Le maschere culturali di Omar Galliani splendono nelle sale della galleria Manzoni di Torino per questo Omaggio al grande artista.

Era il 1664 quando a seguito di una tempesta nel Cumberland, Inghilterra, precisamente a Borrowdale, si scoprì un enorme giacimento di grafite purissima. Fu quella la genesi di quella cosa, che universalmente conosciamo come matita. La grafite, utilizzata inizialmente per segnare il bestiame, divenne strumento di scrittura grazie a due italiani, Simonio e Lyndiana Bernacotti che ebbero l’intuizione di inserire uno strato di  sottile grafite all’interno di un cilindro di legno di pioppo.
Da allora la grafite, dal greco γράϕειν “scrivere”, è stata lo strumento principe del disegno, ed a oggi non ha per nulla perduto il suo charme. Soprattutto se a stringerla tra le dita è uno dei più acclarati artisti italiani: Omar Galliani.
Nato nel 1954 a Montecchio Emilia è conosciuto e apprezzato tanto in Italia quanto all’estero, e fittissimo è il numero di mostre, premi, riconoscimenti che Galliani ha ricevuto.
Esitanti, imperscrutabili, riservate, inaccessibili e segrete sono le giovani donne ritratte nelle molte opere presenti in questa mostra; realizzate con la maestria di sempre in cui l’uso della grafite su legno, apparentemente un mezzo semplice, obbliga ad uno sguardo concentrato, profondo. L’economia del mezzo, essenziale nella sua  sobrietà, privato di cromie riesce, a dispetto delle strategie  contemporanee a comunicare moltissimo, ad entrare subito in empatia con lo spettatore. 
Omar Galliani sa essere un vero architrave culturale, unisce i lembi della storia dell’arte, e come pochissimi traccia una innegabile liasion tra l’arte antica, rinascimentale, e l’arte contemporanea. 

Coinvolge il pubblico con la foltezza lussureggiante del dettaglio, gl’impasta lo sguardo nella calma oleosa di una sostanza persistente e scura, lo trascina in quella protratta confidenza notturna in cui si annebbiano sfolgoranti bagliori di luce.
Osservando il disegno di questi emblemi di raffinata femminilità, questi ritratti di tangibili fantasmi senza tempo ne epoca dai volti perfetti, non possiamo esimerci dal soffermarci con stupita intensità; vorremmo attirare la loro attenzione, catturare i loro sguardi. Probabilmente rispondono solo allo sguardo di qualcun altro, qualcuno che le conosce e magari le ha fatte sorridere. Forse concedono questo privilegio solo all’artista che le ha create.  La malia di questi quadri è che sanno suscitare immediata affezione, non solo per il volto rappresentato, ma per la proiezione inconscia di una donna reale, come se memoria e fantasia si unissero in un topos ideale, come se camminando per strada la potessimo incontrare, la vedessimo davvero.
E’ sufficientemente provato che il viso degli altri influenza il nostro umore, i volti possono influenzare i pensieri, i ricordi, le sensazioni. Le opere di Galliani toccano la nostra mente, la accarezzano, diveniamo testimoni della sua sfera immaginativa. Uno spazio potenziale tra noi e ciò che vediamo, perché la la percezione può essere sia attiva che creativa, coinvolti intellettualmente ed emotivamente, consciamente ed inconsciamente in dialogo.
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Accogliamo il suo mondo, l’imprimatur, la sua idea di grandiosità, ne subiamo la suggestione.
Ciò che colpisce all’istante dei suoi disegni, delle sue immagini soffuse, non è il realismo o il naturalismo, ma esattamente l’opposto, lo riconosciamo non perché è dipinto ma per il modo in cui è dipinto. Sentire un’opera d’arte è sempre una forma di riconoscimento. Risponde a qualcosa che, dentro di noi, sentiamo come vero, una sorta di incantesimo intellettuale.
Ma senza dubbio alcuno, la bellezza, è la sua magia più vera.

Grafica MANZONI di Antonio Fas

via A. Manzoni, 27/G

10122 – Torino

orario mattino 9,30 – 13,00

pomeriggio 15,30 – 19,30

Lunedì mattina chiuso

 Tel e Fax 011-545051

e-mail: graficamanzoni@gmail.com

www.graficamanzoni.it

 

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