Lingotto Musica.
I grandi spazi vuoti, dai silenziosi soffitti altissimi, dove le luci sfumano nell’ombra e si apre la possibilità di un incantesimo sublime, sono talvolta luoghi colmi di ineffabile, paradossalmente lontani da quella definizione perfetta di Marc Auge, l’antropologo francese: “non-lieu”, non luoghi.
Perfetto per un viaggiatore smarrito, stazione di sosta per un tempo sociale, in cui l’identità sottomette l’anonimato imperante, progettato per assolvere ad un rito tanto essenziale quanto arcaico l’Auditorium di Torino, sotterraneo ipogeo del Lingotto come etrusca caverna è il baricentro di indubbie felicità acustiche.
Sul suo placo trovano casa i concerti della stagione sinfonica di Lingotto Musica e a giorni arriverà la Mahler Chamber Orchestra accompagnata da un violinista d’eccezione, il finlandese Pekka Kuusisto, per precisione venerdì 30 alle ore 20 e 30.
La serata si aprirà con Le tombeau de Couperin di Maurice Ravel, trascrizione dello stesso autore dell’omonima suite pianistica datata 1914. Omaggio di Ravel a Couperin, simbolo di un’età dell’oro della musica francese, fu successivamente orchestrata per la compagnia dei Balletti Svedesi di Rolf de Maré.
A seguire il Concerto per violino e orchestra in re maggiore op. 35 di Pëtr Il’ič Čajkovskij, opera scritta nel 1878 e sin dalla sua prima esecuzione, a Vienna nel 1881, divenuta una delle pagine più amate dal grande pubblico nonostante la tiepida accoglienza della critica dell’epoca; in anni più recenti la sua fortuna ha raggiunto una dimensione che travalica il mondo della musica classica per essere stato il brano protagonista del film “Il concerto” del regista rumeno-francese Radu Mihăileanu.
La conclusione, grandiosa. sarà affidata alla Sinfonia n. 7 in la maggiore op. 92 di Ludwig van Beethoven, composta nel 1812 quasi in contemporanea all’Ottava e a quattro anni di distanza dalla precedente Sinfonia Pastorale.
va ricordato come la sinfonia fu accolta con stupore dai contemporanei per il suo carattere eccentrico, sebbene il celebre Allegretto riscosse sin da subito unanime consenso. Toccherà all’acutezza critica di Wagner capovolgere le ricorrenti censure contro la stravaganza, cogliendo l’essenza di quella ebrezza che freme nell’opera: “questa Sinfonia è l’apoteosi stessa della danza, è la danza nella sua essenza più sublime”.