Apre venerdì 9 luglio al Museo Ettore Fico la mostra Liberi Tutti! Arte e società in Italia. 1989-2001, a cura di Luca Beatrice e Cristiana Perrella, visitabile negli spazi di Via Cigna 114 sino al 18 ottobre. La mostra si propone come ricognizione degli artisti e delle opere che hanno segnato un decennio del nostro recente passato, qui individuato in un arco temporale più ampio ma particolarmente significativo, dalla caduta del muro di Berlino (9 novembre 1989) al crollo delle torri gemelle a New York (11 settembre 2001), in cui società e cultura hanno conosciuto cambiamenti particolarmente intensi, non ultimo la diffusione a livello mondiale del web e la conseguente rivoluzione dei processi di comunicazione e dei linguaggi e l’adozione della moneta unica europea, tema di scottante attualità.
La mostra, che occupa i due piani della struttura, progettata dall’architetto Alex Cepernich e vincitrice questa settimana del premio “Architetture rivelate” istituito dall’Ordine degli Architetti di Torino, si snoda in un ideale percorso cronologico che prende avvio dalla grande scritta Ah disperata vita in variopinti fiori di stoffa del Madrigale di Mario Dellavedova (1989) sino alla composizione di 24 elementi acrilico su mylar a tema omosessuale di Stefano Arienti (2001). Tra questi due estremi i due curatori hanno selezionato circa 80 opere per 63 artisti, Mario Airò, Stefano Arienti, Massimo Bartolini, Matteo Basilé, Alessandro Bazan, Vanessa Beecroft, Elisabetta Benassi, Simone Berti, Betty Bee, Monica Bonvicini, Botto&Bruno, Paolo Canevari, Monica Carocci, Maurizio Cattelan, Umberto Cavenago, Loris Cecchini, Marco Cingolani, Sarah Ciracì, Roberto Cuoghi, Cuoghi Corsello, Mario Dellavedova, Bruna Esposito, Lara Favaretto, Flavio Favelli, Giovanni Frangi, Giuseppe Gabellone, Stefania Galegati, Daniele Galliano, Angiola Gatti, Francesco Jodice, Massimo Kaufmann, Thorsten Kirchhoff, Luisa Lambri, Armin Linke, Marcello Maloberti, Miltos Manetas, Domenico Mangano, Margherita Manzelli, Eva Marisaldi, Marco Mazzucconi, Marzia Migliora, Liliana Moro, Adrian Paci, Luca Pancrazzi, Perino&Vele, Diego Perrone, Alessandro Pessoli, Cesare Pietroiusti, Cristiano Pintaldi, Paola Pivi, Pierluigi Pusole, Andrea Salvino, Lorenzo Scotto di Luzio, Rudolf Stingel, Grazia Toderi, Tommaso Tozzi, Patrick Tuttofuoco, vedovamazzei, Maurizio Vetrugno, Francesco Vezzoli, Massimo Vitali, Luca Vitone, Sislej Xhafa. Parallelamente si aggiunge un’ampia rassegna video.
Il progetto espositivo nasce come ideale verifica delle tesi avanzate proprio da Luca Beatrice e Cristiana Perrella, che negli anni Novanta pubblicarono due testi di critica “militante”, Nuova Scena (Mondadori, 1994 ) e Nuova Arte Italiana (Castelvecchi, 1998) prime ideali mappatura dei giovani artisti italiani nati tra la fine degli Anni Cinquanta e la fine degli Anni Settanta, individuando una nuova libertà espressiva che scardinava le precedenti classificazioni di Arte Povera e Transavanguardia per una più generale contaminazione tra stili e codici, resa possibile dai nuovi mezzi di comunicazione e da un rivoluzionario modo di fare arte, che proprio a Torino, ma anche a Milano e Bologna, sperimentava connessioni nuove tra letteratura, cinema, arti figurative, musica, rendendo di fatto “liberi tutti” di osare nuovi linguaggi (non a caso il titolo della mostra è un omaggio ad una canzone dei Subsonica del 1999).
La contestualizzazione politica e culturale, taglio deciso dai curatori unitamente al direttore del Museo Andrea Busto, risulta essere l’elemento in più che fa di questa rassegna, già complessa e variegata per quanto riguarda l’espressione figurativa, una vera e propria indagine sociologica raccontata da ampi pannelli distribuiti lungo il percorso espositivo in cui sono evidenziati, anno per anno, gli avvenimenti politici su scala mondiale e le pubblicazioni di film, canzoni, libri usciti sul mercato italiano. Taglio comparativo che ritroviamo nel catalogo che accompagna la mostra (Tai edizioni), ricchissimo di documentazione fotografica di quegli anni, intrigante fermo immagine di un periodo ancora troppo vicino per uno sguardo davvero disincantato ma abbastanza storicizzato per cercare di individuarne gli elementi caratterizzanti e originali.
Si segnalano per particolare forza installativa le Camere d’aria di Paolo Canevari che esprimono una forza zoomorfa di rara intensità, la Lettera di Massimo Kauffman, opera scenografica fatta di elementi evanescenti e oggetti reali, l’installazione Sogno di Periferia dei torinesi Botto&Bruno dove presenza umana e dimensione urbana sono poeticamente evocate, la parete di Francesco Vezzoli con i ricami che lo hanno reso celebre a livello internazionale, l’omaggio a Fausto Coppi My weakness di vedovamazzei e il delizioso Velodream di Patrick Tuttofuoco, progettato nel 2001 e prodotto in 10 esemplari, veicolo a pedali funzionante e, nelle intenzioni dell’artista, attivatore di energia e ottimismo nel futuro, sentimento che, unitamente ad un’inevitabile nostalgia per chi quegli anni li ha vissuti, accompagna il visitatore nell’intero percorso.
Paola Stroppiana