Less is more. Breve vademecum di sopravvivenza alla pandemia


Splendida domenica in una delle nostre meravigliose valli piemontesi. Decidiamo per una colazione al bar nella piazza del paese così, soffiando una brezza tutt’altro che primaverile, entriamo all’interno e scegliamo il tavolo che più sembra lì per noi.

Qualche minuto per sistemarci ed entrare nell’atmosfera del locale, quando comincio a sentire una voce monotona che snocciola numeri su pandemia, vaccini e compagnia bella. Breve sguardo d’intesa con mio marito e, in men che non si dica, siamo fuori: meglio sfidare un principio di congelamento agli arti che rischiare reazioni scomposte multiple, con probabile indigestione abbinata, la domenica prima delle nove di mattina.


Di questi tempi, se non ci uccide il virus, rischia di ucciderci la depressione. Ma non è obbligatorio, eh.
Adottando qualche piccola precauzione, ne veniamo fuori vivi e pure più forti. Come? È la via della sottrazione, less is more (meno è più). Prima regola: sottrarsi al martellamento di tv, radio, stampa sui dati Covid-19 e suoi corollari.

È fuga dalla realtà? No. È scegliere di porre un limite a quanto sono in grado di reggere. Meno ci esponiamo a certa informazione che inquina il spirito e mente, più conserviamo la naturale sorgente di resistenza interna. Seconda regola di sopravvivenza: sottrarsi alla paura di uscire. La paura diminuisce le difese immunitarie e chiudersi in casa riduce l’esposizione a stimoli atmosferici, ambientali, sociali, relazionali che possono essere prezioso balsamo per il cuore e potente ossigeno per il pensiero. Pertanto, una volta che abbiamo con noi mascherina e sano atteggiamento di prudenza, usciamo.

Terza via: sottrarsi al predominio dell’io. Guardiamoci intorno e prendiamoci cura di ciò che ci circonda: un vicino che è solo, un amico che ha bisogno di una mano, un spazio comune che va pulito. Usciamo dal nostro io per donare un pezzetto di noi a una buona causa. Fare del bene ci fa stare bene nel profondo e non c’è niente di meglio di questo per aumentare la capacità di resistenza a situazioni di stress negativo.
Con tre figli all’università, ho avuto modo di vivere da vicino la solitudine e la sofferenza di molti loro amici che vivono distanti dagli affetti famigliari. In tempo di pandemia acuta, con marito e prole, ci siamo dati una regola: al primo segnale di malessere, costi quel che costi, i ragazzi non vanno lasciati soli. E così è stato. Con un po’ di sana creatività, abbiamo rispettato le regole e sottratto cuori alla tristezza. Less is more.

Mariachiara Martina