Conferenza alla Pinacoteca Agnelli dal titolo “Paolo Volponi e l’ossessione del collezionismo” condotta dalla sapiente voce di Marco Vallora oggi, 10 dicembre, alle ore 18 e 30.
Tra i tanti aspetti di Paolo Volponi (Urbino 6 febbraio 1924 – Ancona 23 agosto 1994) scrittore, uomo d’azienda all’Olivetti, uomo politico, senatore della Repubblica Italiana per due legislature, non manca quello di esser stato un valoroso storico dell’arte autodidatta, occhio d’attribuzionista sicuro e collezionista spasmodico (acquisti coraggiosi, cambi frequenti, scambi con altri appassionati e mercanti). L’attività letteraria di Volponi gli valse importanti riconoscimenti: nel 1960 con le Le porte dell’Appennino vinse il Premio Viareggio; è stato uno dei pochi scrittori italiani a vincere per due volte il Premio Strega: nel 1965 con il romanzo La macchina mondiale vince e nel 1989 con Le mosche del capitale.
Una passione davvero bruciante è stata quella per l’arte, che lo ha portato ad avere una collezione assai rilevante di quadri, in parte moderni, Guttuso, Bartolini, Schifano, Barocci, ecc. soprattutto i suoi amici urbinati e marchigiani, ma poi soprattutto la pittura barocca e caravaggesca. La verifica è nella splendida selezione di opere che ha donato al Palazzo Ducale di Urbino, dove è esposta in una sezione a sè, donazione in ricordo del figlio Roberto, morto in un incedente aereo a Cuba.
Marco Vallora racconterà l’ossessiva passione di Volponi collezionista, documentandola grazie alla ricerca minuziosa nel suo epistolario non ancora frequentato nè edito (Volponi dettava le lettere alla segretaria del suo ufficio Olivetti e dunque esistono le copie e anche qualche risposta). Si parlerà del suo rapporto con gli artisti, Guttuso, Schifano, Bartolini, Morlotti, Cucchi, Mattiacci, ecc. ma sopratutto con mercanti e critici, da Longhi a Briganti, da Harold Acton a Zeri, da Volpe a Mahon.
Le sue lettere sono molto vive, molto sincere, talvolta anche molto spettacolari, questo attraversamento nella sua mania di collezionista, al limite della confessione, risulta spesso sorprendente.