Che cos’è l’apprendimento individualizzato? E’ un metodo per formare individui competitivi o persone libere e felici? Che cos’ è diventata oggi la scuola? Che cosa dovrebbe essere? Quale valore dovrebbe avere oggi l’educazione? Ma è davvero un valore?
Sta per iniziare la scuola e molti genitori si sono posti questi quesiti ed altri ancora. Ma quello che sicuramente in parte può risolvere il grande enigma della formazione è uno solo: sono disposto a mettermi in gioco per il bene di mio figlio? Perché dalla risposta che ogni genitore si dà, si deduce la disponibilità ad educare ed essere educato: a collaborare.
La formazione di un individuo è la base di ogni missione umana, di ogni scelta, di ogni opportunità.
Non è cosa di poco conto. Puntare sulla formazione vuol dire valorizzare la competenza e non la competizione, la conoscenza e non l’inutile divulgazione, la sostanza e non la forma: la motivazione individuale e collettiva.
Ultimamente si sta riproponendo in molte scuole italiane il metodo Montessori, un percorso educativo che aiuta il bambino ad esprimere se stesso nel rispetto dei suoi tempi, modi e libertà espressive. Innovativo rispetto al metodo tradizionale, il metodo Montessori considera e accompagna l’intero sviluppo dell’essere umano: dalla nascita alla maturità. L’approccio olistico montessoriano esamina il lavoro di costruzione e di trasformazione dell’individuo nelle diverse fasi della crescita e attraverso tutti i suoi periodi formativi, sensitivi e creativi.
L’educazione – come affermava Maria Montessori, medico, pedagogista e scienziato – non è un solo episodio della vita, ma una forma intrinseca che aiuta l’individuo a crescere e maturare, a scegliere e ragionare, ad esprimere in maniera assertiva la propria personalità.
Il termine educare deriva dal latino educĕre, ex-ducere, portare, condurre fuori. In poche parole: far vedere che cosa l’individuo possiede dentro di sé, esternare i suoi saperi e le sue potenzialità, le sue passioni, desideri, affetti. Sogni. Senza aver paura di sbagliare.
Famoso in tutto il mondo, molto utilizzato in America e Regno Unito, il metodo Montessori è poco valorizzato in Italia. Perché? Se è un ottimo metodo educativo? Non ci sono gli spazi, i materiali e il personale docente non è preparato a questo genere di approccio didattico? In parte è vero. Oppure: le caratteristiche strutturali del sistema nazionale di formazione e istruzione non contemplano l’investimento in competenze-chiavi quali la creatività, l’esercizio del senso critico, l’autovalutazione, l’autodeterminazione?
La scuola italiana utilizza un metodo lineare d’insegnamento, molto nozionistico e poco attento allo sviluppo affettivo dell’individuo. Ultimamente alcuni pedagogisti hanno capito quanto sia importante la sfera emotiva nella costruzione del sapere e della personalità dell’individuo. Si è fatto tanto, ma ancora molto deve essere fatto per migliorare quest’ambito costruttivo della conoscenza, soprattutto nell’adolescente.
Come il bambino anche l’adolescente deve essere educato a lavorare con ordine, precisione, indipendenza. Per diventare ed essere un individuo consapevole, con una forte personalità e un deciso pensiero critico, non collerico o competitivo, socievole e sicuro di sé.
Maria Montessori l’aveva capito più di un secolo fa: “l’educazione comincia dalla nascita“. Il percorso formativo dura per tutta la vita. Capirlo e incentivarlo nella scuola vuol dire migliorare l’interazione sociale, lo stile comportamentale e relazionale, la proattività, la responsabilità, la comprensione e la fiducia in se stessi. E questo dovrebbe essere l’obiettivo finale di ogni percorso formativo. La fiducia in se stessi è un fondamentale requisito di un buon livello di autostima. E questo è il coronamento del metodo Montessori attraverso lo sviluppo della libertà e della responsabilità di scelta. Come possiamo continuare oggi?
Maria Giovanna Iannizzi