Le prime sono dietro l’angolo: 2026. La più lontana nel 2034. Dieci anni contrassegnati da una serie di opere che cambieranno il volto e forse anche marcia a Torino. C’è di tutto, compresi alcuni grandi sogni rimasti a lungo nel cassetto. A poche settimane ormai dalla fine dell’anno vale la pena sfogliare questo album sulla Torino che verrà.

2026, la Casa del libro sotto le navate di Nervi

Progettato da Pier Luigi Nervi tra il 1947 e il 1953, il complesso architettonico di Torino Esposizioni avrà una seconda vita. Dall’estate del 2026 diventerà un polo culturale con al centro la nuova Biblioteca civica centrale e il riqualificato Teatro Nuovo che restituirà a Torino un grande palcoscenico. Il cantiere, aperto nell’estate 2023 con le bonifiche dall’amianto e la messa in sicurezza ora procede spedito: i lavori interessano i Padiglioni 2 e 4, riconoscibili per la caratteristica cupola in travi curve intrecciate, un marchio di Nervi. Qui, una volta completati, troverà spazio la nuova Biblioteca civica centrale che si ispira alle moderne «public library» europee. Nel livello più basso laboratori e aule didattiche, mentre al piano terra e nelle balconate spazio alle librerie e alle sale per consultare i volumi (680mila), sotto le iconiche arcate. In tutto 20 mila metri quadrati dedicati al libro.

Ecco come sarà la Biblioteca centrale nell’ex sede di Torino Esposizioni

2026, il ritorno dei battelli sul Po

«La navigazione sul Po» è il progetto che a dieci anni dall’affondamento di Valentina e Valentino segnerà il ritorno dei battelli sul fiume. I cantieri sono già all’opera e i finanziamenti legati al Pnrr dovrebbero garantire il rispetto della consegna tra un anno e mezzo. Spesa: 11,5 milioni. Si è partiti dal ripristino e dall’adeguamento dei cinque attracchi lungo i 7,5 chilometri di navigazione: i Murazzi, il Borgo Medievale, Italia 61, Vallere e il borgo Navile nel comune di Moncalieri. Parallelamente si sta realizzando sulla sponda destra del fiume, a monte della passerella Maratona, la darsena. Muratori e carpentieri lavorano anche tra le arcate dei Murazzi per quella che forse è la parte più innovativa: il River Center. Sarà creato un tunnel unico che collegherà i sette ex-magazzini, uniti da pavimenti galleggianti sull’acqua: uno spazio di 450 metri quadrati nei suggestivi e storici Murazzi per «un nuovo centro di aggregazione urbana, sociale e comunitaria».

Il rendering della nuova darsena sul Po

2028, la rinascita della Cavallerizza

Il progetto per la rinascita della Cavallerizza reale, patrimonio Unesco nel centro di Torino, a pochi passi dalla Mole e da piazza Castello, indica il 2028 come fine dei lavori che sotto la regia dell’architetto Cino Zucchi trasformeranno il complesso di Casa Savoia in un nuovo, moderno hub polifunzionale. Vengono infatti rinnovati tutti gli spazi esistenti: il Cortile dell’Università a sud con nuovi spazi per ricerca e laboratori, nuove aule studio e residenze universitarie temporanee. La Cavallerizza Alfierana diventerà una sala polivalente per teatro, eventi e spettacoli in grado di ospitare fino a 800 persone. Le Scuderie verranno convertite in spazi espositivi e museali. Le Pagliere in una nuova serra progettuale, dove troverà spazio anche l’Acceleratore delle Competenze. L’Ala Mosca ospiterà tra le altre cose la nuova sede della Fondazione della Compagnia di Sanpaolo, primo azionista di Intesa-Sanpaolo, sviluppata su sei livelli. E poi bistrot, lounge-bar, librerie, terrazzi panoramici. In realtà le Pagliere dovrebbero essere pronte già nella prima metà del 2026 e nello stesso anno dovrebbe esserci il trasloco della Compagnia nella nuova sede.

