L’ultimo albero
Claudio Gallo, giornalista de La Stampa e scrittore, con “L’ultimo albero”- ed. La Vita Felice, non ha scritto un romanzo, ma un antiromanzo, una storia che trascende la storia e “ricama” la verità, una storia senza storia o con molte storie, che richiamano alla memoria ciò che è stato e ciò che potrebbe essere e sarà: dell’uomo, della vita, del mondo, dell’amore, della fede.
O ciò che non sarà: l’inconsistenza dell’essere. Parlare di un albero – che per l’umanità è l’ultimo, in un momento in cui la realtà “virtuale era diventata la realtà iperreale” significa parlare di un destino senza senso, di una coscienza senza anima, di un cuore senza passione e sentimenti? Oppure significa, forse, parlare di una recondita passione, che riguarda l’amore per la vita e la natura, l’amore per la verità e il mistero?
Dovremmo chiederlo all’autore! Di certo il lettore non rimane indifferente. Pagine e pagine di “suspence” che, attraverso le avventure di un personaggio sconosciuto, disoccupato e scrittore in erba – Giulio Brandon – conducono il lettore in un mondo virtuale, apocalittico e inumano, dove l’uomo “sfida” l’immortalità, la sfiora, la costruisce e la distrugge nella ricerca spasmodica di se stesso e della verità.
Ma non è Giulio quello che “appassiona” e neanche Isabelle, l’amante silenziosa, la killer ribelle e “miscredente” che lo insegue e poi lo segue nelle sue avventure senza sosta. Non è neanche la storia in sé, che potrebbe anche non esserci. Perché il mondo non esiste più, la catastrofe nucleare ha raso al suolo la natura. La vera ragione, forse, che sprona alla lettura è la fatalità. Tutto avviene per caso. In un fatidico tempo futuro – 3020 – in un luogo inaspettato – la metropolitana – con dei personaggi anonimi.
L’anziano Rodolfo Santelmo muore per un malore, ma prima di morire rivela a Giulio un segreto: nel mondo esiste ancora un unico albero che potrebbe salvare l’umanità. E’ quanto mai necessario cercarlo e difenderlo, conservarlo e proteggerlo. Un solo albero. Possibile? Sarà vero? Il narratore esterno – che è il racconto stesso – posiziona il primo tassello del mosaico ed è questo: bisogna crederci e fare di tutto per continuare a crederci, sebbene la sorte avversa suggerisca e dica il contrario. Il resto si snoderà attraverso viaggi avventurosi e pericolosi, personaggi “sinistri” e misteriosi, verità scomode e assurde.
Spie, informatori, dittature, polizie, società esoteriche e gruppi anarchici, e ancora monaci cristiani e credenti musulmani. Tutti avranno una storia da raccontare, un’ originalità da proporre, una via da suggerire. Morti e rinascite si succederanno in un processo senza fine, dal Tamigi all’Himalaya, in un unicuum magico ed esoterico, una vera e propria metafora della vita e della morte. Ciò che rimane è l’inevitabile, ma anche lì una parvenza di ritorno alla vita è possibile ed è l’illuminazione spirituale, la verità interiore, la forza della conoscenza, la speranza di una rinascita. Un ritorno al passato attraverso un viaggio nel futuro quello di Claudio Gallo, che rasenta l’inverosimile… ma non troppo!
Maria Giovanna Iannizzi