Un Papa tira l’altro.
In questo periodo in tutto il mondo si sta parlando delle possibili e imminenti dimissioni del Papa argentino e il Santo Padre stesso non perde occasione per conversare di questo argomento. Rimangono, quindi, le voci di un’altra rinuncia al Papato e ciò per via di numerose coincidenze.
Prima tra tutte l’operazione a cui il Papa è stato sottoposto circa un anno fa in cui gli hanno rimosso un tratto del colon. Probabilmente a causa di un tumore, dicono i bene informati, anche se nelle ultime interviste Francesco ha dichiarato di saperne nulla e che sono solo “pettegolezzi di corte”.
Oltretutto, il 27 agosto ha in programma di creare ventuno Cardinali di cui sedici elettori al prossimo conclave. A fine agosto, pertanto, saranno ottantatré i cardinali elettori creati dal Papa argentino su centotrentadue che avranno diritto a eleggere il successore di San Pietro. In questo modo il collegio cardinalizio diventa sempre più a immagine e somiglianza di Bergoglio.
A questi eventi si sommano la rinuncia al viaggio in Congo e Sud Sudan previsto dal 2 al 7 luglio scorso a causa del dolore alla gamba destra e il viaggio previsto per il 28 agosto dove il Papa si recherà a L’Aquila per sostare in preghiera innanzi alle spoglie del suo predecessore Papa Celestino V, colui che precedendo Ratzinger ha compiuto il “grande rifiuto”. Anche Benedetto XVI, in effetti, andò – prima delle dimissioni – a trovarne le spoglie e nonostante la Basilica fosse pericolante, aveva posato il pallio sopra la tomba del rinunciatario più famoso.
Le tentazioni di Celestino V sfiorano Papa Francesco ?
Ci aspettiamo dunque che anche Francesco deponga il pallio (o il pastorale) sulla tomba di Celestino? Se questo accadesse, si potrebbe parlare di un presagio e verrebbero avvalorati i rumors riportati dai rotocalchi mondiali che così avrebbero centrato il segno.
D’altro canto, Papa Francesco ha sempre parlato della brevità del suo Pontificato, delimitandolo in un arco temporale di quattro o cinque anni. È ora arrivato al decimo anno, sforando di gran lunga le sue stesse aspettative.
Che cosa potrebbe succedere a Bergoglio se decidesse seriamente di dimettersi? In una delle ultime interviste ha dichiarato: “al momento non ho intenzione di dimettermi”, ma se fosse davvero il caso, ha dichiarato, non seguirebbe l’esempio di Ratzinger. Si farebbe chiamare “Vescovo Emerito di Roma” al posto di “Papa Emerito”, termine che secondo Bergoglio andrebbe delineato meglio. “Se sopravvivo dopo le dimissioni” continua il Papa, “vorrei confessare e andare a vedere i malati”. Non rimarrebbe in Vaticano, non tornerebbe in Argentina, ma vorrebbe restare a Roma in una piccola parrocchia a trascorrere i suoi ultimi giorni come semplice prete. Una semplicità che da sempre lo contraddistingue.
In ogni modo, è possibile che Francesco non menta quando dice che non è ancora arrivato il momento delle dimissioni. Tuttavia, sorprende la naturale spontaneità con cui si parla di dimissioni del Pontefice, come se fosse prassi comune, quando lo stesso Wojtyla affermò che nella chiesa “non c’è posto per un Papa emerito”.
Lo disse a gran voce al chirurgo Fineschi che lo operò all’anca nel 1994 e ripeté questo concetto altre volte dichiarando, fino agli ultimi giorni del suo pontificato, che “dalla croce non si scende”.
Della centralità del papato nella Chiesa cattolica e del primato del Romano Pontefice avremo modo di parlare in altre occasioni, ma una cosa è certa: nel 2025 il Pontefice non sarà più Papa Francesco, ma Papa Giovanni XXIV!
Il Vescovo di Ragusa, infatti, dopo aver invitato Papa Bergoglio nella città siciliana per l’anniversario della fondazione della sua diocesi si è sentito dire da Papa Francesco: “nel 2025 sarà Giovanni XXIV a fare quella visita”.
A questo punto non ci resta che attendere.
Giangiacomo Nichols
G. Nichols è lo scrittore del libro “Il Papa alla sbarra”, per Lisianthus editore.