Il cielo aveva bisogno di lui, ma noi ci sentiamo orfani…
Ezio Bosso saprà farsi voler bene anche adesso che ci ha lasciato, perché la sua arte musicale non tramonta mai, la sua forte passione per la vita non si esaurirà con la morte fisica. Avremo sempre davanti agli occhi la sua inafferrabile fame di infinito, di dolcezza, di gusto, di bellezza, di gioia.
Sebbene la cagionevole salute e le molti limitazioni fisiche, il grande maestro ci ha lasciato in eredità la musica, le ricche composizioni “fuori tempo” e fuori dal tempo, che commuovono anche i cuori più duri e gli orecchi più sordi. Ci ha lasciato un sogno, sempre possibile, perché reale, perché ogni singola nota suonata e sofferta parla del suo grande amore per l’uomo, l’armonia e la bellezza. E l’amore non ha bisogno del consenso per appropriarsi delle illusioni. Solo chi prova la stessa emozione, conosce il suo valore e la sua eternità.
Vola Ezio Bosso sulle note e attraverso le note, propagando un’eco assoluta e disegnando una danza armonica di dolcezza e di pathos, che introduce al mistero della vita. Ogni suono diventa colore, timbro di emozioni ancestrali e ogni colore trasforma la realtà in un’ipotetica vita felice e festosa, mai scontata e sempre preziosa.
Chi l’ha conosciuto ha apprezzato il musicista, il compositore, il poeta, il sognatore, Ma Ezio Bosso era soprattutto un uomo sofferente ma libero, che si è saputo riscattare attraverso la costanza e la forza della volontà e della passione musicale. Ciò che resta non è solo la sua umanità e la sua musica, ma anche il suo intenso sorriso, sincero, devoto. Unico.
Chi è costretto – come lo è stato lui – ad affrontare i crudeli meccanismi di una malattia, a volte insopportabile perché viziata, capisce che cosa sia una sfida e sa bene che un sorriso generoso e vittorioso -come lo era il suo – non ha prezzo. Questo suo regalo rimane a chi non vuole mollare, a chi ogni giorno continua a sfidare il mondo, le convenzioni e se stesso, a chi, malato, in quel sorriso speranzoso e profondo, vede la forza e la tenacia nella lotta e in qualche modo vede anche la propria vittoria interiore.
Orfani di un sorriso. Ezio Bosso ci ha lasciati.
Magica la sua musica, magica e tenera, sempre pronta ad accogliere l’uomo, a risvegliare la sua meraviglia, a cambiare le carte in gioco ed a proporre una mossa inedita e inaspettata, che risulterà, col tempo, vincente. La musica, dirà in un’intervista, non è solo un linguaggio, ma è una trascendenza e ci insegna la cosa più importante che l’uomo dovrebbe sempre fare: ascoltare.
E si ascolta imparando a leggere anche il silenzio: delle note, della notte, dell’esistenza, della malattia, del dolore. Dell’anima. Per questo la musica trascende, perché porta oltre e diventa un’eterna opportunità.
Con professionalità, tenacia ed ironia – sebbene la sua evidente disabilità – ha sempre messo al primo posto la bravura degli altri e l’universalità del messaggio musicale. Non è da tutti, ma solo di quei grandi uomini che si perdono, di confondono e di fondono con le note dello spartito. E che diventano un tutt’uno con lo strumento.
Ezio Bosso ci lascia il suo sorriso e ci insegna, attraverso la musica e l’ascolto, che tutte le emozioni servono: la rabbia, la paura, la tristezza, la gioia, la vergogna. Servono perché ci difendono e rispondono ad un ineludibile bisogno dell’uomo: quello di accettarsi e di capire che, sebbene tutto, vale la pena vivere ogni giorno per un ideale, un amore, un bene assoluto.
Grande uomo: ci marcherai!
Maria Giovanna Iannizzi