Gallimard voleva ripubblicare (in un unico volume dal titolo Écrits polemiques) Bagatelle per un massacro, La scuola dei cadaveri, La Bella rogna, tre testi di Céline che non erano stati più diffusi dopo la fine della Seconda guerra mondiale.
Alla fine, la storica e prestigiosa casa editrice parigina ha dovuto rinunciare al progetto editoriale perché la notizia non è piaciuta affatto alla comunità ebraica: «In un contesto – scrive il prefetto delegato alla lotto contro l’antisemitismo e il razzismo, in cui il flagello antisemita va combattuto con forza, la presentazione al grande pubblico di questi scritti vanno pensate attentamente». Il prefetto conclude che con questa sua missiva ha voluto ricordare all’editore le sue responsabilità.
In effetti, tutta questa censura è davvero agghiacciante e constatiamo che è terribile vivere in una società che ha paura dei libri e delle parole di uno scrittore.
Comunque si voglia giudicare i contenuti degli scritti polemici(ma sarebbe il caso di ricordare, almeno ogni tanto, che si tratta di testi letterari, nei quali la natura metaforica del discorso prevale di gran lunga sui discorsi apparenti), resta il fatto che è impossibile capire il passaggio di Céline dai primi capolavori narrativi (Viaggio al termine della notte, Morte a credito) a quelli della maturità ( Il castello dei rifugiati, Nord) se ci si ostini a prescindere, in base a un’astratta discriminazione ideologica, dalla straordinaria novità stilistica introdotta dalle concitate invettive cui lo scrittore si abbandonò nelle sue pagine rischiose, provocatorie, e laceranti.
Quando Bagatelle per un massacro uscì negli anni 30 fu davvero un fulmine al ciel sereno nella cultura francese. Non si erano ancora placate le polemiche sul pamphlet Mea culpa, in cui Céline smascherava le bugie del comunismo sovietico.Le invettive del grande scrittore francese sono estreme e scomode, ma soprattutto sono letteratura. Penso, soprattutto per questo motivo, che fu un gravissimo errore censurare Bagatelle e chiederne il ritiro dagli scaffali delle librerie.
E lo è ancora di più oggi. Ma l’oscurantismo è duro a morire, forse non morirà mai. I libri non vanno mai proibiti, ma vanno letti, soprattutto quelli degli scrittori liberi e scomodi come Céline.
Lui è ancora qui è dà molto fastidio. Ma d’altronde egli stesso ha scritto e detto:« «Ma quel che voglio prima di tutto è vivere una vita piena di incidenti che spero la provvidenza vorrà mettere sulla mia strada, e non finire come tanti avendo piazzato un solo polo di continuità amorfa su una terra e in una vita di cui non conoscono le svolte che permettono di farsi un’educazione morale – se riuscirò a traversare le grandi crisi che la vita mi riserva, sarò meno disgraziato di un altro perché io voglio conoscere e sapere in una parola io sono orgoglioso – è un difetto? Non lo credo, e mi creerà delle delusioni o forse la Riuscita».
Gallimard ha sbagliato a rinunciare a questo progetto, tradendo di fatto la storica vocazione libertaria della casa editrice, che così facendo si schiera dalla parte dei censori e degli oscurantisti a cui fanno paura gli scrittori e i loro libri.
Nicola Vacca
https://zonadidisagio.wordpress.com/2018/01/12/non-si-oscurano-i-libri-e-nemmeno-celine/