Il Polo delle Arti alla Cavallerizzza

2028, la Cittadella dell’aerospazio per una nuova vocazione

Una volta completata la Cittadella dell’Aerospazio punterà a diventare il simbolo della nuova vocazione manifatturiera di Torino. Secondo la Regione accadrà nel 2028, con la piena operatività del progetto. Un progetto da 42 milioni di euro per realizzare un luogo in cui l’eccellenza tecnologica e industriale si affianca al mondo accademico per creare un ecosistema che rappresenti per il Piemonte il volano verso la competitività internazionale. Nel complesso confluiranno anche molti dei player dell’aeronautica e dello spazio presenti a Torino. E poi laboratori e infrastrutture per la ricerca e il trasferimento tecnologico gestiti dal Politenico (10mila mq), spazi e servizi per l’innovazione rivolti alle imprese, incubatori per start-up (16 mila mq). Perché il progetto – nato dalla collaborazione tra Politecnico, Regione e Camera di commercio con Leonardo – punta innanzitutto a collegare l’accademia alle piccole e medie imprese e alle startup.

Un rendering del Politecnico presenta il grande complesso di corso Marche

2030, Il primo pezzo del Parco della salute

La famosa posa della prima pietra, bonifiche permettendo, ci sarà verso la fine del 2025. E la conclusione dei lavori è prevista, con un po’ di ottimismo, per il 2030. Quando sarà completato il Parco della Salute – nel quartiere Lingotto, accanto al Grattacielo della Regione – comprenderà un ospedale da 1.040 posti letto, un incubatore per imprese della ricerca, un dipartimento di formazione dell’Università, una foresteria per gli studenti e un hotel pensato per pazienti e famigliari. Insomma, Torino avrà quel che aspetta da almeno dieci anni: una struttura sanitaria d’alto livello, direttamente collegata con il mondo della ricerca e della formazione in una sorta di circolo virtuoso, per valorizzare alcune eccellenze e diventare competitiva a livello nazionale. La spesa complessiva supera i seicento milioni tra contributi pubblici e risorse private.  In realtà, tra sei anni, sempre che i tempi siano rispettati, è probabile che sia pronto solo il blocco centrale, quello dell’ospedale.

Il rendering del nuovo ospedale ad alta specializzazione di Torino

2033, il primo metrò sulla linea 2

All’inizio si prospettava l’apertura del cantiere nella seconda metà del 2025 e la conclusione dopo sette anni e mezzo di lavoro. Ora ci si è già orientati verso un più probabile fine 2033 per il primo convoglio sulla seconda linea del metrò di Torino. Con qualche taglio anche sul progetto iniziale a causa dei costi lievitati del 36 per cento. Il primo, il più doloroso, è la rinuncia ad arrivare con la nuova linea fino al Politecnico. La M2 si fermerà a Porta Nuova, salta anche la fermata Pastrengo nel quartiere Crocetta. Una scelta che penalizza non poco gli studenti dell’ateneo. La seconda decisione è stata quella di accorpare una stazione (via quella Cimarosa, prevista tra le fermate Corelli e Bologna) che, peraltro, secondo i progettisti, non sarebbe stata così strategica. Quando mai sarà finita la seconda linea (la prima è ancora un cantiere in corso) misurerà 27 chilometri e attraverso 32 stazioni collegherà l’asse nord-est/sud-ovest della città, attraverso una configurazione ad Y. Con oltre 300 mila passeggeri al giorno.

Il rendering della stazione di corso Giulio Cesare della linea 2 del metrò

2034, l’atteso esordio della Torino-Lione

L’inaugurazione della Torino-Lione slitterà di un anno. Non più la fine del 2032, ma dodici mesi dopo, il 31 dicembre 2033. Cioè quando dalla storica firma a Palazzo Madama tra il premier Giuliano Amato e il presidente francese Jacques Chirac per il via libera all’infrastruttura saranno passati quasi 400 mesi (395 per la precisione) e più di dodici mila giorni. Un’eternità. Non solo: lieviteranno anche i costi dell’opera: da 8,6 miliardi a 11,1 con 6,2 miliardi a carico dell’Italia e 4,9 della Francia, da cui poi bisogna scalare i contributi dell’Unione Europea. E i primi treni ad alta velocità – considerati i collaudi – non transiteranno sotto il nuovo tunnel del Frejus prima del 2034. Fino ad oggi sono stati completati 15 dei 57,5 chilometri della galleria e, complessivamente, secondo l’ultimo aggiornamento, è stato realizzato un quarto dell’opera. Basteranno meno di dieci per finire gli altri tre quarti?

Courtesy Pier Paolo Luciano

Il rendering della stazione di Susa progettata da Kengo Kuma lungo la Torino-Lione