motivati, non abbiamo interesse al fuori corso (al massimo si può andare due anni fuori dal piano di studi); abbiamo messo a disposizione diverse borse di studio per incentivare i più meritevoli.
D: La collaborazione con Italdesign Giugiaro, già stretta da alcuni anni, si arricchisce di un fatto inedito quanto prestigioso: Giorgetto Giugiaro è appena stato designato Presidente e Maestro del Dipartimento di Transportation Design. Ci può raccontare come è nata questa collaborazione che ha portato un grande maestro a scegliere la via dell’insegnamento?
R: Glielo ho semplicemente chiesto! Scherzi a parte, Giugiaro ha accettato subito con entusiasmo perché si è trovato in un momento in cui aveva allentato (e non di molto) i suoi impegni e l’idea dell’insegnamento era sempre stata nelle sue corde; inoltre è un ottimo comunicatore e ama molto il confronto con gli studenti. Collaboriamo con Italdesign da molti anni, mi è sembrato naturale proporglielo, e lui ha subito dato la sua disponibilità. Per lo IAAD è davvero un grande arricchimento.
D: Cos’è il design per lei, se potesse individuarlo in una battuta?
R: Design è cultura contemporanea
D: C’è un libro che maggiormente l’ha influenzata /colpita?
R: Non c’è un unico titolo, l’aggiornamento e la lettura sono ovviamente fondamentali, ma la conoscenza a cui penso io è quella che si costruisce collezionando esperienze e traendone insegnamento nel tempo, è quella sensibilità a cui accennavo prima, fatta di curiosità, attenzione, voglia di apprendere.
D: Nel 2014 IAAD attiva la prima edizione del Corso di Diploma Accademico in “Textile and fashion design”: Qual è il suo rapporto con la moda? personalmente
R: La moda è importante come fenomeno contemporaneo e come sbocco professionale, ma con essa posso dire di avere un rapporto equilibrato, la seguo e scelgo in base al mio gusto ma non sono una fashion addict, non seguo una griffe in particolare; se parliamo di colori ho una predilezione per il blu notte (n.d.r., durante l’intervista indossa una elegante blusa blu con maniche in voile a pois e gonna blu)
D: Il prossimo anno inaugurerà la nuova sede di Bologna, che andrà ad affiancare Torino e Parigi: cosa si augura per il futuro dello IAAD?
R: Bologna sarà un ampiamento ideale di Torino che certamente porterà ancora nuova energia: auguro allo IAAD di continuare così, la soddisfazione e l’entusiasmo dei nostri studenti è il nostro primo biglietto da visita.