Nel nostro Paese non è possibile parlare in modo positivo o anche solo propositivo di energia nucleare. Quarantacinque anni fa, con un Referendum, gli italiani votarono per la chiusura delle quattro centrali nucleari allora attive.
La maggioranza fu schiacciante. L’80% degli italiani si dichiarò “no nuke” e io ero tra questi. A determinare il risultato fu, ovviamente, il disastro nucleare di Chernobyl dell’anno prima. A proposito, guardatevi la miniserie “Chernobyl”, prodotta da HBO. Dovreste trovarla sia su Sky Atlantic che su La7.
È passato quasi mezzo secolo da allora e siamo ancora fermi alla “paura di Chernobyl”, alla possibile Apocalisse Nucleare. Come se la ricerca, la tecnologia, il mondo stesso si fossero cristallizzati nell’attimo esatto in cui la centrale sovietica è collassata.
Mi sono sbagliato.
Da tempo, grazie al Prof. Lorenzo Magnea docente di Fisica all’Università di Torino, non sono più un “no nuke”, anzi. Oggi sono convinto (sulla base di solide tesi) che la transizione energetica e l’abbandono delle energie fossili (petrolio, gas e carbone) potrà essere raggiunta entro il 2050 solo se si riaprirà il capitolo nucleare.
Non credo che sole, acqua e vento, che oggi coprono il 30% circa del nostro fabbisogno energetico, saranno mai in grado di produrre tutti i 300.000 Gwh che servono ogni anno all’Italia per funzionare a pieno regime.
Trecentomila a zero. Inutile dire che ogni volta che mi dichiaro favorevole al nucleare volano stracci. Non conta far notare che siamo circondati da nazioni che producono e ci vendono energia nucleare (Francia, Svizzera, Slovenia) e che la Co2 prodotta dalle centrali a gas o carbone, secondo le maggiori organizzazioni ambientaliste, contribuisce a uccidere ogni anno, solo in Europa, almeno 400 mila persone. Quattrocentomila.
A Fukushima nel 2011, l’incidente nucleare causato da un terremoto e uno tsunami le radiazioni fuoriuscite fecero 0 morti. Zero.
Eppure di energia nucleare non si può parlare sebbene sia, dati alla mano, la fonte energetica più sicura a nostra disposizione. Dato che sono testardo, il 3 maggio prossimo, alle ore 19,30, in piazza Statuto 26, a Torino, organizzo un incontro aperto al pubblico con la persona che forse più di ogni altra oggi in Italia si sta battendo perché il dibattito sul nucleare possa almeno riaprirsi: Luca Romano, ovvero l’Avvocato dell’Atomo.
L’avvocato dell’Atomo. Luca Romano è laureato in fisica a Torino, è un divulgatore scientifico e da un paio d’anni si è dato un compito: difendere l’energia nucleare dalla disinformazione.
Ha scritto un libro per Fazi Editore che si intitola appunto “L’Avvocato dell’Atomo“. Una lettura fondamentale per comprendere di cosa stiamo parlando davvero quando parliamo di energia nucleare e di tutto ciò che ne consegue.
Molto seguito sui social, l’Avvocato dell’Atomo in breve tempo è diventato un punto di riferimento per coloro che considerano (come me) il nucleare indispensabile alla transizione ecologica. A fine marzo è stato invitato alla Camera dei Deputati, in audizione nella commissione competente, per illustrare il suo punto di vista su costi energetici, prezzi e opportunità date dal nucleare.
All’incontro seguirà una cena a buffet, preparata da Carla Lassandro di “Cucinare con gioia“. La cena è offerta dall’APS BookPostino. Chi lo desidera potrà fare una donazione liberare all’associazione.
Sante Altizio
La prenotazione è obbligatoria perché i posti sono limitati.
Scrivere a info@bookpostino.it